La Corte d’Appello dell’Aquila ha respinto il reclamo presentato dai legali di Nathan e Catherine Trevallion, confermando l’ordinanza del Tribunale per i minorenni che aveva disposto la sospensione della responsabilità genitoriale e il collocamento dei tre figli minori in una struttura protetta a Vasto. Per la cosiddetta “famiglia nel bosco” la situazione resta quindi invariata: i bambini, trasferiti il 20 novembre 2025 da Palmoli (Chieti), non rientreranno a casa nemmeno durante le festività natalizie.
Nella casa famiglia è presente anche la madre, che può trascorrere con i figli alcuni momenti della giornata, secondo le modalità stabilite dai servizi sociali. Il provvedimento era stato adottato in seguito alle condizioni di vita della famiglia, che risiedeva in un’abitazione isolata nel bosco, e a presunte gravi carenze sul piano educativo, sanitario e relazionale.
Le promesse dei genitori e il nodo della socializzazione
Nei giorni scorsi gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas avevano depositato memorie difensive davanti alla Corte d’Appello civile dell’Aquila, sottolineando un cambio di atteggiamento dei genitori. Secondo la difesa, la coppia anglo-australiana si sarebbe detta disponibile ad adeguare l’abitazione di Palmoli, a consentire la frequenza scolastica dei figli e a completare il percorso vaccinale.
Elementi che tuttavia non sono stati ritenuti sufficienti per superare le motivazioni dell’ordinanza originaria. Al centro della valutazione dei giudici resta infatti quello che, secondo quanto trapela, viene definito il “nodo della socializzazione”: la mancanza di un contesto stabile di relazione con i coetanei. Anche gli assistenti sociali avevano parlato di una situazione di “deprivazione” sotto questo profilo.
Il livello di istruzione dei bambini
Il procedimento davanti alla Corte d’Appello si intreccia con quello ancora pendente presso il Tribunale per i minorenni dell’Aquila, che dopo l’udienza del 4 dicembre 2025 si è riservato la decisione finale. Nel frattempo, la tutrice dei minori, Maria Luisa Palladino, ha riferito che i bambini presenterebbero un livello di istruzione molto basso:
“Non sanno leggere, stanno imparando ora l’alfabeto”, mentre la più grande, di otto anni, “sa scrivere il suo nome solo sotto dettatura”.
Una valutazione che contrasta con precedenti certificazioni rilasciate da una scuola di Brescia, che avevano attestato un grado di istruzione più avanzato, alimentando ulteriormente il dibattito sul caso.
L’avvocato: “Non è una bocciatura definitiva”
Per l’avvocata Danila Solinas, la decisione della Corte d’Appello non rappresenta una bocciatura nel merito:
“La Corte doveva solo verificare se, al momento dell’adozione dell’ordinanza, esistessero i presupposti formali. E ha stabilito che c’erano, come avviene nella maggior parte dei casi”.
La legale sottolinea però che nella sentenza vengono riconosciuti i progressi compiuti dai genitori, ritenuti potenzialmente valutabili in modo positivo dal Tribunale per i minorenni, che potrà decidere in qualsiasi momento, anche senza una nuova udienza, sul possibile rientro dei bambini in famiglia.
Il caso diventa politico: le parole di Salvini e Roccella
La vicenda ha avuto un forte impatto anche sul piano politico. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto sui social con parole durissime:
“Per questi giudici una sola parola: vergogna. I bambini non sono proprietà dello Stato, devono crescere con l’amore di mamma e papà”.
Sulla stessa linea la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, che ha espresso preoccupazione per le conseguenze dell’allontanamento:
“Neanche per Natale i bambini potranno tornare a casa. Si assiste a un’intromissione dello Stato in scelte di vita che possono non essere condivise, ma che non è chiaro perché giustifichino una separazione così drastica, che dovrebbe avvenire solo in presenza di pericoli vitali”.
Secondo la ministra, nel dibattito pubblico si sarebbe parlato poco delle possibili ripercussioni psicologiche dell’allontanamento su bambini così piccoli.
Una vicenda ancora aperta
La storia della famiglia nel bosco resta quindi giudiziariamente aperta, in attesa delle determinazioni del Tribunale per i minorenni. Nel frattempo, il caso continua a dividere l’opinione pubblica tra tutela dei diritti dei minori, libertà educativa dei genitori e limiti dell’intervento dello Stato, confermandosi uno dei temi più discussi delle ultime settimane.
