Una storia di solidarietà

Finisce le ferie per assistere la figlia di 9 mesi malata, i colleghi le regalano 600 ore per starle vicino

Una giovane mamma di Cecina (Livorno) ha ricevuto un graditissimo "regalo" da parte dei colleghi di lavoro

Finisce le ferie per assistere la figlia di 9 mesi malata, i colleghi le regalano 600 ore per starle vicino
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Una bella storia di solidarietà tra colleghi di lavoro. Un esempio di disponibilità e amicizia che si vedono nel momento del bisogno. Succede a Cecina (Livorno) dove una giovane mamma ha consumato in brevissimo tempo tutte le sue ferie per stare vicino alla figlia di 9 mesi, ricoverata all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze per sottoporsi a una terapia per una patologia tumorale polmonare. Ma quando è stato il momento di rientrare al lavoro sono intervenuti i colleghi, che le hanno regalato 600 ore, permettendole così di prolungare il suo periodo di assistenza alla bambina.

La figlia è malata, lei finisce le ferie...

La famiglia è di Cecina e si è dovuta trasferire per qualche tempo a Firenze per stare vicino alla piccola, ricoverata all'ospedale pediatrico Meyer. Ma le ferie della mamma sono finite in fretta, così come i permessi retribuiti. E, una volta terminati, avrebbe dovuto rientrare sul posto di lavoro.

Il regalo dei colleghi

A quel punto è scattata la solidarietà dei colleghi, che hanno deciso di rinunciare a un totale di 600 ore di ferie per poterle donare alla donna, permettendole così di stare vicino alla piccola senza avere l'assillo del lavoro.

"Lo Stato non offre nessun tipo di supporto in questi casi - aveva raccontato qualche giorno fa sulle pagine di Repubblica la donna - I certificati per la malattia dei figli non sono retribuiti e io ho consumato ferie, permessi ore arretrate cumulate. I titolari dei punti vendita mi sono venuti incontro il più possibile ma a dicembre avevo finito tutto".

I precedenti

Non si tratta di un caso unico. Aveva fatto il giro d'Italia nel 2018 la storia di Emilio Lentini, allora 53enne, dipendente di un'azienda di Vimodrone, alle porte di Milano, malato di leucemia. In suo aiuto, quando aveva finito i permessi, le ferie e i giorni di malattia, erano arrivati i colleghi, che gli avevano donato le loro ferie per potersi curare.

Emilio Lentini (con la mascherina) con i colleghiù

Il figlio Emanuele gli aveva poi donato il midollo osseo e la moglie Antonella lo aveva seguito con amore difficoltà dopo difficoltà fin dal suo ingresso in ospedale.  E così Emilio era riuscito a sconfiggere la malattia.

Era stato uno dei primi casi, sulla scorta del quale poi ne erano arrivati altri. Uno simile a quello della mamma toscana aveva riguardato nel 2022 Federica, una dipendente della Emec di Rieti. Il figlio era gravemente malato, costretto a muoversi su una sedia a rotelle e a comunicare solo con appositi strumenti. Uno shock nel quale ha avuto la vicinanza dei colleghi, che le hanno permesso di raggiungere 400 giorni di ferie e permessi, per stare vicino al suo ragazzo.,

Come si donano le ferie a un collega malato

Il meccanismo delle ferie solidali è stato introdotto nel 2015 dal Jobs Act e si ispira alla legge Mathis, una norma approvata in Francia nel 2014. In sostanza è molto semplice: i lavoratori possono cedere ai colleghi in difficoltà per ragioni di salute gironi di riposo e permessi non goduti.

Per la legge le ferie solidali devono essere destinate ai genitori con figli minorenni che, per particolari condizioni di salute, necessitano di cure costanti. Alcuni contratti collettivi e alcuni contratti aziendali, però, hanno esteso la platea di beneficiari e le condizioni di fruizione, permettendo di utilizzarle  anche per far fronte alla grave malattia del lavoratore stesso o per assistere un familiare non autosufficiente.

Ferie solidali: come fare richiesta

Anche il meccanismo per accedere a questa misura è piuttosto semplice: il lavoratore che ha esaurito ferie e permessi retribuiti può domandare al datore di lavoro, o al responsabile dell’ufficio del personale, di avviare la procedura di sostegno da parte dei colleghi motivando l’istanza con la documentazione medica, rilasciata da una struttura pubblica o convenzionata, che attesti la situazione di malattia personale, del figlio o di un altro familiare.

Il responsabile informa i colleghi della richiesta, garantendo inizialmente l’anonimato alla persona in difficoltà. I lavoratori che vogliono aderire alla colletta formalizzano la decisione indicando il numero di giorni che intendono donare. Il molti casi c’è un limite da rispettare: il dipendente può dare al collega solo i giorni eccedenti le 4 settimane di riposo all’anno, ovvero il risposo che per legge deve essere fruito obbligatoriamente nell’arco dei 12 mesi.

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