Giornata violenza su operatori sanitari: più del 50% degli operatori ne è vittima almeno una volta
Gli episodi sono cresciuti nell'ultimo anno del 5,5%

Il 12 marzo si celebra la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. A cinque anni dalla sua istituzione, il fenomeno delle aggressioni al personale sanitario non accenna a diminuire, come dimostrano i dati e le testimonianze raccolte.
Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari: un problema ancora irrisolto
Un infortunio su dieci nel settore sanitario e dell’assistenza sociale è causato da un’aggressione. Secondo l’Inail, tra il 2019 e il 2023 sono stati registrati quasi 12.000 infortuni legati a violenze o aggressioni sul posto di lavoro, con una media di 2.000-3.000 casi all’anno. Questo dato è tre volte superiore a quello riscontrato nell’intero comparto dell’Industria e dei Servizi. Tuttavia, l’Inail stesso sottolinea che questi numeri potrebbero essere sottostimati a causa di limiti nella codifica informatizzata e della sotto-denuncia di episodi meno gravi.
A rendere ancora più preoccupante il quadro è il fatto che i medici e gli infermieri liberi professionisti – inclusi i medici di famiglia e le guardie mediche – non sono coperti dall’Inail, lasciando così fuori dalle statistiche ufficiali un numero significativo di episodi. Secondo le stime, il fenomeno delle aggressioni in ambito sanitario potrebbe riguardare fino a 130.000 casi all’anno.
Almeno la metà delle persone che lavorano in ambito ospedaliero sono vittime del fenomeno.
Le cause della violenza contro i sanitari
Le radici del problema sono molteplici. Il III Rapporto “Centralità del medico e qualità del rapporto con i pazienti per una buona sanità”, realizzato dalla Federazione nazionale dei medici e odontoiatri (Fnomceo) in collaborazione con il Censis, ha evidenziato alcuni fattori scatenanti:
- Il 52,2% dei cittadini ha avuto un’esperienza negativa in pronto soccorso, tra attese interminabili e mancanza di informazioni.
- Il 66,4% delle persone percepisce una carenza di personale sanitario, il che contribuisce ad alimentare tensioni e frustrazione.
L’indagine, basata su un campione di 1.000 cittadini maggiorenni e 500 medici, mostra chiaramente il divario tra le aspettative dei pazienti e la realtà del servizio sanitario, incrinando il rapporto medico-paziente.

Donne più esposte alla violenza
Le donne che operano in sanità sono particolarmente esposte alla violenza. Silvia Vaccari, presidente della Federazione nazionale degli ordini della professione ostetrica (Fnopo), denuncia che un caso su sette di aggressione riguarda professioniste donne. La professione ostetrica, composta per la maggior parte da donne (21.000 operatori, di cui solo 300 uomini), è tra le più colpite.
Anche la Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) sottolinea che gli infermieri sono i più esposti alle aggressioni, in particolare le donne. Nonostante le misure adottate, il fenomeno persiste, spesso a causa della carenza di personale e dell’organizzazione inefficiente del sistema sanitario. Secondo FNOPI, è fondamentale investire in nuovi modelli organizzativi per intercettare i bisogni dei cittadini e ridurre il disagio.
Un nuovo patto di fiducia tra cittadini e Servizio Sanitario
L’incremento del 5,5% delle aggressioni in ambito sanitario impone una riflessione sulla necessità di ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e Servizio Sanitario Nazionale. Durante l’evento “Curiamo la fiducia tra cittadini e Servizio Sanitario Nazionale” organizzato a Pisa da FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) e Simeu (Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza), il presidente di FIASO, Giovanni Migliore, ha ribadito l’importanza di raccontare anche gli aspetti positivi della sanità pubblica.
Migliore ha sottolineato che, sebbene l’inasprimento delle pene per chi aggredisce il personale sanitario sia un segnale importante, non basta da solo a risolvere il problema. Servono ambienti di lavoro più sicuri, una formazione adeguata per gli operatori e un monitoraggio costante del fenomeno. Inoltre, un’eccessiva narrazione delle criticità della sanità rischia di alimentare sfiducia e tensioni tra i cittadini e gli operatori.
Emergenza e violenza: un binomio preoccupante
Secondo un’indagine presentata a Pisa, il 98% degli operatori dei servizi di emergenza ha subito una qualche forma di violenza durante il lavoro. Per la stessa percentuale, la violenza danneggia la qualità delle cure, riduce l’empatia e compromette la relazione con i pazienti.

L’evento ha reso omaggio a Barbara Capovani, psichiatra aggredita e uccisa nell’aprile 2023, evidenziando come la sicurezza degli operatori sanitari debba essere una priorità.
Le misure per contrastare le aggressioni
Per fronteggiare il fenomeno, nel 2022 il Governo ha istituito l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie, ricostituito con decreto del Ministero della Salute nel dicembre 2023. Inoltre, grazie a un’azione congiunta tra i ministri Schillaci e Piantedosi, sono stati istituiti presidi di polizia negli ospedali per garantire maggiore sicurezza.
Nonostante questi interventi, la violenza contro gli operatori sanitari rimane un problema serio e diffuso.