Insulti razzisti all'arbitro dopo un rigore: lui sospende la partita e se ne va
Mamady Cissè, della sezione Aia di Treviso, ha fischiato in anticipo la fine della partita e ha abbandonato il campo. L'intervento di Gravina
Non si è ancora spenta l'eco delle polemiche sulle parole di Paola Egonu nel pre e durante la sua presenza al Festival di Sanremo e da Treviso arriva un episodio che sembrerebbe proprio dare ragione alla pallavolista che aveva definito l'Italia un Paese razzista. (foto Aia Treviso)
Insulti razzisti all'arbitro dopo un rigore: partita sospesa
La partita è quella tra Bessica e Fossalunga, valida per il Girone S di Seconda Categoria. Una partita tirata, con i padroni di casa che trovano il gol del vantaggio all'87'. Tre minuti dopo, però, fallo in area e l’arbitro, Mamady Cissé della sezione di Treviso, concede un calcio di rigore al Fossalunga. Gli ospiti pareggiano e dagli spalti piovono insulti razzisti nei confronti del direttore di gara. Che a quel punto fischia tre volte e lascia il campo, sospendendo prima della fine la partita.
I giocatori, interdetti da quanto accaduto, sono rimasti in campo per una decina di minuti sperando in un ripensamento del direttore di gara, che invece è stato irremovibile: si è cambiato e se ne è andato a casa, senza nemmeno parlare con l’osservatore arbitrale presente alla partita.
Un episodio che avrà sicuramente delle ripercussioni, ma per capire quali saranno le conseguenze bisognerà attendere le decisioni del giudice sportivo, che analizzerà quanto ha scritto Cissè nel suo referto post partita e valuterà eventuali provvedimenti.
L'intervento di Gravina
L'episodio ha fatto ovviamente molto rumore, tanto da arrivare sul tavolo del presidente della Figc Gabriele Gravina, che ne ha parlato a margine della presentazione del report dell'Aic Calciatori:
"Bisogna dire basta ad aggressioni agli arbitri soprattutto giovani. C'è stato un caso di un ragazzo in seconda categoria, per un rigore concesso non può interrompere partita per cori razzisti. Io oggi sono Cissé, tutto il calcio e Cissè e deve combattere questa forma di cultura becera che deve essere espulsa dal nostro sistema. Le norme ci sono, quello che serve è una maggiore collaborazione dei protagonisti mondo del calcio e dello sport con sanzioni più forti".
Chi è Mamady Cissè
Mamady Cissè è nato in Guinea nel 1987 ed è arrivato in Italia con l'obiettivo di aiutare la sua famiglia, in particolare il percorso di studi del fratello gemello, diventato medico in Francia. Con il supporto di una famiglia guineana residente in Italia, che lo ospita, riesce a raggiungere i suoi obiettivi.
Ma il suo desiderio di aiutare gli altri non si ferma alla famiglia. Nel 2010 si sposa e con la moglie intraprende un nuovo progetto diventando legalmente affidatario di 10 bambini della Guinea ai quali fornisce, nella terra d’origine, casa, cibo e la possibilità di studiare. Con il trascorrere del tempo questi ragazzi crescono e due di loro si uniscono alla famiglia di Mamady in Italia, che conta così un totale di quattro figli.
L’impegno per aiutare il prossimo, però, non è ancora sufficiente, e Mamady, conscio delle condizioni di vita nei Paesi africani, crea l’Associazione “Ambetale”, che nella lingua d’origine significa “in comune, a disposizione di tutti”. Con amici originari del suo Paese raccoglie vestiti e cibo da inviare in Africa per sostenere famiglie e bambini, non mancando di assicurare il supporto alle famiglie in difficoltà in Italia, soprattutto nel periodo della pandemia. L’amore per la sua terra lo porta anche a organizzare eventi culturali attualmente sospesi per la situazione sanitaria.
Dal dicembre 2016 è un arbitro della sezione Aia di Treviso.
“Per me essere arbitro ha un significato fondamentale, mi ha aiutato a integrarmi in una seconda famiglia, a crescere e a maturare – ha raccontato alla rivista “L’Arbitro” tempo fa – posso restituire ai giovani quello che mi è stato donato, trasmettendo loro la mia grande passione per l’arbitraggio”.