Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, è arrivato a Gaza per celebrare il Natale insieme alla piccola comunità cattolica della Striscia, riunita attorno alla parrocchia della Sacra Famiglia. La visita, iniziata ieri – venerdì 19 dicembre 2025 – e destinata a concludersi domani domenica 21 dicembre, rappresenta la quarta presenza del patriarca a Gaza dal 7 ottobre 2023 ed è un segno concreto della vicinanza della Chiesa a una comunità che continua a vivere in condizioni estremamente difficili.
Cardinal Pizzaballa arrived in Gaza’s Catholic parish today.
He is conducting a pastoral visit to the much beleaguered church this weekend for Christmas, including assessing humanitarian & rehabilitation efforts.
🎥 credit: @LPJerusalem pic.twitter.com/KMvICA9kjP
— Michael Haynes 🇻🇦 (@MLJHaynes) December 19, 2025
Visita pastorale alla Parrocchia della Sacra Famiglia
Accompagnato dal vicario patriarcale latino, monsignor William Shomali, da padre Marcelo Gallardo, segretario generale dell’Assemblea degli Ordinari di Terra Santa, da padre David Meli, cancelliere del Patriarcato, e da due religiose impegnate nel sostegno alla parrocchia, il cardinale è in visita pastorale alla Parrocchia della Sacra Famiglia, guidata da padre Gabriel Romanelli. La parrocchia ospita attualmente oltre 400 rifugiati cristiani ed è diventata un punto di riferimento fondamentale per l’intera comunità.

Secondo quanto comunicato dal Patriarcato latino di Gerusalemme, in questi giorni il cardinale Pizzaballa esaminerà la situazione della parrocchia, gli interventi umanitari in corso, gli sforzi di soccorso e riabilitazione e le prospettive future. Incontrerà il clero e i parrocchiani per ascoltare direttamente i bisogni della comunità e conoscere le iniziative messe in campo per sostenerla. Domenica presiederà la Messa di Natale presso la Sacra Famiglia.
Padre Romanelli ha raccontato le difficoltà dell’ingresso a Gaza, segnato da traffico intenso e lunghe formalità burocratiche, e le condizioni precarie delle strade. Lungo il percorso sono stati avvistati molti tir in attesa, segno dell’arrivo di merci, che tuttavia sono in gran parte destinate alla vendita e non agli aiuti umanitari.
“Dobbiamo continuare a pregare affinché gli aiuti umanitari arrivino – ha sottolineato il parroco – perché, anche se al mercato si vedono più prodotti e alcuni prezzi sono scesi, la maggior parte delle persone non ha i mezzi per comprarli. Gli aiuti restano essenziali per la stragrande maggioranza dei 2.300.000 abitanti”.

L’accoglienza riservata al patriarca è stata calorosa e partecipata. Tutti i gruppi parrocchiali, i sacerdoti, le suore, i bambini, i malati, gli anziani, i rifugiati, il Comitato di emergenza e la scuola erano presenti. Per la prima volta dopo oltre due anni di guerra, la scuola ha potuto organizzare una festa, alla quale hanno partecipato studenti cristiani e musulmani insieme ai loro insegnanti, molti dei quali musulmani.
Gli appuntamenti della visita del Cardinale Pizzaballa
I primi momenti della visita si sono svolti in chiesa, in preghiera davanti al Santissimo Sacramento. Successivamente il cardinale ha incontrato i fedeli e assistito a canti e balli tradizionali preparati dai più giovani. Le sue prime parole sono state un messaggio di speranza e radicamento:
“Ricostruiremo le case, le scuole, le nostre vite. Qui abbiamo le nostre radici e qui resteremo. Qui, a Gaza, vogliamo essere un punto di riferimento stabile e solido. In questo mare di distruzione vogliamo essere coloro a cui guardare per comprendere che cosa significa ricostruire”.

Tra gli appuntamenti significativi della prima giornata, anche la visita alla vicina parrocchia greco-ortodossa di San Porfirio, anch’essa rifugio per numerosi cristiani, e l’incontro con il patriarca Alessio e il parroco padre Silas. Il cardinale si è poi recato in ospedale per salutare Esther, una donna della comunità cristiana, madre e nonna di una famiglia numerosa, recentemente operata.
La sera, la Messa è stata celebrata da monsignor Shomali in memoria di Nahida Khalil Anton e della figlia Samar Kamal Anton, uccise due anni fa da cecchini israeliani. Al termine è stato distribuito il “pane delle lacrime”, pane benedetto destinato a consolare i familiari dei defunti. La giornata si è conclusa con incontri e dialoghi con i rifugiati, che hanno affidato al patriarca le loro preoccupazioni e il loro dolore.