Emissioni "taroccate": nuovo dieselgate per Suzuki, Magneti Marelli e Stellantis
Operazione della Guardia di Finanza tra Milano, Ungheria e Germania.
Ventiduemila veicoli prodotti che avrebbero rispettato i limiti Ue per l'inquinamento. Un nuovo caso Dieselgate coinvolge Magneti Marelli e Suzuki? E' presto per dirlo, ma qualcosa c'è.
Nuovo Dieselgate: perquisizioni a Magneti Marelli e Suzuki
Quel che è certo è che mercoledì 27 aprile 2022 gli uomini di Polizia e Guardia di Finanza hanno fatto capolino negli uffici della Marelli Europe Spa (la ex Magneti Marelli) a Corbetta (Milano), oltre che in Germania e Ungheria, acquisendo alcuni documenti.
L'attenzione degli inquirenti si starebbe concentrando sulla fornitura di un software per le centraline di controllo delle emissioni di sostanze inquinanti di motori diesel a società del Gruppo Fca e, da queste, al Gruppo Suzuki. Secondo le ipotesi le vetture sarebbero risultate in regola senza esserlo effettivamente.
Nella vicenda è finita anche Stellantis, a cui è stato chiesto di consegnare documenti relativi ai rapporti tra la allora Fca, Magneti Marelli e Suzuki.
Le perquisizioni all'estero
Le perquisizioni sono condotte anche in Germania e Ungheria come parte di un'azione coordinata da Eurojust, l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, che ha emesso una nota ufficiale sulla questione.
"Eurojust sta assistendo le autorità con una serie di ricerche per contrastare l'uso di dispositivi di emissione difettosi nei motori, utilizzati nelle auto di un produttore giapponese (Suzuky, ndr). I dispositivi sarebbero stati montati nei motori diesel di fabbricazione italiana di un gran numero di auto, dando l'impressione che le emissioni di ossido di azoto dei veicoli fossero in linea con le normative Ue. I motori sono stati successivamente assemblati in vari modelli della casa automobilistica in uno stabilimento di produzione ungherese".
Oltre ventimila veicoli attenzionati
Sono almeno 22.000 le auto Suzuki "incriminate", che risultavano in regola con le emissioni inquinanti, senza esserlo realmente.
"La casa automobilistica con sede europea in Germania - si legge nella nota di Eurojust - dovrebbe essere a conoscenza del fatto che a partire dal 2018 i motori diesel sono stati dotati di dispositivi. Questi hanno mostrato che i tassi di emissione di ossido di azoto erano conformi alle norme legali sulle emissioni dell'Ue, mentre secondo le indagini finora effettuate, sembrano essere al di sopra dei limiti stabiliti. I dispositivi sono stati ottenuti dal produttore italiano di motori da un altro fornitore italiano".
Il Dieselgate di Volkswagen
Siamo di fronte a un nuovo Dieselegate? E' presto per dirlo, anche se l'associazione tra i due episodi è stata immediata. Il caso scoppiò nel 2015 e coinvolse la casa automobilistica tedesca Volkswagen.
A scoprire l'inghippo fu l'agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti: in sostanza furono "manomessi" undici milioni di veicoli diesel con un software che falsificava la quantità di emissioni inquinanti.