Rapporto di Save the Children

Festa della mamma. Lavoro, salute, servizi, violenza: le Regioni dove è meglio (o peggio) essere madre

Bolzano, Emilia Romagna e Toscana le migliori. Si mantiene alto il divario tra Nord e Sud

Festa della mamma. Lavoro, salute, servizi, violenza: le Regioni dove è meglio (o peggio) essere madre
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Domenica 12 maggio 2024 è la festa della mamma. E come ogni anno Save The Children ha analizzato la situazione delle madri italiane, stilando una classifica delle regioni più "mamme friendly".

Festa della mamma: le regioni che danno più attenzione alle madri

Quest’anno l’Indice delle madri per regione è il risultato di una analisi basata su 7 dimensioni:

  • Demografia
  • Lavoro
  • Rappresentanza
  • Salute
  • Servizi
  • Soddisfazione soggettiva
  • Violenza

In totale sono 14 gli indicatori analizzati da diverse fonti grazie alla collaborazione dell'Istat.  Il valore di riferimento dell’Indice delle Madri è pari a 100. Rispetto ad esso, i valori superiori rappresentano un territorio più favorevole per le mamme; al contrario, i valori inferiori mostrano un territorio meno “friendly” nei loro confronti.

Come nella scorsa edizione, anche quest’anno tra le regioni più “amiche delle mamme”, spiccano ai primi posti dell’Indice generale la Provincia Autonoma di Bolzano (115,255), l’Emilia-Romagna (110,530), rispettivamente nella prima e nella seconda posizione dell’elenco. Subito dietro la Toscana, che rispetto alla scorsa edizione guadagna una posizione (109,239) e si attesta al terzo posto.

Sebbene rispetto all’anno precedente, la situazione italiana sia migliorata sia da un punto di vista assoluto, che da un punto di vista di gap territoriale, le regioni del Mezzogiorno, continuano a posizionarsi tutte al di sotto del valore di riferimento italiano, con alcune particolarmente lontane dalla quota 100. Calabria (92,671), Puglia (92,085), Sicilia (91,050), Campania (89,474) e Basilicata (87,441), fanalino di coda, occupano gli ultimi posti dell’Indice generale senza quasi stravolgimenti rispetto alla scorsa edizione, con uno scambio di posizioni tra la Puglia (18°) che perde una posizione e la Calabria (17°) che la guadagna. Relegate in fondo all’Indice, queste regioni più di altre, scontano i mancati investimenti sul territorio che si traducono in una carenza strutturale di servizi e lavoro.

Tra le Regioni che più sono migliorate rispetto all’anno precedente, il Lazio che passa dal 13° all’8° posto guadagnando 5 posizioni e la Lombardia che dall’8° si attesta al 4°.

La demografia

Per quanto riguarda l’area della demografia, la capofila delle regioni più virtuose è la Provincia Autonoma di Bolzano (130,857), che supera nettamente il valore di riferimento (100) seguita dalle regioni Sicilia (110,286) e Campania (107,714).  Nella parte bassa dell’Indice  troviamo al 17° posto il Lazio (92,286), seguito da Molise e Umbria (91,429 per entrambe), Basilicata (89,714) e Sardegna (75,143) che si posiziona come ultima.

In questa area specifica, è la regione Marche quella che ha modificato più di altre la sua posizione rispetto all’anno precedente, guadagnando 4 posizioni ed attestandosi al 12° posto, mentre tutte le regioni del Centro sono al di sotto del valore di riferimento. Nel Nord-Ovest solo la Lombardia ha valori migliori della media Italia, mentre le Regioni del Nord-Est sono tutte al di sopra di tale soglia.

Il lavoro

Le Marche (102,488), il Piemonte (100,979), l’Abruzzo (100,504) e la Liguria (100,321), occupano i primi posti nell’area lavoro. Regioni dove, per le madri il mondo del lavoro, appunto, è più accessibile e dove il numero di dimissioni o quello delle riduzioni di orario di lavoro non volontarie dopo la nascita di uno o più figli sono più bassi.

Di contro, la Puglia (84,667), la Provincia Autonoma di Trento (84,356), la Sicilia (81,567) e la Campania (81,535) sono quelle meno virtuose, occupando rispettivamente dalla diciottesima all’ultima posizione.

Quest’anno, l’Indice di questa area risulta quello con i cambiamenti più significativi rispetto alla scorsa edizione. A cominciare dall’Emilia-Romagna (97,276) che rispetto all’anno passato perde ben 9 posizioni passando dal 1° al 10° posto. Un calo che sembra essere dovuto prevalentemente all’aumento nella quota di donne impiegate in lavori a termine da almeno 5 anni (aumentata dal 13,7% del 2022 al 18,6% del 2023) e alla crescita nel tasso di dimissioni per le madri con figli nella fascia 0-3 anni (da 3,93 ogni 1.000 donne occupate nel 2021 a 5,86 nel 2022).

L’Abruzzo (100,504), invece guadagna undici posizioni, grazie ad una crescita di ben 5 punti percentuali nel tasso di occupazione delle donne con figli minori (dal 55,9% del 2022 al 61% del 2023) e una parallela riduzione nel tasso di part-time involontario (dal 20,1% del 2022 al 18,4% nel 2023) e nella quota di donne occupate in lavori a termine da più di 5 anni (dal 17,2% del 2022 al 13,9% del 2023). Anche il Friuli-Venezia Giulia (91,800) scende di sei posizioni e la Valle d’Aosta (98,441) di cinque, mentre Basilicata (87,351), Marche (102,488), Molise (97,608) e Lazio (99,437) salgono di 4 posti. La Lombardia (99,144) perde tre posizioni, passando dalla quarta alla settima. Si evidenzia che solo questo dominio ha un valore Italia 2023 (96,956) inferiore a quello del 2022 (100,000).

La rappresentanza

Nell’area della rappresentanza, relativa alla percentuale di donne in organi politici a livello locale per regione, il Lazio è primo (134,054), avanzando di 4 posizioni rispetto alla scorsa edizione. Seconda l’Umbria (128,468) che scende di una posizione rispetto all’anno precedente, seguita dal Veneto (123,423) e dalla Toscana (122,883) che dalla scorsa edizione perde una posizione. Fanalino di coda è invece la Basilicata (68,468) con ben oltre 30 punti di differenza dal valore di riferimento.

La salute

Anche nell’area salute, troviamo come più virtuosa una regione del Centro: l’Umbria (118,903), passata dal 16° posto dello scorso anno al 1° grazie a una profonda riduzione nel quoziente di mortalità infantile (da 3,23 nel 2020 a 1,15 nel 2021) e a una crescita delle strutture pubbliche e private accreditata per attività di consultorio (da 4,2 ogni 10.000 abitanti nel 2019 a 5,6 nel 2022).

Nella parte bassa  la Liguria, che perde ben 9 posti (dall’8° alla 17° posizione) e la Basilicata, che perde 6 posti (dalla 5° all’11° posizione). In entrambe le regioni si assiste ad un aumento del quoziente di mortalità infantile (da 2,06 al 3,27 in Liguria e dal 2,27 a 3 in Basilicata tra il 2020 e il 2021) e una riduzione delle strutture accreditate per attività di consultorio (da 3,5 ogni 10.000 abitanti a 2,9 in Liguria e da 5,6 a 5,2 in Basilicata).

I servizi

La Provincia Autonoma di Trento (131,719) e la Valle D’Aosta (125,124) occupano rispettivamente prima e seconda posizione, seguite da Emilia-Romagna (121,068) e Toscana (120,336). Tra le 13 Regioni e Province autonome del Centro Nord solo Marche (98,513) ed Umbria (97,168) hanno valori al di sotto del valore di riferimento.

Nel Mezzogiorno, invece, è la Sardegna l’unica regione ad avere un valore superiore alla media nazionale (103,629), mentre la Sicilia (76,675), come nel 2022, è ultima, preceduta da Campania (79,862), Puglia (82,462), Calabria (82,633) e Molise (85,447), regioni dove l’offerta di servizi è più bassa.

La soddisfazione soggettiva

La regione dove l’area della soddisfazione soggettiva delle mamme raggiunge livelli più alti del valore di riferimento nazionale (100) è la Provincia Autonoma di Bolzano (129,849), mentre la Sicilia è fanalino di coda (88,832). Liguria (100,144) ed Emilia-Romagna (103,223) sono le uniche regioni del Centro Nord che presentano un valore inferiore alla media nazionale (104,804).

Scendono di diverse posizioni, il Molise (dalla 6° alla 15° posizione), l’Emilia-Romagna (dalla 7° alla 14°) e l’Umbria (dalla 3° alla 10°), mentre guadagnano 6 posizioni in classifica il Friuli-Venezia Giulia (da 12° a 6°), la Toscana (da 11° a 5°) e il Lazio (da 13° a 7°).

La violenza

Al primo posto nell’area violenza si conferma il Friuli-Venezia Giulia (134,761), con il tasso più alto di Centri antiviolenza e case rifugio per 100.000 donne di 14 anni e più. Rispetto all’edizione precedente, Umbria e Molise peggiorano notevolmente le loro posizioni, scendendo rispettivamente, dalla 9° alla 17° posizione e dalla 3° alla 7°. Lombardia (dall’11° alla 5°) e Puglia (da 17° a 11°) salgono di 6 posizioni nell’Index.

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