Commozione in corsia

La commovente proposta di matrimonio in ospedale quando il bimbo prematuro viene dimesso

Dopo 4 mesi di terapia intensiva il piccolo torna a casa...e il papà si inginocchia nei corridoi del Gaslini

La commovente proposta di matrimonio in ospedale quando il bimbo prematuro viene dimesso
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Una proposta di matrimonio in corsia ospedaliera: niente di triste, anzi, il degno coronamento dell’amore di due genitori che hanno affrontato la dura prova di un bimbo nato pretermine. Il giorno delle dimissioni del piccolo, dopo mesi di terapia intensiva, finalmente pronto per iniziare la sua vita, anche il gesto commovente. Il giovane papà, proprio nel momento in cui Lorenzo veniva consegnato alla madre dal personale del Gaslini di Genova, si è inginocchiato e le ha chiesto di diventare sua moglie.

La commovente proposta di matrimonio al Gaslini

A raccontare il momento di gioia, dopo mesi di tribolazioni per la sorte del loro bimbo, è l’account ig dell’ospedale stesso:

"Al Gaslini trionfa ancora una volta l’amore...questa volta anche tra mamma e papà! Alcuni giorni fa, in uscita dalla Patologia Neonatale, il papà del piccolo Lorenzo si è inginocchiato davanti a mamma Carmela per farle la tanto attesa proposta. Il loro piccolo, nato ad aprile estremamente pre-termine, si trovava in cura presso il nostro Ospedale. Alla nascita pesava 940 g, ma dopo quattro lunghi mesi e due interventi è stato dimesso la seconda settimana di agosto. La felicità per mamma e papà di poter stringere e portare a casa il piccolo Lorenzo, ora 3.1 kg; a cui inaspettatamente si è sommata quella di un tanto atteso matrimonio."

La proposta

E ancora:

"La magia più bella? Sulle note di Supereroi di Mr. Rain, alla proposta ha partecipato anche il ‘mini’ supereroe Lorenzo, con una coloratissima tutina e le parole “mamma, vuoi sposare il mio papà?”. Buona fortuna a te Lorenzo, e ai tuoi dolcissimi genitori."

Il momento del "sì"

I prematuri e il ruolo (fondamentale) della famiglia

In Italia nascono circa 500mila bambini all’anno, di cui circa il 10% prima delle 37 settimane di gestazione e quindi considerati prematuri. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una sfida per cercare di ridurre le nascite pretermine, stimate circa 15 milioni nel mondo, ma anche e soprattutto la maggiore morbilità e mortalità dei bimbi che nascono prima del termine e vivono nei paesi a basso sviluppo.

In Italia, siamo in una condizione relativamente privilegiata, ma migliorabile: le donne che desiderano una gravidanza possono accedere ad un eccellente livello di assistenza, comparabile e talvolta superiore a quanto avviene in altri paesi ‘industrializzati’. È comunque indispensabile mettere in atto dal punto di vista medico tutto quanto sia possibile per individuare i fattori di rischio causa di nascita prematura come, per esempio, alcune infezioni dell’apparato genitale.

Veniamo alle buone notizie. Negli ultimi 30 anni la neonatologia ha acquisito molte tecniche di cura avanzata, la cultura neonatologica è cresciuta e la morbilità anche a basse età gestazionali è ridotta. Purtuttavia, la prematurità rimane ancora una condizione non fisiologica e a cui porre molta attenzione.  Ad oggi, per esempio, oltre circa l’85% dei nati sotto il peso del chilo e mezzo o sotto le 32 settimane, ricevono prima della nascita una profilassi per indurre la maturazione polmonare, per cui vengono avvantaggiati nello sviluppo dell’apparato respiratorio, uno dei principali punti critici della nascita pretermine.

Sono state acquisite tecniche e conoscenze che permettono ai nati pretermine di continuare il loro percorso maturativo anche al di fuori dell’utero materno. È importante certamente la tecnica, ma anche e soprattutto la cura del neonato (il prendersi cura), per farlo continuare a crescere al di fuori dell’utero materno, curando l’ambiente e gli stimoli sensoriali in modo che siano il più modulati possibili. Per questo si è passati negli ultimi anni dalla sola cura al prendersi cura del nato pretermine, compito per il quale i genitori rivestono un ruolo fondamentale.

Il lieto fine

Ed è proprio in questo quadro che è davvero possibile capire la gioia ma anche la stanchezza (del tutto legittima) di questi due genitori simbolo di tante storie quotidiane che si consumano nel nostro Paese. I genitori sono infatti chiamati, finché il piccolo è in terapia intensiva, a fargli sentire la propria vicinanza quotidiana in un continuo andirivieni dalla struttura ospedaliera. Portarlo finalmente a casa, dopo mesi, segna davvero la fine di un calvario e l’inizio della vita in famiglia.

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