Ilaria Capua: "Arriverà una nuova pandemia, ma il problema è la resistenza agli antibiotici"
La virologa spiega: "Le infezioni che non rispondono più agli antibiotici possono trasformarsi in epidemie"
Cosa c'entra lo scenario (concreto) di dover fare i conti con una possibile nuova pandemia con il problema sempre più diffuso, a livello, globale della resistenza agli antibiotici? Lo spiega chiaramente la virologa Ilaria Capua, nell'ambito di un'intervista rilasciata a Repubblica.
Capua: "Antibiotico resistenza vera emergenza"
La resistenza all'antibiotico (o antibiotico-resistenza) rappresenta una delle minacce più gravi per la salute globale:
"L'uso indiscriminato di antibiotici ha portato a un aumento delle infezioni resistenti. Questa situazione necessita di un'azione immediata, poiché le infezioni che non rispondono più agli antibiotici possono trasformarsi in epidemie, rendendo difficile il trattamento di malattie comuni".
Tradotto in parole povere: se l'antibiotico, spesso usato in maniera inappropriata, non è più efficiente, quando servirà davvero non sarà in grado di arginare i contagi, oltre che a curarci.
Il tema è serio, tant'è che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ogni anno dedica la settimana dal 18 al 24 novembre al problema della resistenza agli antimicrobici. L’OMS stima che nel 2019 l’antibiotico-resistenza è stata la causa diretta di più di 1 milione di morti al mondo. Essa è il risultato di un uso improprio e incontrollato degli antibiotici, per esempio, per trattare infezioni provocate da un virus, contro i quali gli antibiotici non sono efficaci. Un'altra importante causa è la trasmissione di batteri resistenti sia in ambiente ospedaliero, sia in comunità.
La resistenza antimicrobica si sviluppa più rapidamente della capacità delle industrie di produrre nuovi farmaci, che normalmente impiegano circa 10 anni per essere immessi sul mercato. Pertanto, è indispensabile agire tempestivamente con interventi preventivi dei pazienti, del personale sanitario, di farmacisti e istituzioni politiche.
La prima pratica salvavita è il lavaggio delle mani. Sembra una banalità, ma lavarsi le mani in modo appropriato è la prima abitudine da adottare per prevenire la trasmissione dei patogeni e, quindi, della malattia. I medici e il personale sanitario devono spiegare al paziente quando, come e per quanto tempo prendere un antibiotico ed evitare il più possibile la prescrizione di quelli ad ampio spettro.
Il rischio (concreto) di una nuova pandemia
Capua ha inoltre ricordato come le pandemie non siano eventi rari nella storia dell'umanità. Possono, infatti, manifestarsi in qualsiasi momento e il rischio di un nuovo virus emergente è sempre presente. "Dobbiamo essere pronti a convivere con questa possibilità," ha detto la virologa, evidenziando l'importanza della prevenzione e della vigilanza continua.
Nel febbraio 2024, un annuncio simile era già stato fatto dal Direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Tedros Ghebreyesus, che aveva lanciato un allarme sull'arrivo della "malattia X", affermando che è solo "una questione di quando, non di se" e che gli Stati non sono preparati ad affrontare un'altra pandemia.
“Tutti gli anni l'Oms stila una lista delle malattie emergenti. Abbiamo inserito Mers, Zika, Ebola. Ma abbiamo detto anche che ci sono cose che potrebbero succedere e che oggi non conosciamo. Gli ha abbiamo dato il nome di ‘malattia X’”.
Si tratta, quindi, di una malattia ipotetica, provocata da un agente patogeno che ancora non è stato identificato dagli scienziati.
La malattia X, chiamata Disease X in inglese, è stata inserita dall'Oms nell'elenco delle malattie prioritarie tra quelle che hanno un potenziale epidemico. Nell'elenco ci sono anche Covid-19, febbre emorragica Congo-Crimea, malattia da virus Ebola e malattia da virus di Marburg, febbre di Lassa, sindrome respiratoria da coronavirus Medio Orientale (MERS-CoV) e sindrome respiratoria acuta grave (SARS), infezione da virus Nipah e malattie causate da henipavirus, febbre della Rift Valley, infezione da virus Zika.
Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell'Oms, ha spiegato che accendere i riflettori su virus e agenti patogeni - anche sconosciuti - per ricercare e sviluppare contromisure è “essenziale per una risposta rapida ed efficace alle epidemie e alle pandemie”.
Un annuncio simile fu fatto dallo stesso dirigente nel 2018, due anni prima che milioni di persone in tutto il mondo contraessero il Covid-19: un virus che per un paio di anni ha piegato l'Italia e altri Paesi, causando morti e instabilità politica. A dimostrazione dell'attendibilità di queste proiezioni.
Farsi trovare preparati
"Ci sarà bisogno di uno sforzo collettivo non indifferente della ricerca, per sviluppare vaccini e terapie innovative. Non possiamo permetterci di abbassare la guardia - ha ribadito Capua - Ogni momento è cruciale per rafforzare la nostra capacità di risposta".
Fra gli strumenti di autotutela da mettere in campo, dunque, anche la riduzione della resistenza agli antibiotici. Iniziando, semplicemente, dal lavarci più spesso le mani.