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IA tra opportunità e rischi: Meritocrazia Italia raccoglie il punto di vista di Davide Casaleggio

Scuola, politica, imprese: tutti faremo i conti con l'intelligenza artificiale

IA tra opportunità e rischi: Meritocrazia Italia raccoglie il punto di vista di Davide Casaleggio
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Nella costruzione di un pensiero comune sul tema attuale dell’evoluzione tecnologica, Meritocrazia Italia ha raccolto il punto di vista di Davide Casaleggio, che, ai microfoni del Movimento, ha proposto la sua interpretazione del ruolo dell’intelligenza artificiale nella crescita sociale ed economica.​

IA tra opportunità e rischi: Meritocrazia Italia ne parla con Davide Casaleggio

Viviamo una transizione, quella digitale, che procede a velocità incontrollata, e forse incontrollabile. Una trasformazione epocale, alla quale non siamo del tutto pronti. Le opportunità offerte dall’innovazione sono molte, in termini di efficienza, produttività e accesso alla conoscenza. Si impongono, però, anche interrogativi profondi su tutela dei diritti, impatto sul mondo del lavoro, controllo della circolazione delle informazioni e tenuta della coesione sociale.​

Meritocrazia Italia, da tempo attenta alle derive della digitalizzazione, ha più volte sottolineato l’urgenza di un intervento normativo capace di bilanciare sviluppo e responsabilità. Ha condiviso la proposta di un Testo Unico sui social network, strumento necessario per contenere gli effetti degenerativi dell’uso smodato delle piattaforme digitali, dove purtroppo dilagano odio, disinformazione, cyberbullismo e altri, noti, problemi.

Al contempo, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di governare l’intelligenza artificiale tramite regole chiare, trasparenza degli algoritmi e vigilanza democratica, affinché il progresso tecnologico non diventi terreno fertile per nuove forme di esclusione e disuguaglianze. La tecnologia deve essere uno strumento a servizio dell’uomo, non un fine essa stessa. Deve facilitare la vita, migliorare i processi, ma la persona deve restare protagonista, mai ridotta a semplice spettatore.​

Di questo si è discusso con Davide Casaleggio, in un’intervista intensa, e stimolante, che conferma quanto sia urgente un salto culturale per affrontare con consapevolezza una rivoluzione che è già attualità.

Lei si è molto occupato dell’interazione fra uomo e macchina nell’era dell’Intelligenza Artificiale. Di quale architettura normativa c’è bisogno, a suo parere, per gestire le implicazioni di questa tecnologia nel mondo del lavoro? ​

"Abbiamo bisogno di una normativa dinamica, non di una gabbia regolatoria. L’Intelligenza Artificiale sta trasformando il lavoro più velocemente di quanto i parlamenti riescano a comprenderla. Servono zone di sperimentazione regolata, come i “sandbox” già attivati in altri Paesi, dove le imprese possano innovare senza paura di blocchi normativi. Non possiamo permettere che la burocrazia uccida la produttività bionica, ovvero la collaborazione fra uomo e macchina".

Stati Uniti e Cina sono su un altro pianeta rispetto all’Unione Europea. Quali strade per imporci come terza forza digitale?

"L’Europa ha le competenze, ma non la velocità. Serve una strategia industriale sull’IA che punti su infrastrutture condivise, chip europei, cloud sovrano e investimenti comuni. Se il costo di investire in Europa resta più alto per via di leggi restrittive su tecnologie ancora immature, continueremo a perdere terreno. L’Europa deve smettere di inseguire e iniziare ad anticipare".

È giunta l’ora di introdurre l’IA nei programmi scolastici? C’è personale in grado di insegnarla?

"Non è solo il momento, siamo già in ritardo. In Cina è materia obbligatoria dalle elementari. In Italia dobbiamo investire subito sulla formazione dei docenti e dotarli di strumenti concreti. L’IA non va solo spiegata, va usata, anche per comprenderne i limiti. Chi esce da scuola deve essere pronto a lavorare con un collega artificiale oggi, non tra dieci anni".

La nostra classe politica è preparata alla rivoluzione digitale in corso?

"No. E questo è un problema. Gran parte della politica italiana ragiona ancora con categorie analogiche, mentre il potere si è già spostato sugli algoritmi. Non capire l’IA oggi significa non capire come si forma l’opinione pubblica, come si selezionano le competenze, come si distribuisce il reddito. Serve un salto culturale urgente".

Nel suo saggio “Gli algoritmi del potere” individua opportunità e rischi dell’IA. Sono di più le prime o i secondi? C’è davvero il pericolo che l’IA divenga senziente?

"Il rischio maggiore oggi non è che l’IA diventi senziente, ma che diventi opaca. Che prenda decisioni su assunzioni, credito o giustizia senza che nessuno sappia come funziona. Le opportunità sono enormi, ma solo se accompagnate da trasparenza, etica e controllo democratico. L’IA non ci dominerà: siamo noi che rischiamo di smettere di pensare".

L’IA rischia di soffocare i talenti o serve per valorizzarne di nuovi?

"Può fare entrambe le cose. Se usata male, riduce il lavoro umano a meri esecutori. Se usata bene, amplia il potenziale di chi ha creatività e spirito critico. Non eliminerà il talento, ma selezionerà chi saprà usarla come leva, non come stampella".

Meritocrazia Italia ha proposto di garantire per legge una quota minima di lavoratori umani. Cosa ne pensa?

"Legare l’innovazione a quote fisse è un errore. Non si tratta di proteggere il lavoro com’era, ma di guidare la transizione. Serve redistribuire i benefici della produttività aumentata: meno ore, più formazione, più qualità della vita. Il punto non è bloccare l’IA, ma governarne gli effetti".

Il dumping digitale delle Big Tech è un rischio reale? Il sistema economico ha gli anticorpi?

"È già una realtà. Gli algoritmi delle Big Tech decidono cosa vediamo, cosa compriamo, cosa pensiamo. Serve una risposta forte: interoperabilità, accesso ai dati, tutela della concorrenza. E soprattutto investire in modelli decentralizzati, open-source e trasparenti. Altrimenti, la sovranità digitale resterà una chimera".

Non stiamo forse sopravvalutando l’IA, come facemmo con i social media?

"I social hanno cambiato la società, ma non sempre in meglio. L’IA sta per fare lo stesso con l’economia. La differenza è che stavolta l’impatto sarà ancora più profondo. Non si tratta di una moda, ma di una trasformazione di sistema. Serve entusiasmo, ma anche consapevolezza".

Lei proviene da un’esperienza importante col Movimento 5 Stelle. Cosa pensa di Meritocrazia Italia?

"È positivo che ci siano realtà che mettono al centro il merito e la competenza, se lo si fa con coerenza. Meritocrazia Italia ha un potenziale, a patto che non replichi i rituali della vecchia politica. Oggi serve concretezza, visione e coraggio. Solo con questi tre ingredienti, il merito ha un valore reale".

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