Influenza australiana H3N2 e nuova variante Covid Xec: come distinguerle, sintomi, prevenzione e rischi
L'australiana ha dato maggiore severità dei sintomi, con un numero crescente di ospedalizzazioni. Xec non è più grave della altre forme Covid, ma la sua alta trasmissibilità preoccupa gli esperti
Con un autunno sempre più incalzante, ci si trova ad affrontare una doppia minaccia: l'aumento dei casi della nuova variante Covid denominata Xec e il rischio di una forte ondata di influenza australiana. Entrambi i virus mostrano un’alta trasmissibilità e, secondo gli esperti, rappresentano una sfida significativa, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione.
Vediamo, in primis, caratteristiche e sintomi e, successivamente, come riconoscere le differenze.
L'influenza australiana: un ceppo aggressivo
L'influenza australiana sta destando non poche preoccupazioni. I sintomi, simili a quelli dell'influenza tradizionale, comprendono febbre sopra i 38 gradi, tosse, dolori muscolari e articolari. Tuttavia, le osservazioni dall'Australia hanno evidenziato una maggiore severità dei sintomi, con un numero crescente di ospedalizzazioni, specialmente tra le persone anziane e fragili.
Il ceppo H3N2 è il principale responsabile di questa stagione particolarmente aggressiva, considerata una delle peggiori degli ultimi dieci anni. In Australia, questo virus ha mostrato un’elevata capacità di provocare polmoniti, soprattutto nei soggetti più vulnerabili, con conseguenze gravi che hanno portato molti pazienti in terapia intensiva.
L’infettivologo Matteo Bassetti ha sottolineato come il virus H3N2 sia particolarmente insidioso per i polmoni e, in alcuni casi, possa causare polmoniti gravi. In questo contesto, la vaccinazione antinfluenzale diventa essenziale, soprattutto per le persone a rischio.
In Italia non è ancora arrivata (anche se è attesa).
Vaccinazione e raccomandazioni
Con l’inizio della campagna vaccinale contro l'influenza e il Covid in Italia, i medici consigliano la somministrazione simultanea dei due vaccini. Questo approccio permette di proteggere in maniera efficace sia contro l'influenza stagionale sia contro il Covid, riducendo così il rischio di gravi complicanze.
Virus parainfluenzali: un altro fattore da monitorare
A complicare ulteriormente la situazione, ci sono i cosiddetti virus parainfluenzali, che, pur non essendo gravi come l'influenza vera e propria, possono causare sintomi simili. Il loro numero è elevato e la loro diffusione è favorita dagli sbalzi di temperatura tipici di questa stagione.
Al momento, non esiste un vaccino specifico contro i virus parainfluenzali, ma i vaccini contro l’influenza e il Covid rimangono lo strumento più efficace per prevenire le forme più gravi delle infezioni respiratorie.
La variante Xec: crescita esponenziale e sintomi
La variante Covid Xec, identificata per la prima volta in Germania a giugno 2024, è un ibrido tra le varianti Omicron KS.1.1 (FLiRT) e KP.3.3 (FLuQE). Attualmente, si sta diffondendo rapidamente anche in Italia, come riportato dai dati del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornati al 6 ottobre 2024. Questa nuova sottovariante, pur non sembrando causare malattie più gravi rispetto alle precedenti, desta preoccupazione per la sua elevata capacità di trasmissione.
Fra i sintomi più comuni, oltre alla febbre, stanchezza, tosse e dolori muscolari già noti con le precedenti varianti, si aggiunge la perdita di appetito, finora considerata un segnale meno frequente. Nonostante Xec sembri mantenere un livello di gravità simile a quello delle altre varianti, rimane comunque pericolosa per le persone più vulnerabili, come anziani e immunocompromessi.
L'epidemiologo Mike Honey, ha sottolineato come Xec stia dimostrando un “vantaggio di crescita” rispetto alle altre varianti, con un incremento del 27% settimanale, superando le altre sottovarianti in circolazione. Questo la rende attualmente la variante Covid con la crescita più rapida osservata a livello globale.
Gli esperti raccomandano di sottoporsi alla vaccinazione con i vaccini aggiornati di Pfizer e Moderna, che, pur non garantendo una protezione totale, offrono una difesa importante contro le forme più gravi della malattia. Si ricorda, inoltre, l'importanza di continuare a seguire misure preventive, come l'uso corretto delle mascherine, il distanziamento e una buona igiene delle mani.
Anche il virologo Fabrizio Pregliasco ha ribadito che la diffusione della variante Xec, in concomitanza con la ripresa delle attività scolastiche, potrebbe portare a una nuova ondata di contagi in inverno. Pregliasco sottolinea come i sintomi del Covid-19 e quelli dell’influenza stagionale siano spesso indistinguibili, rendendo cruciale l'uso del tampone per una diagnosi corretta e l’avvio del trattamento più adeguato.
Covid o australiana?
Sulla base degli elementi noti e delle spiegazioni degli esperti, non è dunque così facile riuscire a distinguere, basandosi esclusivamente sulla sintomatologia, se si tratti di influenza a australiana o Covid.
Un sintomo indicativo della variante Xec, però, è la perdita di appetito: se rilevata potrebbe essere una spia utile.
Al solito, il modo più sicuro per avere una diagnosi chiara (fondamentale per orientare i medici su quali farmaci prescrivere, in maniera più mirata) è sicuramente effettuare il classico tampone.