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Foggia, Torino, Milano, Rovigo: escalation di aggressioni in ospedale, i medici invocano l'Esercito

Emblematici i casi degli ultimi giorni, che confermano quanto le violenze siano eterogenee, da Nord a Sud. Le proposte sul tavolo e la disillusione dei sanitari

Foggia, Torino, Milano, Rovigo: escalation di aggressioni in ospedale, i medici invocano l'Esercito
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Aggressioni al personale sanitario in crescita, in tutto il Paese. Una tendenza che, nonostante le reiterate denunce e tentativi di sensibilizzazione negli ultimi anni, continua a dilagare. Emblematici i casi degli ultimi giorni che confermano quanto le violenze siano eterogenee, da Nord a Sud.

 

Aggressioni negli ospedali: tre casi in pochi giorni nel Foggiano

A Foggia, la situazione appare particolarmente critica: negli ultimi giorni si sono registrate ben tre aggressioni al personale sanitario.

La prima, sicuramente più grave, ha visto medici e infermieri costretti a barricarsi in uno stanzino per sfuggire alla rabbia e alla furia di una cinquantina di persone (familiari e amici) di una 23enne morta qualche ora prima, durante un intervento chirurgico.

È successo nella notte di mercoledì 4 settembre 2024, al Policlinico Riuniti di Foggia.

La ragazza, ricoverata al Riuniti dal 19 giugno in seguito a un grave incidente stradale a Cerignola mentre era su un monopattino, era stata trasferita d’urgenza in elisoccorso e sottoposta a cure intensive per quasi tre mesi. Nonostante diversi tentativi medici, tra cui una tracheotomia e altre procedure salvavita, l’ultimo intervento si è rivelato fatale.

Natasha Pugliese la 23enne morta dopo un'odissea di settimane
Natasha Pugliese la 23enne morta dopo un'odissea di settimane

L’annuncio della sua morte ha scatenato una furiosa reazione da parte dei familiari, convinti che il decesso fosse il risultato di una negligenza medica o di una gestione inadeguata del caso. Su Facebook, la sorella della vittima ha giustificato la "spedizione punitiva" contro il personale ospedaliero con parole che evocano scenari drammatici: "Alla notizia della morte, la mia famiglia ha fatto la guerra come Gomorra".

La Procura di Foggia ha aperto due inchieste distinte: una per verificare l’eventuale presenza di errori o incuria medica durante il ricovero, e l’altra per indagare sull’aggressione violenta al personale sanitario.

Pochi giorni dopo, sempre al Policlinico Riuniti di Foggia, tre infermieri sono stati brutalmente aggrediti con calci e pugni da un giovane paziente in preda a uno stato di ansia. Il ragazzo, che non ha ancora compiuto 19 anni, è stato arrestato dai carabinieri, intervenuti su richiesta del personale. Le accuse a suo carico comprendono lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale.

Nelle scorse ore, il figlio di un paziente che era in attesa al pronto soccorso si è scagliato contro due infermieri e un vigilante. L’aggressore aveva un braccio ingessato col quale ha colpito il personale sanitario. Mentre era in attesa dell’assegnazione del codice che definisce il tipo di emergenza, il paziente ha avuto un mancamento e subito dopo è scattata l’aggressione da parte del figlio.

Altri due casi a Torino

Recenti aggressioni del medesimo stampo anche in Piemonte. All'Ospedale Molinette di Torino un giovane tossicodipendente è stato portato al pronto soccorso per ricevere le cure del caso. Dopo un’accurata valutazione da parte di uno psichiatra, è stato deciso che il paziente non necessitava di un ricovero ospedaliero.

Tuttavia, questa decisione ha scatenato una reazione violenta da parte dei familiari del giovane. Come racconta Prima Torino, invece di accettare il giudizio clinico, hanno reagito con rabbia: urla, insulti e minacce hanno rapidamente trasformato l'ambiente del pronto soccorso, con i parenti che si sono scagliati contro il medicorovesciando la scrivania e danneggiando apparecchiature come computer e stampanti.

Ospedale le Molinette

In risposta a questi atti inaccettabili, l'Ospedale Molinette ha deciso di agire. È stata sporta denuncia contro gli aggressori, con l’obiettivo di avviare un’azione legale per tutelare il personale medico e i pazienti.

Il 10 settembre 2024, una dottoressa trentenne è stata aggredita con un'arma da taglio mentre stava per entrare in ospedale e prendere servizio al San Giovanni Bosco di Torino. La professionista, in servizio nel reparto di medicina d'urgenza, ha riportato una ferita ad una mano.

In questo caso si sarebbe trattato di una rapina, ma offre la misura di quanto la categoria, complici anche gli orari e i turni particolari, possa essere esposta a pericoli di varia natura.

Paura (anche) in Veneto

Anche il Veneto non è esente a questi fatti di cronaca, motivo per il quale, nella mattinata di martedì 10 settembre 2024, presso la Prefettura di Rovigo, il Prefetto Clemente Di Nuzzo e il Direttore Generale della Ulss 5 Polesana, Pietro Girardi, hanno firmato il "Protocollo d'intesa per la pronta attivazione delle Forze dell'Ordine a tutela degli operatori sanitari della ULSS 5 Polesana coinvolti in aggressioni o atti di violenza".

Durante l'incontro in Prefettura, il Direttore Generale dell'Ulss 5, Pietro Girardi, ha riferito che nei primi otto mesi del 2024 sono già state registrate 47 segnalazioni di aggressioni, di cui 8 classificate come infortuni sul lavoro dall'Inail.

Il Direttore ha riportato inoltre che dal 2019 al 2024, il numero complessivo di infortuni Inail per aggressione è stato di 49. I servizi maggiormente colpiti da questi episodi violenti risultano essere l'emergenza, il Pronto Soccorso e la guardia medica, con gli infermieri tra i professionisti più esposti a situazioni anche brutali.

A queste statistiche si aggiungono, inoltre, i numerosi episodi di aggressioni verbali e psicologiche che avvengono sia in ambito ospedaliero che territoriale, e che non sono conteggiati tra gli infortuni fisici.

Pulsanti di allarme in Lombardia

Corre ai ripari anche la Lombardia. Nel 2023 sono stati segnalati in Lombardia 4.836 episodi di aggressione (dagli insulti alla violenza con arma). In regione sono 21 le strutture ospedaliere che hanno aderito e attivato il pulsante di allarme aggressione agli operatori sanitari.

Il sistema è partito ad agosto 2023 e fa seguito alla sottoscrizione di un documento in Prefettura a Milano. Rientra nell’ambito degli interventi di pubblica sicurezza nei Pronto Soccorso, che ha previsto l’installazione nei PS degli ospedali di uno o più pulsanti per il rapido allertamento delle Forze di Pubblica Sicurezza in determinati casi.

Allarme in Lombardia: dopo il Covid, il 70% dei medici soffre di stress lavorativo
Medici sotto pressione

In tutto sono state 186 le richieste d’intervento con allarme (157 negli ospedali di Milano e provincia, 18 in provincia di Monza Brianza e 11 in provincia di Lecco).

"Esercito ed arresto in flagranza differita"

Queste brutalità hanno spinto il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, a lanciare un appello:

"Se la polizia non riesce a garantire un presidio sicuro, credo che l’esercito possa rappresentare una soluzione temporanea per assicurare un ambiente di lavoro sicuro e un ottimo supporto agli agenti", dichiara. E propone l’introduzione dell’arresto in flagranza differita, come negli stadi. Anelli ha scritto anche alla premier Giorgia Meloni chiedendo di "usare i soldi del Pnrr per la sicurezza: abbiamo bisogno di un piano complessivo che contenga diverse misure da attuare subito altrimenti ce ne andiamo tutti. Siamo stanchi, i colleghi sono disillusi e demotivati".

C'è anche la proposta, di difficile applicazione, contenuta in un ddl presentato dal senatore Ignazio Zullo, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Lavoro e Sanità. Sostanzialmente chi aggredisce i medici verrà estromesso dal servizio sanitario. O meglio: verrà curato in caso di emergenza ma dovrà pagare tutto il resto, dalle visite programmabili a quelle di elezione. Almeno per tre anni. Se verrà colto in flagranza, mentre usa violenza contro un medico o un infermiere, potrà perfino essere arrestato.

L'idea di creare un Daspo sanitario sta facendo parecchio discutere. Parallelamente si sta valutando di istituire il manager della sicurezza: se ne è discusso al policlinico di Foggia dopo l'aggressione allo staff medico.

Favorevole a questa strada il noto infettivologo Matteo Bassetti:

"Finalmente qualcosa si muove, anche se ancora in modo gravemente insufficiente rispetto alle esigenze dei sanitari - interviene l'infettivologo Matteo Bassetti - . Oltre al Daspo sanitario si dovrebbe prevedere anche il carcere preventivo (se flagranza di reato) e lavori socialmente utili per chi percuote un sanitario sul luogo di lavoro. Solo il pugno durissimo contro questi delinquenti può fermare questo scempio inaccettabile".

matteo bassetti vaiolo scimmie
Matteo Bassetti

L'associazione Nessuno tocchi Ippocrate suggerisce un vademecum salva medico: drappelli di polizia in tutti i pronto soccorso (non a macchia di leopardo), pagamento del ticket per codici bianco/verdi (che spesso non viene applicato), video sorveglianza su tutti i mezzi di soccorso, centrale operativa unica per allertare 118 e la guardia medica (rigorosamente su linea registrata). E certezza della pena detentiva per gli aggressori.

"Finiamola - ammonisce l'associazione - di proporre soluzioni squallide come corsi di difesa personale per i sanitari, oppure l'istituzione della figura dell'assistente infermiere che 'calma' gli utenti in sala d'attesa".

I numeri

Nel 2023, secondo Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie (ONSEPS), le aggressioni sono state 16mila e hanno coinvolto 18mila operatori. Dati comunque sottostimati perché nel report dell’Osservatorio – previsto dalla legge 113/2020 e istituito a gennaio 2022 e costituito dal Ministero della Salute, Ministero dell’Interno, Ministero dell’Economia e Finanze e il Ministero del Lavoro, e coinvolge oltre 70 componenti tra sindacati, ordini professionali, Regioni, Inial, AGENAS e associazioni – non sono conteggiati gli episodi avvenuti in Sicilia, in buona parte del privato accreditato e nel terzo settore. garantire cure e assistenza.

Tensioni in ospedale

La professione più colpita è quella degli infermieri, seguita dai medici e dagli operatori socio-sanitari. Due terzi delle persone aggredite sono donne. Gli ambienti più rischiosi sono i pronto soccorso, le aree di degenza, i servizi psichiatrici e gli ambulatori. I principali aggressori sono i pazienti (69%) contro il 28% di parenti. Il 68% delle aggressioni è di tipo verbale, il 26% fisico e il 6% contro beni di proprietà.

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