Razionamento del gas nelle case e nelle scuole: cosa succederà quest'inverno
Dai riscaldamenti accesi per meno tempo all'abbassamento delle temperature. E in Europa c'è chi sta molto peggio.
E' una parola che fa paura e che difficilmente pensavamo di sentire applicare: razionamento. E invece oramai dovremo rassegnarci. Da ottobre e per tutto l'inverno dovremo molto probabilmente "tirare la cinghia" sull'utilizzo del gas. Che vuol dire, nella pratica, riscaldamenti accesi più tardi e tenuti a un grado in meno.
Razionamento del gas: le ipotesi al vaglio
Il Governo ci sta pensando. E l'ipotesi sul tavolo è posticipare di una settimana (almeno) l'avvio dell'accensione dei termosifoni, che parte dal 15 ottobre per le regioni del Nord e arriva a dicembre per quelle del Sud. Idem per lo spegnimento, che potrebbe essere anticipato anche qui di almeno sette giorni rispetto al periodo canonico (che va dal 15 marzo al 15 aprile).
Inoltre, si valuta la possibilità di abbassare di un grado le temperature massime consentite e di ridurre anche di un'ora il tempo di utilizzo. Non soltanto negli uffici pubblici, ma anche nelle case private. Anche se qui rimane sempre il classico nodo di chi potrebbe effettivamente effettuare i controlli.
A scuola un giorno in meno?
In questi giorni è poi emersa anche la possibilità di ridurre i giorni di scuola. Un'eventualità che riguarda soltanto coloro che frequentano le lezioni anche al sabato, che dunque potrebbero vedere ridotta la propria settimana in presenza e affrontare il sabato in Dad. Una proposta partita da Verona e che ha suscitato anche parecchie polemiche.
E a noi va già bene...
Si tratta di misure al vaglio, ma sicuramente andrà fatto qualcosa. Perché le previsioni sui costi del gas da qui ai prossimi mesi sono devastanti. Si prevede infatti che le bollette di ottobre saranno praticamente raddoppiate.
Ma a noi va già abbastanza bene rispetto ad altre zone d'Europa. E non solo perché per la posizione geografica dell'Italia possiamo sperare in un inverno più mite rispetto ad altri, ma anche perché per il nostro Paese la Ue ha previsto una riduzione dei consumi del 7%, mentre per altri la cifra è al 15%.
Una situazione che ha portato già Francia e Germania ad assumere - o annunciare - misure drastiche. Ad Hannover, per esempio, le docce pubbliche saranno solo fredde e le fontane spente, mentre a Monaco di Baviera l'acqua calda sarà tolta dagli uffici pubblici.
E non è detto che una situazione del genere non possa riguardare anche noi, se la situazione dovesse peggiorare.
Insomma, dopo averlo maledetto per tutta estate, ci conviene sperare che il caldo prosegua anche quest'inverno...