I francesi: "Se volete scalare il Monte Bianco lasciate 15mila euro di cauzione per soccorsi e funerale"
Troppi alpinisti improvvisati: "Inammissibile che sia il contribuente francese a farsene carico”.
Sarebbe pronta un'ordinanza schock del sindaco di Saint-Gervais, comune d'Oltralpe da cui parte la "via francese" per scalare il Monte Bianco (in copertina il rifugio Gouter, da dove parte la "via francese" per salire in vetta). Troppi alpinisti improvvisati di recente sulla montagna secondo Jean-Marc Peillex:
"Non deve essere il contribuente francese a pagare questi costi, se volete scalare il Monte Bianco lasciate 15mila euro di cauzione per soccorsi e funerale".
Se volete scalare il Monte Bianco lasciate 15mila euro di cauzione
Provocazione o meno, quel che è certo è che complici il cambiamento climatico e l'estate più torrida di cui abbiamo memoria, salire sulle vette in questo momento non è per niente sicuro: dopo la recente tragedia della Marmolada (IL PARADOSSO: Alpinisti francesi raggiungono la vetta vietata della Marmolada e restano bloccati tra i ghiacci), fra Trentino e Veneto, anche in Valle d'Aosta ieri, martedì 2 agosto 2022 c'è stato un distacco, stavolta di pietre, dalla Testa del Leone sul Cervino, tanto che s'è dovuto evacuare 13 escursionisti e il sindaco di Valtournenche Jean Antoine Maquignaz ha firmato un’ordinanza di chiusura della cosiddetta via italiana.
Ma torniamo al Monte Bianco. Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais, comune francese dal quale parte l’ascensione sul Monte Bianco dalla via del Goûter, in pochi giorni ha riscontrato vari tentativi di salire in vetta nonostante le raccomandazioni sulla siccità, analoghe a quelle sentite per il Cervino (uno dei quali con i gendarmi del PGHM ad intimare, dall’altoparlante del loro elicottero, di ritornare a valle ad un gruppo di persone in short e scarpe da ginnastica).
Ora ha lanciato la provocazione con un comunicato stampa in cui annuncia che la municipalità potrebbe introdurre una nuova misura in fatto di salite sul “Tetto d’Europa”.
Ed è presto spiegata: esiste chi vuole fare l’ascensione portandosi la morte nello zaino? Va bene, ma che anticipi pure i costi del soccorso e del suo funerale, perché “è inammissibile che sia il contribuente francese a farsene carico”.
“Qualsiasi alpinista che vorrà sfidare le raccomandazioni – si legge nella nota – dovrà versare una cauzione di 15mila euro, somma che corrisponde al costo medio di un soccorso (10mila euro) e alle spese di sepoltura della vittima”.
All’indomani della frana sul Cervino, gli “addetti ai lavori” s’interrogano
Come racconta AostaSera.it, il dibattito è aperto sul fatto di introdurre divieti in montagna se le condizioni si fanno pericolose.
Lo scrittore ed alpinista Enrico Camanni dice la sua in un post su Facebook intitolato “Pezzi di Cervino”.
“I tredici alpinisti evacuati in elicottero dopo il crollo erano avvertiti che la cresta del Leone era pericolosa, tanto che le guide avevano sospeso le scalate da due settimane, ma a differenza di quei disgraziati di un mese fa non subiranno la lapidazione collettiva” sono le sue parole.
Affidato ad un “tweet” è invece il pensiero di Luciano Caveri, attualmente assessore regionale all’istruzione, ma con un passato da Parlamentare (nazionale ed europeo) occupatosi di numerose questioni della montagna (e con un ruolo di regia nell’“Anno internazionale” delle cime, proclamato dalle Nazioni Unite per il 2002).
“Con molte alte cime che perdono pezzi per via del riscaldamento globale bisognerà ripensare con chiarezza alla catena di responsabilità – è il “cinguettio” – con legislazioni chiare in materia per evitare una giurisprudenza tipo Arlecchino”.
E le guide alpine valdostane? Il loro presidente, Ezio Marlier, sceglie un cammino diverso, quello della sensibilizzazione.
“Penso che una buona comunicazione ed informazione – afferma – producano molto più delle solite ‘dichiarazioni bomba’, che non scaturiscono il dovuto messaggio. Ricordo poi, riguardo alle decisioni assunte negli scorsi giorni, che le società locali dei professionisti della montagna hanno titolo di imporre limitazioni, ma solo per i propri associati e colleghi, quindi solo per le guide alpine: la montagna rimane libera a chiunque abbia voglia di andarvi”.