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La classifica dei Paesi più pacifici la fa... l'intelligenza artificiale

L'Italia si piazza al 32esimo posto su 163 Stati presi in analisi.

La classifica dei Paesi più pacifici la fa... l'intelligenza artificiale
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Il dramma dell'invasione russa a danno dell'Ucraina porta a riflettere non soltanto in termini pratici, ma anche in ambito sociologico. E' possibile stabilire un indice di "pacificità" di un Paese? Sì, secondo un team di ricercatori dell’Istituto di scienze e tecnologie dell’informazione (Isti) del Consiglio nazionale delle ricerche e della Scuola Normale Superiore di Pisa e dell’Università di Stoccolma. Nel loro studio, pubblicato su “Epj Data Science”, a fornire la risposta sono i big data e l’Intelligenza artificiale.

Intelligenza artificiale per valutare quanto un Paese è pacifico

Possono le notizie pubblicate sui principali media essere il termometro di quanto sia pacifico un Paese? I ricercatori si sono posti questa domanda, interessante anche in termini predittivi.

L'indice di pace globale (Gpi) di un Paese classifica la qualità della vita di una nazione in base a indicatori come la presenza di conflitti interni, le spese militari in proporzione al Pil, la facilità di accesso alle armi, il numero di detenuti ogni 100mila abitanti.

L’indice è un tentativo di classificare le nazioni in base alla loro “pacificità” e consente di stilare una classifica secondo la quale l’Islanda è il primo Paese, lAfghanistan l’ultimo e l'Italia è al 32esimo posto. Il Gpi viene prodotto su base annuale dall'Institute for Economics and Peace.

Il ruolo dei big data

I ricercatori Vassiliki Voukelatou e Luca Pappalardo, del Cnr-Isti, hanno dimostrato che i nuovi flussi di dati digitali, combinati con le potenzialità dell'intelligenza artificiale, possono rendere queste misurazioni più economiche e frequenti e spiegare quali fattori caratterizzano un Paese pacifico. I ricercatori hanno utilizzato la banca dati del Global database of events location and tone (Gdelt), una piattaforma supportata da Google che raccoglie notizie da 163 Paesi, dimostrando che l’attenzione dei media su determinati argomenti è indicativa del Gpi di un Paese e consente di svelarne, con l’aiuto dell’Intelligenza artificiale, il profilo socioeconomico, politico e militare.

Per fare qualche esempio concreto, l’indice di pace per il Portogallo è determinato principalmente dalle novità che riguardano la cooperazione economica, mentre quello del Pakistan è collegato a notizie riguardanti l’utilizzo di forze militari e carri armati. Per l'Italia valgono soprattutto news su aiuti umanitari, asili politici e disobbedienza alle leggi. Le classifiche stilate sono sempre provvisorie, tant’è che la piattaforma Gdelt si aggiorna quotidianamente, tenendo conto che la società globale sta attraversando una drammatica crisi e una forte instabilità socio-economica e politica con il conflitto Russia-Ucraina.

“Se consideriamo che le spese militari indeboliscono sempre di più i Paesi già dilaniati dalla guerra, per i governi e la comunità internazionale è fondamentale prevedere tempestivamente i cambiamenti nello stato di pace e i fattori che lo stanno determinando”, afferma Voukelatou. “Il database Gdelt e gli strumenti di intelligenza artificiale possono contribuire a più frequenti stime dell'indice di pace globale e dei fattori che lo determinano come le proteste, i conflitti, l’utilizzo di forze armate, gli aiuti umanitari, le sanzioni amministrative e le attività diplomatiche".

L'utilità dello studio

Lo studio, inoltre, può avere anche un utilizzo di prospettiva e cioè può essere di supporto per decisori politici e stakeholder che mirino ad esempio ad investire sulla stabilità dei Paesi.

“Questa ricerca è un passo importante verso uno strumento che consente a ricercatori, a politici e alle società non governative come l'Onu di reagire tempestivamente alla situazione conflittuali di un Paese, attuando politiche adeguate a prevenire effetti negativi sulla società e contribuire efficacemente a una pace duratura”, conclude Pappalardo, coordinatore dello studio.

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