Green Pass, (quasi) addio: quando servirà ancora da luglio 2023
Serve ancora per qualche viaggio, ma la Commissione Europea e l'Oms puntano a ripristinarlo in un'altra versione
Lo abbiamo conosciuto, discusso, criticato, osteggiato, esaltato. E ce ne siamo dimenticati, anche se in realtà non è mai andato veramente in soffitta. Di cosa parliamo? Del Green Pass. Da sabato 1 luglio 2023 gli diremo (quasi) addio, anche se servirà ancora per alcune situazioni.
Green Pass addio... o quasi
Da sabato 1 luglio 2023 la Piattaforma del Sistema informativo nazionale smetterà di erogare i Green Pass: si chiude dunque l'era della certificazione verde che nei momenti più bui della pandemia da Covid 19 era diventato obbligatorio non solo per accedere ai locali pubblici, ma in certi periodi pure per andare a lavorare (con le relative polemiche)
Dove resta in vigore in Green Pass e come ottenerlo
Alcuni Paesi extra Ue chiedono ancora la certificazione o in alternativa la prova di avvenuta vaccinazione. Per ottenerlo basta rivolgersi alla propria Azienda sanitaria locale (Asl) di riferimento. Qui tutte le informazioni necessarie.
Prima di mettervi in viaggio fuori dall'Italia, dunque, è consigliabile di controllare le norme di accesso del Paese di destinazione, per evitare brutte sorprese alla partenza o all'arrivo.
Il piano della Ue
Attenzione, però, perché la Commissione europea e l'Organizzazione mondiale della Sanità hanno in programma di ripristinare il "passaporto verde". Non per vietare l'accesso a locali e servizi, ma per migliorare la mobilità internazionale.
Torna il Green Pass
L'obiettivo sarebbe favorire la mobilità in tutto il mondo. Ad esempio potrebbe sostituire l'attuale certificato internazionale di vaccinazione, che ancora oggi è cartaceo, risparmiando notevoli impedimenti per gli utenti.
Il certificato digitale nato per il Covid con l'intento di superare la "Babele" di certificazioni nazionali e garantire l'accesso in tutta l'Unione con un solo documento potrebbe ora servire a molto altro. A partire dal superamento del problema del mancato riconoscimento transfrontaliero dei test, che rendeva i viaggi all'interno dell'Unione molto difficoltosi in tempo di pandemia.
I prossimi passi
Già a giugno l'Oms adotterà il sistema di certificazione digitale Covid-19 dell'Ue per istituire un sistema che "contribuirà a facilitare la mobilità globale e a proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future". Si tratta, specifica la Commissione, del primo elemento costitutivo della rete globale di certificazione della salute digitale dell'Oms, che svilupperà un'ampia gamma di prodotti digitali.
Il partenariato includerà una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell'attuazione del sistema dell'Oms, beneficiando della competenza tecnica accumulata dalla Commissione europea nel settore.
Cosa succede ora
Inizialmente verrà garantito che gli attuali certificati digitali dei Paesi dell'Unione Europea continuino a funzionare con efficacia. Del resto, sin dall'inizio della pandemia, l'Oms ha definito le linee guida generali per questi certificati.
Per "rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute", l'Oms sta istituendo una rete internazionale di certificazione sanitaria digitale che si basa sul quadro e le tecnologie aperte dell'Ue.
E la privacy?
Gli "oppositori" del Green Pass hanno anche esposto - tra le altre - perplessità sulla garanzia di privacy. Che non dovrebbe essere affatto intaccata, neppure in questa nuova fase. L'Oms non avrà accesso ad alcun dato personale: questi continueranno a essere dominio esclusivo dei Governi nazionali.