Lasciato alla Culla per la Vita

Enea, il neonato abbandonato a Pasqua a Milano, ha già trovato una nuova famiglia

L'appello di Ezio Greggio alla madre che ha lasciato il bimbo: "Torna! Ti daremo una mano". Selvaggia Lucarelli tuona: "Chiasso indelicato su questa vicenda"

Enea, il neonato abbandonato a Pasqua a Milano, ha già trovato una nuova famiglia
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E' stata la storia più chiacchierata di questi giorni di Pasqua. Alla Culla per la Vita del Policlinico Mangiagalli di Milano, infatti, è stato abbandonato un neonato dalla madre. Con lui c'era anche una commovente lettera d'addio. A pochissime ore di distanza dall'abbandono, al piccolo Enea è già stata trovata una famiglia. Ma mentre il Tribunale è al lavoro per gestire le sorti del bimbo, sulla drammatica vicenda si è aperto un acceso dibattito che ha visto coinvolti anche personaggi pubblici come Ezio Greggio e Selvaggia Lucarelli.

Milano, neonato abbandonato a Pasqua al Policlinico Mangiagalli

"Ciao, mi chiamo Enea. Sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile".

Inizia così la toccante lettera della mamma del neonato abbandonato a Pasqua alla Culla per la Vita del Policlinico Mangiagalli di Milano. Un biglietto lasciato dal genitore per spiegare i motivi per il quale non lo ha potuto tenere, nonostante fosse nato da pochissimi giorni.

Neonato abbandonato Milano

Il piccolo, scrive la madre, "è super sano e tutti gli esami fatti in ospedale sono ok". I medici della Culla per la Vita, presidio dove le mamme in difficoltà possono lasciare i loro figli in totale anonimato, si sono attivati verso le 11,40 di domenica 9 aprile 2023. Enea, dal peso di 2,6 kg, è stato preso in carico dai dottori che, fin da subito, si sono messi al lavoro per dargli tutte le cure e l'attenzione necessarie.

"Il piccolo Enea sta bene, è un bel bambino di circa una settimana di vita ed è coccolato - ha affermato Fabio Mosca, direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Milano - da medici e infermiere. E' monitorato dell'équipe della Neonatologia e Terapia intensiva neonatale e nutrito con il latte delle donatrici che alimentano la Banca del latte materno".

Trovata già una famiglia

"Il piccolo Enea resterà con noi il tempo tecnico necessario perché il Tribunale dei minori lo possa affidare alla famiglia idonea, di solito bastano poche settimane".

E' sempre il direttore di Neonatologia Fabio Mosca a specificare le tempistiche necessarie a completare l'iter per trovare una famiglia affidataria per i neonati affidati alla Culla per la Vita. La vicenda del piccolo Enea, che come detto è stato lasciato dalla madre biologica perché impossibilitata a occuparsi di lui, ha avuto una grande risonanza, soprattutto mediatica, complice presumibilmente il fatto di essere stato abbandonato nel giorno di Pasqua.

E' successo quindi che, in pochissimi giorni, il Tribunale dei minori ha già trovato per lui una nuova famiglia.

"Il tribunale - scrive il Policlinico - affiderà il piccolo a una famiglia che si era già resa disponibile ed era stata valutata idonea per accogliere un bambino abbandonato".

Cos'è e come funziona la Culla per la vita

Stando alla ricostruzione della storia del Policlinico Mangiagalli, il piccolo Enea è nato in un altro presidio ospedaliero, ma è stato lasciato dalla madre proprio presso la Culla per la Vita.

"Se vorrà ripensarci - fa sapere il direttore Mosca - in qualunque momento siamo pronti ad accoglierla".

Ma che cos'è la Culla per la Vita e come funziona nello specifico?

Attiva dal 2007, la struttura della Culla per la Vita rappresenta la versione moderna della "ruota degli esposti". Quando un bimbo viene trovato, la Neonatologia lo prende in carico e in tempo reale viene contattato il Tribunale dei minori che affida  temporaneamente la patria potestà del piccolo al reparto, che così può rispondere dell'accudimento riservato al bebè.

Fin dalla sua fondazione, a Milano sono stati lasciati tre bambini: oltre a Enea, nel 2012 e nel 2016 una stessa sorte è toccata rispettivamente ai piccoli Mario e Giovanni. La Culla è un ambiente protetto e riscaldato ed è strutturata in modo da avvisare immediatamente il personale sanitario: una volta che il bimbo viene accolto al suo interno, un allarme discreto avvisa medici e infermieri della Neonatologia che possono prendersi cura del piccolo entro pochissimi minuti.

"E' una cosa che pochi sanno - commenta Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano - ma in ospedale si può partorire in anonimato, per la sicurezza di mamma e bambino. Inoltre esistono le Culle per la Vita: la nostra si trova all'ingresso della Clinica Mangiagalli e permette di accogliere in totale sicurezza un bimbo che i suoi genitori non possono purtroppo tenere con sé. E' una decisione drammatica, ma la Culla consente di affidare il piccolo a una struttura dove gli sono garantite cure immediate e che preserva l'assoluto anonimato per i genitori".

Grande risonanza mediatica sull'abbandono di Enea

Come affermato in apertura, il caso del piccolo Enea ha avuto grande risonanza mediatica. Il primo a esprimersi sull'abbandono da parte della madre è stato il direttore della Neonatologia e della Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico di Milano, Fabio Mosca:

"Mi preme dire che questa giovane mamma è ancora tranquillamente in tempo per ripensarci e tornare a prenderlo, senza conseguenze. Noi non abbiamo capito che aveva bisogno ma adesso non si sentirà sola, sapremo aiutarla. Non deve preoccuparsi, comunque il suo gesto, lasciare questo bimbo in un luogo sicuro, già denota l'amore che ha avuto per suo figlio. Siamo noi del mondo sanitario, sono le istituzioni, sono i servizi sociali a non aver saputo cogliere i segnali di disagio. Ma c'è il tempo per recuperare.

Il biglietto che questa mamma ha lasciato nella culla vicino a Enea racconta tutta la sua sofferenza. Sono parole scritte col cuore - aggiunge il professor Mosca - Si percepisce il dispiacere, il dolore che l'ha portata a fare questa scelta, che non è scriteriata, ma dettata dalla convinzione, evidentemente di non potercela fare da sola. E' un appello alla società intera, siamo noi che dobbiamo chiederci perché questa mamma si è sentita così abbandonata da fare un gesto così disperato. Deve sapere che qui lei troverà una porta aperta se volesse tornare sui suoi passi. Siamo qui per aiutarla. Il problema è la sordità delle istituzioni di fronte a problemi sociali di questa gravità, non il suo senso di difficoltà di fronte a questa nuova vita. E se non se la sente, stia tranquilla, qui il bambino è in mani sicure".

All'appello del professor Mosca, poi, ha fatto seguito anche quello di un popolare personaggio pubblico: Ezio Greggio, celebre attore e conduttore di Striscia la Notizia, sul suo profilo Instagram ha pubblicato un filmato nel quale, parlando direttamente alla mamma biologica di Enea, l'ha invitata a tornare a riprendersi il suo bimbo, sostenendo che verrà fatto di tutto per aiutarla.

"Lancio un appello per trovare e convincere la mamma di Enea, bimbo abbandonato ieri nel giorno di Pasqua alle 11.30 alla Mangiagalli di Milano e del quale se ne è preso cura il Prof. Fabio Mosca che ha già lanciato un appello. Il bimbo è bellissimo, sta bene, e con altri amici siamo pronti a dare una mano alla mamma di Enea: torna alla Mangiagalli e ti prometto che non sarai sola. Zio Ezio".

Di tutto altro avviso, invece, è stato il parere di Selvaggia Lucarelli. Sempre attraverso i social, la giornalista è rimasta particolarmente colpita da tutti coloro che, riferendosi alla madre di Enea, la spingono a ritornare sui suoi passi dopo la scelta dell'abbandono del figlio presso la Culla per la Vita. Queste di seguito le parole di Selvaggia:

"Sto leggendo gli articoli (ovunque) su questa madre che avrebbe lasciato il proprio neonato in quella che oggi si chiama Culla per la vita e prima si chiamava Ruota dell’abbandono. Un luogo sicuro collegato ad un ospedale in cui lasciare un bambino che non si vuole o non si può crescere. Un servizio giusto, se non fosse che nel momento in cui tu offri quel servizio per evitare che una madre, magari incapace di gestire la situazione, magari spaventata all’idea di doversi rivelare o dover dare spiegazioni, sarebbe cosa opportuna rispettare il silenzio. Il silenzio di chi ha preso una decisione cercando l’anonimato.

Il chiasso di questi giorni è indelicato e profondamente sbagliato. Il Policlinico ha diffuso la notizia, ha condiviso con la stampa il testo della lettera lasciata dalla madre, ci si è lanciati in identikit parlando di giovane età visto lo slang “giovanile” della lettera. Il primario, addirittura, ha rilasciato un’intervista parlando di sconfitta della società e invitando la madre a ripensarci, se vorrà.

Ecco. Se io decidessi di non tenere mio figlio vorrei tutto tranne questo. Leggere sui giornali i titoli sulla mia scelta, il nome del bambino, i giudizi altrui, il testo della mia lettera spiattellato, il primario che ritiene la mia decisione una sconfitta per tutto il paese che non ha saputo ascoltare il mio grido di dolore (ma chi l’ha detto, poi?). Insomma. Non sbandierate queste opportunità come prova di grande civiltà se poi la scelta di una madre anonima la gestite come un lancio stampa di Sanremo. E non stupitevi, soprattutto, se la prossima madre, magari spaventata dall’eventuale clamore, il neonato lo lascia in un cassonetto. P.s. Ora abbiamo anche Greggio che fa l’appello perché la donna ci ripensi. Ovviamente il padre non pervenuto, lui ha il diritto all’oblio".

Greggio, peraltro, è stato oggetto di numerosi attacchi sui social, tanto da trovarsi quasi costretto a scusarsi con un nuovo post.

 

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