I genitori non pagano 9 euro di mensa: bimbo di 4 anni lasciato senza pasto all'asilo mentre gli altri mangiano
Il Comune di Sulmona lo scorso anno, ha accumulato 11mila euro di debito di refezioni non pagate dai genitori
Una scena poco edificante: a causa di una mancato pagamento da parte dei genitori della refezione scolastica dell'ammontare di circa nove euro, un bimbo è rimasto senza pasto alla mensa dell'asilo. Unico barlume di luce, in questo scenario desolante, arriva dalla reazione dei compagni che hanno spartito con lui il loro pranzo, riempiendo di amore un piatto vuoto.
I genitori non pagano 9 euro di mensa: bimbo di 4 anni lasciato senza pasto
A farne le spese (con annessa umiliazione) è stato un bimbo di soli 4 anni. Succede nella scuola d'infanzia gestita dal Comune di Sulmona (L'Aquila). A denunciare il fatto è stato il papà del bimbo di quattro anni, lasciato senza pasto durante la mensa.
Alla base vi sarebbe il ritardo nel pagamento della sua quota. E così, al momento di servire il pasto, gli operatori della mensa dell'asilo comunale hanno saltato il piccolo, lasciandolo senza cibo. Gli insegnanti, dopo aver trovato il bambino in lacrime, hanno chiamato il papà. Ed è così che lui ha scoperto che suo figlio era stato lasciato a digiuno perché aveva saldato i due buoni pasto dal valore totale di 8 euro e 97 centesimi alla mensa scolastica.
Unico momento degno di nota, in questo scenario desolante, è stata la catena di solidarietà che è scattata verso il compagno lasciato a digiuno; gli amichetti con il piatto pieno, infatti, avrebbero deciso di condividere il cibo con lui.
Un debito di 11mila euro
Posto che rivalersi su un bimbo di 4 anni è una scelta, ad essere cortesi, quantomeno discutibile. Va comunque segnalato che, lo scorso anno, il Comune di Sulmona ha accumulato un debito di circa 11.000 euro per il mancato pagamento della mensa da parte dei genitori. Una cifra effettivamente considerevole che crea sicuramente delle problematiche all'interno di un bilancio comunale da far quadrare.
Sarebbe, dunque, figlia di questo deficit la politica di intransigenza applicata dal Comune rispetto a coloro che non pagano le quote dovute. Legittimo, sia chiaro, intervenire per salvare le finanze municipali, magari - però - non umiliando un bimbo di 4 anni, ma ipotizzando "a monte" altre strategie.
La vicenda padovana
Le questioni relative alla mensa, spesso, portano con sé problematiche, anche di natura cavillosa. Emblematico un caso a Padova.
Nel settembre 2022, dopo che una scuola ha cambiato in corsa le regole sulla mensa, impedendo ai bambini di tornare a casa a mezzogiorno per mangiare, pena il non poter più rientrare alle lezioni pomeridiane. I genitori, quindi, non riuscendo a iscrivere la propria figlia secondo tempistiche, le hanno dato una "super" merenda per far fronte al mancato pranzo.
Un'iniziativa nata per tamponare l'emergenza di un giorno in attesa di mettersi in regola e per non far perdere alla bambina ore di lezione. Ma sulla vicenda si è alzato un polverone, con la preside che ha chiamato i servizi sociali perché la bimba, per regolamento, non poteva stare nell'istituto scolastico.
Quest'ultimi, tuttavia, hanno compreso la situazione, risolvendo in tempi brevi il malinteso.
"Fortunatamente le assistenti sociali hanno capito che non eravamo genitori negligenti – racconta la mamma della bambina alla stampa locale – e che ci siamo soltanto trovati improvvisamente a non poter più far uscire da scuola nostra figlia per il pranzo. Mi domando: se non fossimo riusciti a rispondere al telefono ieri mattina, ci saremmo trovati nostra figlia affidata a una casa famiglia?".
La maestra che faceva la cresta sui pasti
Come non menzionare la maestra dell'asilo nido che faceva, sostanzialmente, la cresta sui pasti dei piccoli. Si era inventata un piano assurdo: commissionava un numero di pasti inferiori rispetto all'effettivo numero dei piccoli da sfamare, ma a tutti i genitori faceva pagare la quota per intero. Successivamente creava delle microporzioni che serviva ai bimbi che si dovevano spartire quel poco che c'era.
Ed è così che, nel luglio 2024, una maestra della provincia di Gorizia è stata arrestata con l'accusa di maltrattamenti e frode.