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In casa sono tutti positivi tranne uno: ecco perché può succedere

La risposta sta nelle "cellule T". E magari quel raffreddore che tempo fa ci ha dato molto fastidio oggi ci ha evitato guai peggiori...

In casa sono tutti positivi tranne uno: ecco perché può succedere
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L'elevatissima contagiosità della variante Omicron e delle sue sottovarianti ha fatto schizzare il numero dei casi Covid negli ultimi  mesi. Anche quando pensavamo che la quarta ondata fosse oramai alle spalle. E a tutti sarà capitato di entrare in contatto con una persona positiva. Così come a molti sarà capitato di dover affrontare l'isolamento domiciliare perché un proprio convivente (moglie, marito, papà, mamma, figli) aveva contratto il virus. Contagio assicurato? No. Sono infatti numerosi i casi in cui in casa sono tutti positivi tranne uno (o due). E c'è anche chi - nonostante sia stato più volte esposto al contagio - in due anni di pandemia non si è mai ammalato. Ma come è possibile?

In casa tutti positivi tranne uno: come è possibile?

Vivendo nello stesso ambiente, respirando la stessa aria e utilizzando gli stessi spazi è automatico prendere il virus? Sembra incredibile ma la risposta è no. E non è solo per gli accorgimenti che si possono prendere isolando il positivo. Pensate ad esempio al caso di una famiglia con mamma e papà positivi e due figli piccoli negativi: sarà impossibile non vivere quotidianamente insieme. E dunque i piccoli in questo caso sarebbero a rischio. Così come il contrario: uno o più figli piccoli positivi e non in grado di gestirsi da soli, con mamma e papà che non possono esimersi dal contatto. Eppure anche in questi casi il contagio non è automatico.

Perché il contagio non è automatico?

A dare una spiegazione arriva uno studio condotto da professori e ricercatori dell'Imperial College di Londra e pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature (leggi qui lo studio integrale).  Il Covid, per quanto "eccezionale" nella sua tipicità, fa parte della famiglia dei Coronavirus, con i quali conviviamo da sempre. E' possibile dunque che ci siano persone che in passato sono state esposte ad altri virus di questo genere e che proprio per questo hanno prodotto cellule immunitarie di memoria, chiamate "cellule T", che offrirebbero protezione dal Covid.

Lo studio

Lo studio in questione ha preso in esame 52 contatti avvenuti in famiglie con almeno un membro positivo al Covid. Le analisi del sangue hanno evidenziato come coloro che erano rimasti negativi avevano un numero più elevato di "cellule T"  della memoria cross-reattive, un tipo di linfociti in grado di ricordare il virus già incontrato ma anche di riconoscerne più ceppi differenti, creando dunque una risposta immunitaria automatica, capace di "respingere" il Covid. Insomma, forse quel raffreddore che abbiamo preso l'inverno scorso (o quello prima ancora) ci ha dato fastidio allora, ma ci ha fatto un grande favore...

 

 

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