CHIRURGIA D'ECCELLENZA

Intervento eccezionale: riattaccate entrambe le mani amputate dopo un incidente sul lavoro

Intervento eccezionale anche a Bergamo a "cuore fermo" su un bimbo di 7 anni: "Hai fatto un viaggio su una navicella spaziale"

Intervento eccezionale: riattaccate entrambe le mani amputate dopo un incidente sul lavoro
Pubblicato:
Aggiornato:

Intervento di eccezionale rarità quello eseguito dall'equipe del dottor Massimo Corain nel reparto di chirurgia della mano del Polo Confortini di Verona: circa 40 giorni fa ad un paziente 38enne sono state riattaccate entrambe le mani.

Riattaccate entrambe le mani ad un paziente 38enne

Come riporta Prima Verona, un'operazione d'urgenza dovuta ad un grave incidente sul lavoro: il 38enne stava lavorando ad un macchinario per il taglio del legno nel Vicentino.

Proprio ieri in Liguria invece un altro operaio è rimasto vittima di un altro grave incidente sul lavoro e gli sono state amputate entrambe le gambe.

In letteratura medica si riportano solo quattro episodi al mondo di interventi su amputazione bilaterale, tra questi il primo reimpianto di una mano amputata risale a 45 anni fa a Verona.

L’operazione delicatissima ha richiesto il tempestivo allestimento di due equipe chirurgiche in contemporanea: il fattore tempo in questo tipo di operazione è infatti cruciale.

Un intervento "durato 7 ore e mezza"

E' un intervento lungo - racconta Massimo Corain, Direttore del reparto di Chirurgia della mano dell'Azienda Ospedaliera di Verona - non è prevedibile la durata perché le complicanze intraoperatorie possono essere diverse, legate proprio alla difficoltà chirurgica. Questo intervento è durato circa 7 ore e mezza in contemporanea di due equipe per attaccare entrambe le mani ed è andato bene. Ormai il paziente è stabilizzato e le complicanze a cui possono andare incontro a questo tipo di interventi sono ormai superate.

L’intervento sul paziente vicentino operato dai dottori Garofano, Corain, Sartore e Giardini con il supporto degli specializzandi Casolla, Zoccatelli, Bettini e Criveller, ha richiesto quasi 8 ore di lavoro, di cui 5 al microscopio per riallacciare con precisione arterie e nervi, oltre al lavoro sulle ossa.

La prima parte consiste di lavorare sul pezzo amputato - spiega Alberto Garofano, chirurgo della mano - riconoscere le strutture nobili che sono i vasi arteriosi venosi, i nervi, tendini e la parte ossea. Una volta fatta sulla parte amputata, si inizia sul paziente; è un lavoro di equipe piuttosto complesso.

Il paziente ha già iniziato la fisioterapia, entro 7-8 mesi potrebbe recuperare fino all’80% della funzionalità delle mani.

Un risultato frutto di dotazioni tecnologiche all'avanguardia, di competenze mediche elevate e di grandi capacità organizzative.

Altro intervento eccezionale anche a Bergamo: a "cuore fermo" su un bimbo di 7 anni

Sta bene il bambino di 7 anni, che si è risvegliato dopo l'intervento all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e si trova ancora in ospedale, dopo essere uscito dalla terapia intensiva. Come racconta Prima Bergamo, il suo è il primo trapianto con donazione "a cuore fermo" controllata effettuato con successo su un bambino in Italia.

Si tratta della prima operazione di questo genere in Italia su un minore. Il primo trapianto a cuore fermo era avvenuto a maggio scorso, sempre al Papa Giovanni, su dei soggetti adulti e da lì sono state sottoposte a questo intervento una dozzina di persone.

Tuttavia, non era mai stato tentato nel nostro paese in ambito pediatrico e l'autorizzazione a procedere è arrivata solo qualche giorno prima dell'operazione. L'ha portata a termine l’équipe del Centro trapianti di cuore, diretta da Amedeo Terzi, con gli specialisti del Dipartimento cardiovascolare. Ad assisterli i rianimatori, coordinati in sala da Lorenzo Grazioli, dai perfusionisti e dallo staff infermieristico.

"Hai fatto un viaggio su una navicella spaziale"

Il piccolo soffriva di una miocardiopatia dilatativa ed era in lista d'attesa da quest'estate: l'organo è arrivato poco prima di Natale, lo scorso giovedì 21 dicembre, e nell'intervento sono stati impegnati cinquanta professionisti in tre sale operatorie, per un totale di tredici ore tra il momento del prelievo e quello del trapianto.

Il piccolo è stato estubato già il giorno seguente all'intervento: i medici gli hanno spiegato che avrebbe fatto un viaggio su una navicella spaziale, per aiutarlo ad affrontare l'operazione. La madre ha aggiunto che degli elfi laureati in medicina hanno aggiustato il suo problema al cuore e che presto tornerà alla sua vita normale.

Il donatore, un sedicenne: colpito da una grave forma di cerebropatia, a causa di un'emorragia cerebrale avvenuta alla nascita, di recente colpito da una polmonite. Oltre al cuore, il fegato del giovane è stato trapiantato a un altro minore nello stesso ospedale, mentre i reni sono andati ad altri due piccoli pazienti.

Tre trapianti in poche ore anche in Toscana

Infine, come racconta Prima Firenze, tre trapianti nell’arco di ventiquattr’ore, tra domenica 24 e lunedì 25 dicembre 2023, sono stati eseguiti a Pisa, al Centro Trapianti di fegato di Cisanello: una maratona chirurgica che ha coinvolto decine di professionisti dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana e del sistema di donazione e trapianto della Regione Toscana.

La mattina del 24 il Centro regionale di Allocazioni organi e tessuti (Craot) – diretto da Chiara Lazzeri – aveva segnalato la disponibilità di tre organi. Da quel momento le varie équipe si sono affiancate e alternate in una complessa attività sia medico-chirurgica sia logistica. Uno dei trapianti, per l’elevatissima complessità, si è protratto per quasi dodici ore ed è terminato la mattina di Natale.

Come evidenzia Davide Ghinolfi, direttore facente funzioni dell’unità operativa Chirurgia epatica e del Trapianto di fegato, "il Centro non è nuovo a trapianti multipli: ne abbiamo eseguiti tre solo negli ultimi trenta giorni, ma garantire questi servizi anche a Natale è qualcosa che pochi sistemi sanitari possono offrire". "Medici e infermieri – conclude Ghinolfi – non si sono sottratti a un notevole sforzo: ridare una speranza di vita a tre pazienti è forse stato, per tutti, il modo migliore per onorare questa festività".

Assieme ai chirurghi e agli infermieri dell’unità operativa Chirurgia epatica e del Trapianto di fegato, hanno lavorato l’unità operativa Anestesia e rianimazione dei trapianti, diretta da Giandomenico Biancofiore, il personale della sala operatoria del blocco operatorio dell’edificio 6, coordinato da Pasqualino De Leo, il Centro trasfusionale, diretto da Alessandro Mazzoni, e ovviamente l’Organizzazione Toscana Trapianti (OTT), diretta da Chiara Lazzeri.

Seguici sui nostri canali