Il ministro dell'Istruzione Valditara dichiara guerra ai dinosauri: "A cosa serve studiarli?"
"E' tutto inutile se poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato, che ci hanno dato i grandi valori dell'Occidente"
"Troppa roba"...soprattutto troppi dinosauri. Ad affondare contro i mega rettili del passato è il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara durante il suo intervento alla 22esima edizione della rassegna Futuro Direzione Nord nella sede di Assolombarda a Milano.
Presa di posizione netta anche contro l'abuso di device fra i più piccoli, oltre alla convinzione che la scuola debba fornire pratiche opportunità di inserimento nel mondo del lavoro.
Valditara: "A cosa serve studiare i dinosauri"
"Nei programmi scolastici c'è troppa roba. In terza elementare si vanno a spiegare tutte le specie dei dinosauri. Addirittura c'era un animale vissuto 40 milioni di anni fa e questi bambini devono studiare e imparare questo animale vissuto in Messico ed estinto da milioni di anni. Tutto questo, ma a che serve? E' tutto inutile se poi non conosciamo le esperienze più importanti del nostro passato, che ci hanno dato i grandi valori dell'Occidente".
Il ministro dell'Istruzione Valditara in aperta polemica con i programmi scolastici e con i dinosauri.
Il leghista, alla 22esima edizione della rassegna Futuro Direzione Nord, ha posto l'accento sulla necessità di "svecchiare" i programmi scolastici, rendendoli più funzionali:
"Bisogna pensare a programmi nuovi in linea con la società moderna. Semplificare e far prevalere la qualità sulla quantità. C'è tanta dispersione scolastica anche nelle periferie delle città del nord, alcune scuole di Milano stanno messe peggio di alcune scuole della Campania".
Ma questa guerra ai grandi sauri ha scatenato non poche polemiche. Fra le molte voci che si sono levate in difesa dei programmi scolastici (al di là dei dinosauri) che insegnano concetti fondamentali come l'evoluzionismo, anche lo scienziato Roberto Burioni.
L'Italia è un Paese dove i ricercatori, i professori e gli insegnanti hanno sempre avuto vita difficile.
Adesso anche i comici. pic.twitter.com/BMUyvJvM98
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) May 7, 2024
Prospettiva professionale
A rafforzare questo concetto, il ministro rammenta l'importanza, per la scuola, di offrire concrete prospettive professionali:
"La scuola deve dare una formazione culturale per essere cittadini indipendenti ma deve anche assicurare una prospettiva di inserimento lavorativo, altrimenti il rischio è che uno arrivi poi a disperdersi. Per questo ho insisto sul lavoro e sull'importanza del collegamento con il mondo del lavoro e dell'impresa e perché ho voluto tanto fortemente il 4+2, che consente a chi si diploma agli istituti professionali in quattro anni di iscriversi direttamente agli Its".
Insomma, meno dinosauri e più tecnica.
Il nodo dei cellulari
Valditara ammonisce anche su un altro tema insidioso: i device nelle mani dei più piccoli:
"Non concepisco una didattica fatta sul cellulare che ha effetti molto negativi sul bambini, sulla sua concentrazione e creatività. Ci sono tanti studi su questo. Il web è un grande oceano dove alla fine ci si perde, certamente ritornare all'importanza del libro, della scrittura, poi dopo c'è il tablet. Il tablet c'è in tutte le scuole primarie, ma non il cellulare. Il cellulare crea danni nel bambino piccolo, anche a livello psicologico, crea anche una dipendenza psichica".
Una presa di posizione molto vicina (anche se molto meno netta) a quella francese. Un rapporto di esperti commissionato dall'esecutivo di Emmanuel Macron, ha messo in guardia dalla "realtà dell'iperconnessione dei bambini" e dalle "conseguenze per la loro salute, il loro sviluppo, il loro futuro", ma anche per il futuro della "nostra società, della nostra civiltà".
Il numero uno dell'Eliseo, a fronte dei dati, ha scelto di passare all'azione con un'ipotesi di tagliola digitale. Prima dei 3 anni, divieto di tutti gli schermi, tv compresa. Tra i 3 e i 6 anni, tv e tablet autorizzati, ma solo in presenza di un adulto. Divieto di giochi connessi prima dei sei anni. Niente telefonino prima degli 11 anni. Tra gli 11 e i 13 sì, ma senza connessione a Internet. Smartphone ammesso, sotto sorveglianza e con limiti, a partire dai 13 anni.
Il rapporto non è ancora un testo di legge ma la Francia pare intenzionata ad essere il primo Paese al mondo a regolamentare il nodo dei minori con gli smartphone.