Fondazione Gimbe e Mattarella concordi: la Sanità è la vera emergenza del Paese
Nel 2023 oltre 4,5 milioni di italiani hanno rinunciato a cure di cui avevano bisogno
Quando c'è qualcosa che non va nella nostra quotidianità si dice "pensa alla salute". Ma siamo sicuri che tutti lo possono fare? Sì, perché secondo l'ultimo rapporto della fondazione Gimbe, circa quattro milioni e mezzo di italiani sono di fatto costretti a rinunciare alle cure mediche. E sulla vicenda interviene anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ricorda come la sanità sia la vera emergenza dell'Italia.
Gimbe: 4,5 milioni di italiani rinunciano alle cure
Il Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale della fondazione Gimbe traccia un quadro tutt'altro che roseo. I dati, effettivamente sono allarmanti:
- divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di 889 euro rispetto alla media dei paesi OCSE membri dell’Unione Europea
- crisi motivazionale del personale che abbandona il Ssn;
- boom della spesa a carico delle famiglie (+10,3%);
- quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici;
- inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali;
- migrazione sanitaria
- disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati.
"Tutto ciò dimostra – sostiene il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta – che la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale è prossima al punto di non ritorno, che i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate".
Le politiche dei Governi
Una situazione figlia, secondo Cartabellotta, delle politiche insufficienti degli ultimi anni.
"La grave crisi di sostenibilità del SSN è frutto anzitutto del definanziamento attuato negli ultimi 15 anni da tutti i Governi, che hanno sempre visto nella spesa sanitaria un costo da tagliare ripetutamente e non una priorità su cui investire in maniera costante: hanno scelto di ridurre il perimetro della tutela pubblica per aumentare i sussidi individuali, con l’obiettivo di mantenere il consenso elettorale, ignorando deliberatamente che qualche decina di euro in più in busta paga non compensano certo le centinaia di euro da sborsare per un accertamento diagnostico o una visita specialistica".
Più spese per le famiglie
Rispetto al 2022, nel 2023 i dati Istat documentano che l’aumento della spesa sanitaria totale (+ 4.286 milioni) è stato sostenuto esclusivamente dalle famiglie come spesa diretta (+ 3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+ 553 milioni), vista la sostanziale stabilità della spesa pubblica (- 73 milioni).
"Le persone – spiega Cartabellotta – sono costrette a pagare di tasca propria un numero crescente di prestazioni sanitarie, con pesanti ripercussioni sui bilanci familiari. Una situazione in continuo peggioramento, che rischia di lasciare l’universalismo del SSN solo sulla carta, visto che l’accesso alle prestazioni è sempre più legato alla possibilità di sostenere personalmente le spese o di disporre di un fondo sanitario o una polizza assicurativa. Che, in ogni caso, non potranno mai garantire nemmeno ai più abbienti una copertura totale come quella offerta dal SSN".
4,5 milioni di italiani senza cure
Ma il vero dramma è un altro. Secondo l’Istat nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici pur avendone bisogno, per uno o più motivi: lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso (struttura lontana, mancanza di trasporti, orari scomodi), problemi economici (impossibilità di pagare, costo eccessivo). E per motivi economici nel 2023 hanno rinunciato alle cure quasi 2,5 milioni di persone (4,2% della popolazione), quasi 600.000 in più dell’anno precedente.
Crolla la spesa per la prevenzione
Rispetto al 2022, nel 2023 la spesa per i “Servizi per la prevenzione delle malattie” si riduce di ben 1.933 milioni (-18,6%).
"Tenendo conto che la prevenzione – commenta Cartabellotta – è la “sorella povera” del SSN, al quale viene allocato circa il 6% del finanziamento pubblico, tale riduzione rappresenta un’ulteriore spia del sotto-finanziamento che, inevitabilmente, costringe Regioni e Aziende sanitarie a sottrarre risorse ad un settore sì fondamentale, ma considerato differibile. Ma tagliare oggi sulla prevenzione avrà un costo altissimo in termini di salute negli anni a venire, documentando la miopia di queste scelte di breve periodo".
Crisi del personale sanitario
Ma non solo. Anche il personale sanitario sta affrontando un periodo di crisi senza precedenti. Insomma, quelli che qualche anno fa erano i nostri "eroi in prima linea contro il Covid" oggi lamentano frustrazione, turni massacranti, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza. Insomma, come spesso accade, li abbiamo esaltati nel momento del bisogno e abbandonati subito dopo...
I dati raccolti da organizzazioni sindacali e di categoria documentano infatti il progressivo abbandono del SSN: secondo la Fondazione ONAOSI, tra il 2019 e il 2022 il SSN ha perso oltre 11.000 medici per licenziamenti o conclusione di contratti a tempo determinato e ANAAO-Assomed stima ulteriori 2.564 abbandoni nel primo semestre 2023.
L’Italia dispone complessivamente di 4,2 medici ogni 1.000 abitanti, un dato superiore alla media Ocse (3,7), ma sta sperimentando il progressivo abbandono del SSN e carenze selettive: oltre ai medici di famiglia, alcune specialità mediche fondamentali non sono più attrattive per i giovani medici, che disertano le specializzazioni in medicina d’emergenza-urgenza, medicina nucleare, medicina e cure palliative, patologia clinica e biochimica clinica, microbiologia, e radioterapia.
Pochissimi infermieri
"Ma la vera crisi riguarda il personale infermieristico - aggiunge il presidente di Gimbe - Nonostante i crescenti bisogni, anche per la riforma dell’assistenza territoriale, il numero di infermieri è largamente insufficiente e, soprattutto, le iscrizioni al Corso di Laurea sono in continuo calo, con sempre meno laureati".
Con 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti l’Italia è ben al di sotto della media Ocse (9,8), collocandosi tra i Paesi europei con il più basso rapporto infermieri/medici (1,5 a fronte di una media europea di 2,4). Inoltre, nel 2022 i laureati in Scienze Infermieristiche sono stati appena 16,4 per 100.000 abitanti, rispetto ad una media Ocse di 44,9, lasciando l’Italia in coda alla classifica prima solo del Lussemburgo e della Colombia. Per l’Anno Accademico 2024-2025 sono state presentate 21.250 domande per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche a fronte di 20.435 posti, un dato che dimostra la mancata attrattività di questa professione.
Il rischio di perdere il SSN
Ma il rischio di "perdere" il Sistema Sanitario Nazionale c'è? Sì, secondo Gimbe. E le conseguenze sarebbero devastanti.
"Non significa solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità e ridurre le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi. È per questo che la Fondazione Gimbe ha aggiornato il Piano di Rilancio del SSN: un programma chiaro in 13 punti che prescrive la terapia necessaria a salvare il nostro SSN “malato”. Un piano che ha come bussola l’articolo 32 della Costituzione e il rispetto dei princìpi fondanti del SSN e mette nero su bianco le azioni indispensabili per potenziarlo con risorse adeguate, riforme coraggiose e una radicale e moderna riorganizzazione. Per attuare questo piano, la Fondazione Gimbe invoca un nuovo patto politico e sociale, che superi divisioni ideologiche e avvicendamenti dei Governi, riconoscendo nel SSN un pilastro della nostra democrazia, uno strumento di coesione sociale e un motore per lo sviluppo economico dell’Italia. Un patto che chiede ai cittadini di diventare utenti informati e responsabili, consapevoli del valore del SSN, e a tutti gli attori della sanità di rinunciare ai privilegi acquisiti per salvaguardare il bene comune".
Parole che hanno trovato "sponda" anche nel Capo dello Stato. Clicca qui per leggere la lettera di Mattarella.
"Il Rapporto che la Fondazione Gimbe pubblica periodicamente rappresenta un prezioso spaccato di analisi sulle condizioni e i problemi della sanità in Italia - ha detto Mattarella - L’edizione di quest’anno, dedicata alle criticità del sistema sanitario, acquisisce un interesse particolare, ponendosi come sollecitazione all’applicazione dei principi di universalità e uguaglianza sanciti dalla Costituzione. Il Servizio Sanitario Nazionale costituisce, infatti, una risorsa preziosa ed è pilastro essenziale per la tutela del diritto alla salute, nella sua duplice accezione di fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. La sua efficienza è frutto, naturalmente, delle risorse dedicate e dei modelli organizzativi applicati, responsabilità, quest’ultima, affidata alle Regioni. Per garantire livelli sempre più elevati di qualità nella prevenzione, nella cura e nell’assistenza, è necessaria la costante adozione di misure sinergiche da parte di tutti gli attori coinvolti".