Intervento storico a Torino: nuova protesi mitralica impiantata a cuore battente
Nuove prospettive per i pazienti che non possono essere sottoposti ad un intervento “a cuore aperto”
Una nuova protesi mitralica transcatetere, di produzione italo-francese, è stata impiantata a cuore battente per la prima volta al mondo, con un intervento eseguito a Torino all'ospedale Molinette. La protesi, chiamata Epygon, si posiziona senza ricorrere alla tradizionale circolazione extracorporea, ossia all'intervento a cuore aperto. È stata ideata nel Bioparco di Colleretto Giacosa (Torino) e sviluppata in Francia.
Innovativa protesi mitrale impiantata per la prima volta a cuore battente
Si chiama Epygon. E’ nata in Canavese ed è stata sviluppata in Francia. Per la prima volta al mondo questa protesi mitralica con design rivoluzionario è stata impiantata con successo a cuore battente a Torino. Come spiega Prima Torino, per posizionare questa protesi non è necessario ricorrere all’intervento a cuore aperto. Si tratta di procedure chiamate “transcatetere”, che vengono effettuate in modo ottimale da parte di gruppi specializzati, chiamati Heart Team.
Questa è la tecnica già applicata in tutto il mondo sulla valvola aortica (TAVI) per pazienti molto anziani o ad alto rischio operatorio. Perché è dunque innovativo applicare lo stesso metodo sulla valvola mitrale? Innanzitutto le fasi dell’invenzione e dello sviluppo sono molto più difficili perché l’anatomia di questa valvola è ben più complessa di quella della valvola aortica. Ma non solo: l’intervento necessita della perfetta collaborazione dell’Heart Team in centri iper-specializzati.
L'intervento
Pochi giorni fa questa nuovissima protesi mitralica transcatetere è stata impiantata per la prima volta al mondo nell’uomo presso il Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino (diretto dal professor Mauro Rinaldi), con il supporto del professor Marco Vola (Direttore della Cardiochirugia universitaria di Lione e consulente per il gruppo AFFLUENT, la società francese che ha sviluppato la protesi). L’intervento è stato eseguito in assoluta prima mondiale dal professor Stefano Salizzoni, coadiuvato dal dottor Michele La Torre e dal dottor Antonio Montefusco. Il fondamentale supporto per le immagini ecografiche è stato fornito dal dottor Gianluca Alunni e dal dottor Alessandro Vairo, afferente alla Cardiologia universitaria (diretta dal professor Gaetano Maria De Ferrari). Il supporto anestesiologico è stato garantito dal dottor Michelangelo Delù.
Per la paziente, una donna di 62 anni che soffriva di una grave forma di insufficienza mitralica, giudicata non trattabile con intervento cardiochirurgico tradizionale per molteplici fattori di rischio, questo intervento - perfettamente riuscito - ha rappresentato l'unica via percorribile. La donna è stata trasferita presso la riabilitazione di Veruno (diretta dal dottor Massimo Pistono), dopo soli 5 giorni di ricovero.
La meraviglia di Epygon
L’idea di Epygon nasce nel bioparco di Colleretto Giacosa (piccolo paese canavesano vicino ad Ivrea) da un gruppo di bioingegneri piemontesi uscito dallo storico gruppo Sorin, leader negli anni ‘80 e ‘90 nel campo delle protesi cardiache biologiche. La francese AFFLUENT Medical ha creduto fin dall’inizio nel progetto e per questo ha investito nello sviluppo di questa protesi rivoluzionaria.
Il processo di ricerca e sviluppo della protesi valvolare è stato tutto condotto in ambito europeo, tra Italia e Francia.
Il dettaglio "a cuore battente"
Il professor Stefano Salizzoni, tra i maggiori esperti mondiali di questo tipo di procedure, ritiene che Epygon possa aprire nuove prospettive poichè rende l’impianto facile e riproducibile, caratteristiche che fanno ben sperare per i numerosi pazienti che non possono essere sottoposti ad un intervento tradizionale “a cuore aperto”. Bisogna quindi intervenire, come si è fatto in questo caso, a "cuore battente".
Epygon ha un design unico che minimizza i rischi di dare fastidio alle altre strutture del cuore, e, grazie alla particolarità di avere solo due lembi (tutte le protesi biologiche mitraliche ne hanno tre), permette di riprodurre il flusso fisiologico del sangue nel ventricolo sinistro, imitando la valvola originale e migliorando in questo modo anche la funzione del muscolo cardiaco.