i divieti

In Italia non puoi chiamare tuo figlio come vuoi (per fortuna sua)

Un Procuratore potrebbe stoppare in partenza la vostra "creatività".

In Italia non puoi chiamare tuo figlio come vuoi (per fortuna sua)
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X Æ A-12. Vi dice qualcosa? E' una successione di caratteri apparentemente slegati nonché il nome del figlio di uno degli uomini più ricchi e potenti del pianeta: Elon Musk. All'anagrafe, quindi, la creatura risulta registrata come X Æ A-12 Musk. Tralasciando il perché i genitori abbiano voluto dare al figlio questo astruso nome, veniamo al pratico: potete voi emulare il visionario miliardario nel caso, per qualche strano motivo, questa scelta vi sia parsa intrigante e desiderate attingere - per esempio - dalla tavola periodica degli elementi e appioppargli un bel Te (in onore del Tellurio) a cui magari unire una ricca equazione? Siete fan del Trono di Spada e desiderate chiamare il vostro erede Jon Snow? In Italia si può o non si può?

Non puoi chiamare tuo figlio come vuoi (per fortuna sua)

Secondo la legge italiana, non ogni nome può essere attribuito ad un bambino. Ovviamente non esiste una black list, anche perché sarebbe impossibile individuare tutte le combinazioni di nomi che possono rivelarsi offensive, svilenti e inopportune. Esistono però dei criteri.

E' anche vero che esistono nomi effettivamente "dubbi" che sono stati tollerati. Questo perché il giudizio per la rettifica del nome è lasciato alla discrezionalità del Procuratore: pertanto potrebbe essere che questi tolleri la scelta del genitore. Alla stessa maniera, poiché la segnalazione proviene dall’ufficiale dello Stato civile, è possibile che se ne trovi uno particolarmente accondiscendente che non provveda a detta comunicazione.

Nel nome del padre?

Secondo l’ordinamento italiano, il figlio non può chiamarsi come il padre vivente. Se il papà si chiama Roberto il figlio non potrà condividerne il nome, nemmeno se seguito da Junior o Jr, a meno che ad esso non se ne aggiunga un altro, tipo Roberto Maria. Né è possibile che due fratelli o due sorelle viventi si chiamino alla stessa maniera.

No a nomi ridicoli e vergognosi

Un nome è ridicolo o vergognoso quando è suscettivo di ironia e di scherno da parte degli altri ed è in grado di arrecare un grave pregiudizio alla persona che lo porta. Ad esempio, se un bambino nasce con un’infermità, sicuramente non si potrà chiamarlo con un nome che richiami il suo problema di salute. Nomi ridicoli sono inoltre quelli che corrispondono a parolacce e ingiurie, ma anche a determinati colori, come Marrone.

E' inoltre vietato attribuire un nome che, letto insieme al cognome, possa dar luogo a facili ironie oppure a doppi sensi o giochi di parole, per esempio se la bimba di cognome fa "Neve", il nome "Bianca" potrebbe essere non accettato. Se il cognome sarà "Orso", potrebbero fermarvi dal battezzare vostro figlio col nome di "Bruno".

Nomi ridicoli possono essere anche quelli di fantasia, cioè inventati dai genitori, oppure tratti da film o serie tv, vedi l'esempio di Jon Snow.

Nomi storici e nomi stranieri

I nomi di personaggi storici e i nomi stranieri non sono vietati, a meno che non risultino deleteri per il nascituro, potendone offendere la dignità oppure potendo risultare anch’essi ridicoli od offensivi.

E' però vietata l’attribuzione di nomi di personaggi storici particolarmente altisonanti (Adolf Hitler, Napoleone Bonaparte), nonché di persone famose dello spettacolo o dello sport (come Maradona) ma anche di animali (Varenne). Anche i nomi tratti dalla letteratura potrebbero essere ridicoli o vergognosi, si pensi a Dracula o Frankenstein.

I nomi stranieri non sono invece vietati: secondo la legge, i nomi stranieri che sono imposti ai bambini devono essere espressi in lettere dell’alfabeto italiano, comprese le lettere J, K, X, Y, W. Anche in questo caso, però, il nome straniero non deve essere ridicolo o vergognoso.

Corrispondenza del nome col sesso

Il nome deve corrispondere al sesso del bimbo. Fanno eccezione i nomi che, oramai, sono ritenuti ambivalenti, come Andrea. È possibile, invece, attribuire un secondo nome che non combaci con il sesso: ad esempio, Maria posto dopo il primo nome maschile (Francesco Maria; ma anche Gianmaria o Giammaria).

Secondo la legge è possibile attribuire fino ad un massimo di tre nomi, superati i quali i restanti non hanno validità legale.

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