Ilaria Salis: al via il processo a Budapest. In aula con mani e piedi legati, chiesti undici anni
La donna è accusata di aver aggredito due manifestanti di estrema destra: è costretta alla detenzione preventiva in Ungheria
Incatenata mani e piedi, tenuta a guinzaglio con una catena da una guardia carceraria: le immagini dell'inizio del processo, a Budapest, di Ilaria Salis, hanno lasciato sgomenti.
Mentre diplomazia è al lavoro e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sembra abbia incontrato a Bruxelles il suo omonimo ungherese, al quale avrebbe consegnato una nota con le richieste relative alla detenzione della cittadina italiana con l’obiettivo di far ottenere alla maestra 39enne monzese detenuta a Budapest almeno gli arresti domiciliari.
Lunedì 29 gennaio 2024 è partito il processo, che la vede imputata per l'aggressione a due neonazisti durante una manifestazione. La donna, che si dichiara estranea ai fatti, è costretta alla "detenzione preventiva" in un carcere di massima sicurezza dall'11 febbraio 2023.
Ilaria Salis, chiesti undici anni
La procura di Budapest ha chiesto per Salis 11 anni di carcere. Il processo è stato rinviato al 24 maggio 2024, dopo l’apertura dell’istruttoria e le richieste probatorie.
Intanto gli avvocati denunciato un trattamento ai limiti del disumano:
"Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni, ma vederla ci ha fatto davvero impressione. Era tirata come un cane, con manette attaccate a un cinturone da cui partiva una catena che andava fino ai piedi, con questa guardia che la tirava con una catena di ferro. Ed è rimasta così per tre ore e mezza".
Ilaria Salis: diplomazia all’opera
Il papà Roberto Salis, che ha lanciato l’appello, raccontando le condizioni disumane in cui la figlia è tenuta in cella tra topi e scarafaggi senza le più basiche condizioni igieniche, è partito per l'Ungheria, per rivedere finalmente la figlia e sulla pagina creata per sostenere la liberazione della figlia aggiorna:
“Sono contento che qualcosa si stia muovendo. Inizia a vedersi un po' di luce in fondo al tunnel! Martedì abbiamo finalmente il tanto agognato contatto con il Governo italiano. Io e mia moglie siamo veramente commossi per la solidarietà mostrata dagli ex compagni di Ilaria del Liceo Zucchi di Monza ed anche dagli altri ex alunni della scuola di anni successivi o precedenti. Domenica si parte per Budapest per la prima udienza il 29 gennaio e per incontrare Ilaria per la visita il 31 mattina. Barra dritta e avanti tutta!”.
Dopo l'entrata della figlia in aula, il padre di Salis ha tuonato:
"Le immagini parlano chiaro: Ilaria deve tornare in Italia".
Per poi puntare il dito contro le istituzioni: "Finora solo chiacchiere".
Gli appelli e le raccolte firme nella sua Monza
Come racconta Prima Monza, sono già oltre 40mila coloro che hanno firmato la raccolta su Change.org. Un'altra mobilitazione poi l'hanno promossa gli ex Zucchini, il liceo monzese frequentato da Ilaria in gioventù, con centinaia di personalità che l'hanno già sottoscritta.
Il sindaco di Monza Paolo Pilotto, che era anche il professore della giovane donna allo Zucchi, ha parlato con la famiglia e si sta interessando al caso.
Anche il consigliere Paolo Piffer ha subito sposato quella che è una “battaglia di diritti e civiltà”:
“Ho sentito il papà, vedremo cosa potremo fare per aiutare, questo è un tema che ci sta particolarmente a cuore”.
La mobilitazione della politica nazionale
Oltre che sul territorio, però, la mobilitazione per Ilaria ormai si è spostata ai più alti livelli, in tutto il territorio nazionale. Il Partito Democratico si sta mobilitando nelle Istituzioni. Alla Camera, con Lia Quartapelle per chiedere al Governo di attivarsi.
A Milano, in consiglio Comunale, dove è stato presentato un ordine del giorno, a firma di Alessandro Giungi e sostenuto dai consiglieri della maggioranza. E martedì 23 gennaio 2024 c'è stata anche una manifestazione in piazza Missori, nella via del Consolato dell’Ungheria per chiedere la liberazione di Ilaria.
Una battaglia a cui si è unita anche Più Europa che dice:
“L’Ungheria di Orban continua a violare le più basilari regole dello stato di diritto. Le reazioni del Governo italiano sono state finora a dir poco timide. Le accuse sono fragilissime, chiediamo il trasferimento in Italia sulla base della Convenzione di Strasburgo”.
La petizione chiede quindi al “Governo Italiano e al Presidente della Commissione per i diritti umani del Parlamento Europeo che la cittadina italiana possa affrontare in Italia il processo per i reati che le vengono contestati e si giunga, quindi, alla sua immediata liberazione in virtù della palese violazione del Diritto internazionale e dei diritti umani che la sua lunga e sofferta carcerazione evidenzia”.
L'accusa e il carcere preventivo: al via il processo
Ilaria è accusata di aver aggredito due neonazisti a febbraio del 2023 (ferite guaribili in 5-7 giorni) che non hanno però sporto denuncia, durante una manifestazione e lei si dichiara estranea. “In Italia non sarebbe nemmeno indagata e lì è detenuta da 11 mesi”, ha ribadito il papà.
Le autorità ungheresi sostengono che Salis farebbe parta di un gruppo organizzato e che avrebbe pianificato le aggressioni. La donna è difesa dall'avvocato Gyorgy Magyar, per il legale non ci sono prove della partecipazione di Salis all'aggressione. Ilaria si dichiarerà non colpevole "così - ha aggiunto Magyar, il cui studio legale è noto in Ungheria per l'impegno nei diritti umani - è sicuro che il processo continuerà con udienze di merito".
Per Salis la Procura, nell'atto di rinvio a giudizio, lo scorso novembre ha chiesto 11 anni di carcere mentre ed è stata respinta nei mesi scorsi la richiesta di concederle i domiciliari.