rischi sanitari e psicologici

Giornata contro le mutilazioni genitali femminili: una piaga anche italiana che coinvolge 80mila bambine e ragazze

Pratiche che spesso si consumano nell'ombra di comunità chiuse, dove la tradizione prevale sulla tutela della persona

Giornata contro le mutilazioni genitali femminili: una piaga anche italiana che coinvolge 80mila bambine e ragazze
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Secondo l’UNICEF sono più di 230 milioni le ragazze e le donne che hanno subito una forma di mutilazione genitale femminile; quattro milioni quelle che rischiano di esservi sottoposte entro i 15 anni di età. Sono 90 i Paesi del mondo che le infliggono. Mancano chiarezza sui fondi, denuncia ActionAid, e dati aggiornati sul fenomeno. Questa pratica lesiva ed estremamente dannosa, rimane tuttavia poco visibile e spesso sommersa, anche perché difficile da riconoscere, anche in Europa e in Italia.


Oggi, 6 febbraio 2025, ricorre la "Giornata contro le mutilazioni genitali femminili", occasione per una riflessione ma anche spazio per proporre azioni concrete a contrasto di un fenomeno molto più vicino a noi di quanto si creda.

“Questa pratica è purtroppo una realtà che ci riguarda anche da vicino. Il fenomeno non conosce confini e coinvolge circa 80mila donne, tra cui 7mila minori anche nel nostro paese, spesso invisibili nella loro sofferenza. Le mutilazioni genitali non sono solo una grave violazione dei diritti umani, ma anche un problema sanitario che richiede il nostro massimo impegno”, ha affermato il presidente dell’Iss Rocco Bellantone.

Dati che ci ricordano che Le MGF non sono esclusivamente una questione africana: spesso vengono effettuate in Paesi occidentali, come il nostro, un un universo domestico e culturale sommerso. Urgente una presa di coscienza del fenomeno ed una formazione sanitaria adeguata. Nonché informazione capillare, che offra alle vittime di questa pratica un'alternativa.

Giornata contro le mutilazioni genitali femminili

Secondo l’UNICEF, nel mondo sono più di 230 milioni le ragazze e le donne che hanno subito una forma di MGF, quattro milioni quelle che rischiano di esservi sottoposte entro i 15 anni di età . Le MGF vengono effettuate in età e contesti diversi a seconda della comunità di riferimento. Rilevate in almeno 96 paesi, le MGF riguardano tutti i continenti, ma sono maggiormente diffuse in Africa centrale e in alcune aree del Medio Oriente e dell’Asia . I paesi con l’incidenza più elevata sono Somalia, Guinea, Gibuti, Sierra Leone, Mali, Egitto, Sudan, Eritrea, Burkina Faso, Gambia, Etiopia, Mauritania, Chad e Indonesia.

Ma in numeri, seppur opachi e al ribasso, confermano che non si tratti di una piaga esclusivamente africana.

 

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Anche in Europa

Si stima che in Europa siano oltre 600 mila le donne che hanno subito MGF e 190 mila quelle a rischio in 17 Paesi. Inoltre, UNHCR ha stimato che, nel quinquennio 2015-2020, almeno 200 mila donne e ragazze all’anno, richiedenti asilo in Europa, potrebbero essere state vittime di MGF . Ma mancano dati aggiornati

Focus Italia

Si ipotizza che nel nostro Paese siano circa 87.600 le donne che hanno subito una forma di mutilazione genitale femminile, tra cui almeno 7.600 minorenni. Pratiche che spesso si consumano nell'ombra di comunità chiuse, dove la tradizione prevale sulla tutela della persona. A differenza di quanto si possa pensare, non vi è alcuna giustificazione religiosa: nessuna fede le prescrive, sebbene vengano perpetrate in contesti culturali differenti.

Oltre a essere una violazione dei diritti fondamentali, le MGF rappresentano una gravissima minaccia per la salute fisica e psicologica delle vittime. Le conseguenze possono essere devastanti: infezioni, dolore cronico, difficoltà nei rapporti sessuali e durante il parto, traumi psicologici profondi. Nonostante ciò, in Italia la formazione degli operatori sanitari su questo tema è ancora inadeguata. Spesso medici e infermieri non riconoscono i segni delle MGF e faticano a intervenire con un approccio culturalmente consapevole ed efficace.

L'Italia ha adottato misure specifiche per contrastare le MGF, tra cui la Legge 7 del 2006 e il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023. Tuttavia, la trasparenza sull’efficacia di questi strumenti è carente. ActionAid denuncia la mancanza di dati aggiornati sul fenomeno e la scarsa chiarezza sull'impiego dei fondi stanziati per la prevenzione e il supporto alle vittime. L’assenza di informazioni dettagliate impedisce di valutare l’impatto delle iniziative esistenti e di strutturare interventi realmente efficaci. Tra le proposte più urgenti vi è il riconoscimento delle MGF come condizione che rientri nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), permettendo così alle vittime di accedere gratuitamente alle cure necessarie.

Il Centro Nazionale per la Medicina di Genere dell'Iss spiega che "la nascita delle MGF precede quella delle religioni monoteiste e vengono praticate anche all'interno di comunità cristiane, in tutti i contesti culturali e socioeconomici possibili e in tutti i Continenti del mondo tranne in Antartide (così come in diversi Paesi africani).

"Non solo diffondere consapevolezza, ma offrire soluzioni concrete per la prevenzione e il trattamento delle conseguenze delle MGF e che possa agire su tutto il territorio nazionale con la collaborazione della medicina territoriale e della Croce Rossa" ha detto Walter Malorni direttore scientifico del Centro di ricerca in Salute globale della Università Cattolica, precisando che "l'idea è di proporre al Dipartimento pari Opportunità che si occupa attivamente della questione un Osservatorio Nazionale, una attività di formazione degli operatori sanitari inclusi i mediatori culturali e di comunicazione".

In cosa consistono le mutilazioni femminili

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) include tra le mutilazioni/circoncisione genitali femminili (Female Genital Mutilation/Cutting, FGM/C) tutte le pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali femminili esterni o altre lesioni per motivi non di ordine medico.

Il tipo di mutilazione varia a seconda della regione e della comunità d'origine. L' OMS distingue quattro forme di mutilazione genitale femminile:

  • Tipo I (clitoridectomia): asportazione parziale o completa del clitoride esterna e/o del prepuzio clitorideo.
  • Tipo II (escissione): asportazione parziale o completa del clitoride esterna e delle piccole labbra vaginali con/senza asportazione delle grandi labbra vaginali.
  • Tipo III (infibulazione o "circoncisione faraonica"): restringimento dell’orifizio vaginale con creazione di una chiusura ottenuta tagliando e riposizionando le piccole labbra e/o le grandi labbra, con o senza ablazione della clitoride.
  • Tipo IV: tutte le altre forme che mutilano gli organi genitali femminili per ragioni di ordine non medico, come ad es. la puntura o la perforazione degli organi genitali interni ed esterni.

L’età al momento della mutilazione varia a seconda della comunità praticante. Nella maggior parte dei casi, le mutilazioni genitali femminili vengono praticate tra 0 e 15 anni di età.

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