Nuove regole

Il difficile divieto di sorpassare le biciclette se non c’è almeno un metro e mezzo di spazio libero

Tra le novità anche l'introduzione della "zona di attestamento ciclabile" ai semafori, cioè una linea di arresto più avanzata per le bici rispetto alle automobili

Il difficile divieto di sorpassare le biciclette se non c’è almeno un metro e mezzo di spazio libero
Pubblicato:

Tra i vari provvedimenti previsti dal nuovo Codice della strada che entrerà in vigore entro la fine del 2023, ci sono anche misure che riguarderanno da vicino le biciclette. La principale novità interesserà un divieto relativo alle modalità di sorpasso da parte dei veicoli motorizzati, i quali non potranno superare una bicicletta se non c'è almeno un metro e mezzo di spazio libero.

Ma sarà davvero attuabile?

Codice della strada: sorpasso biciclette solo se c'è un metro e mezzo di spazio

Dopo mesi di dibattiti e discussioni, con la prima proposta presentata dal deputato del Partito Democratico (ed ex commissario tecnico della Nazionale di pallavolo) Mauro Berruto, anche per quanto riguarda le biciclette sono arrivate importanti novità. La più significativa è relativa al testo dell'articolo 148 del nuovo Codice della strada:

"Il sorpasso dei velocipedi da parte dei veicoli a motore deve essere effettuato con adeguato distanziamento laterale in funzione della velocità reciproca e dell'ingombro del veicolo a motore, per tener conto della ridotta stabilità dei velocipedi, fermo restando, ove le condizioni della strada lo consentano, di mantenere la distanza di sicurezza di almeno metri 1,5".

In parole povere, un'autovettura che lungo la strada incontra una bicicletta potrà superare solo ed esclusivamente se c'è un metro e mezzo di spazio disponibile per effettuare la manovra di sorpasso.

Un provvedimento ad hoc che è da tempo ha rappresentato una delle principali battaglie portate avanti dalle associazioni ciclistiche, le quali richiedevano con forza di migliorare la sicurezza stradale per chi pedala. D'altronde, la misura messa in atto dal Governo appare lecita, considerando ad esempio il fatto che solo a Milano, negli ultimi mesi si sono verificati diversi sinistri stradali che hanno provocato la morte di alcuni ciclisti.

LEGGI: Già scarcerato il camionista che travolse e uccise il ciclista Davide Rebellin

La riforma del Codice impone quindi una distanza di 1,5 metri dove è possibile, mentre nelle strade più strette prevede un "adeguato distanziamento".

Tra i nuovi provvedimenti, inoltre, è stato scelto di introdurre una "zona di attestamento ciclabile" ai semafori, cioè una linea di arresto più avanzata per le bici rispetto alle auto (nota anche come "casa avanzata").

"Nel caso della zona di attestamento ciclabile - afferma la nuova formulazione dell'articolo 40 del Codice  - la prima striscia traversale continua, nel senso di marcia, indica il limite prima del quale i conducenti dei veicoli diversi dai velocipedi hanno l'obbligo di fermarsi, mentre la seconda striscia indica il limite per i soli velocipedi, ai fini del rispetto delle prescrizioni semaforiche".

Il disegno di legge di riforma, tuttavia, limita anche la possibilità per i Comuni di permettere il transito delle bici contromano. Tale circostanza diventa quindi possibile soltanto attraverso la realizzazione di corsie ciclabili a doppio senso.

Ma è davvero fattibile?

Diciamo subito che introdurre regole più stringenti va comunque a tutela degli utenti più deboli della strada, come i ciclisti.

Questo a prescindere dal fatto che la norma sia sempre concretamente attuabili o soprattutto che venga rispettata.

Certo, non sarà facile per automobilisti e camionisti valutare a occhio le distanze:

Considerando che in genere una carreggiata va dai 2.5 metri in contesti urbani a 3.75 metri in autostrada o ancora fino a oltre 5 metri in alcuni sensi unici, è chiaro che se calcoliamo in circa 1 metro l'ingombro di un ciclista e in quasi 2 metri quello di una macchina, non resta molto margine in molti casi per sorpassare...

Certo, su strade a due corsie dove non c'è la linea continua basta mettere la freccia e sbordare un minimo nell'altra corsia, ma in un centro storico in teoria c'è il rischio di dover rimanere dietro alla bici di turno anche a lungo, armandosi di santa pazienza.

Oppure passare comunque: lo spazio molto spesso in realtà c'è, anche se molto al di sotto del nuovo limite del metro e mezzo.

Chiaramente, se lo si fa, occorre mettere in conto una violazione del codice della strada: se va tutto bene, amen, ma se succede qualcosa si è inevitabilmente passibili di sanzione.

E sarà proprio in caso di incidenti che la nuova normativa sarà più complicata da rilevare.

Intanto esultano le associazioni di categoria:

“ACCPI si batte per imporre la distanza minima di un metro e mezzo per il sorpasso di chi pedala da anni, questo è il quinto tentativo che intraprendiamo a livello legislativo e ci auguriamo che uno sportivo come Berruto riesca a segnare questo punto fondamentale per salvare tante vite. Non ci interessa il colore politico di chi porta avanti questa proposta, ci interessa che arrivi in porto”.

Così Marco Cavorso, responsabile sicurezza dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI).

Seguici sui nostri canali