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Ecco in quali ospedali conviene curarsi: la classifica dei migliori d'Italia

Il quadro nazionale deve migliorare: la tempestività di accesso ai trattamenti urgenti rimane al di sotto degli standard assistenziali previsti dal Dm 70, in oltre la metà delle strutture italiane

Ecco in quali ospedali conviene curarsi: la classifica dei migliori d'Italia
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In un momento storico in cui la sanità italiana boccheggia - fra fondi che non bastano per sostenere spese e rincari, condizioni di precariato per il personale specializzato e personale sotto soglia minima - due ospedali sono riusciti nel miracolo. Premiati dall'Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari nazionali (Agenas), sono l'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) privato, e l'Azienda Ospedaliera Umberto I di Ancona, pubblica. A loro il merito di aver fornito, nel complesso, migliori cure e assistenza sanitaria ai cittadini.

Vediamo nel dettaglio la fotografia del 2021 scattata da Agenas, che ha presentato, alla presenza del Ministro della Salute Orazio Schillaci, i risultati dell’Edizione 2022 del Programma Nazionale Esiti (PNE).

I due ospedali migliori d'Italia

Le due strutture sono le uniche, su 227 valutate, ad aver ottenuto "semaforo verde", cioè valutazione alta per almeno 6 aree cliniche, rispetto agli indicatori individuati dal Programma Nazionale Esiti (Pne). Per descrivere sinteticamente la qualità delle cure delle strutture ospedaliere, il Programma Nazionale Esiti utilizza il treemap, una rappresentazione grafica sintetica basata su indicatori relativi a 7 aree cliniche valutate: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare.

Nella stragrande maggioranza degli ospedali convivono aree di qualità buona con aree di qualità meno buona.

Il premio consegnato all'ospedale Umberto I di Ancona (oggi Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche) è stato ritirato da Armando Marco Gozzini, direttore del Dipartimento Salute della Regione.

"Tra alluvioni e terremoti, negli ultimi anni la nostra regione è stata messa a dura prova. Il premio che oggi ritiriamo è simbolo di una delle eccellenza delle Marche, la sfida è che questo fiore all'occhiello possa esser da esempio per estendere il messaggio di eccellenza su tutto il territorio".

Il premio dell'Istituto Humanitas di Rozzano è stato ritirato da Barbara Cittadini, presidente dell'Associazione Ospedalità Privata (Aiop), che due anni fa ha avviato una convenzione con Agenas per migliorare la codifica delle Schede di dimissioni ospedaliere:

"Quando abbiamo deciso di avviare questo percorso non solo non avevamo paura di farci valutare, ma volevamo anzi essere aiutati a identificare le aree di criticità. Agenas ci ha aiutato a individuare come criticità l'area dell'ostetricia soprattutto al Sud. Sono convinta che, continuando a misurare, si proseguirà nel miglioramento".

Meno divario Nord-Sud

"La qualità delle cure - ha commentato il presidente Agenas Domenico Mantoan - inizia a essere diffusa sul territorio e non più solo una prerogativa del Nord. La nostra filosofia non è quella di fare una classifica. Ma per gratificare chi si distingue positivamente abbiamo deciso per la prima volta di istituire un premio, che abbiamo assegnato alle due aziende che hanno raggiunto livelli buoni in almeno 6 delle 7 aree cliniche individuate".

Si è leggermente ridotta rispetto al 2020 la mortalità a 30 giorni per infarto (7,7% vs. 8,4%), con riavvicinamento al trend prepandemico (valore atteso pari a 7,3%). La mortalità a 30 giorni dal ricovero per frattura di femore è rimasta stabile rispetto al 2020 (6,4% vs. 6,6%), ma è comunque più elevata rispetto al periodo prepandemico (5,1% nel 2019).

Molte realtà del Centro Sud hanno alzato la testa grazie a correttivi apportati nel tempo in alcune aree specialistiche. Basti pensare che fra le prime 10 strutture che hanno proporzioni più elevate di angioplastica primaria garantita entro i 90 minuti, indice di appropriatezza e tempestività, sette sono nel Centro Sud. Tra le prime dieci strutture con la più bassa mortalità a 30 giorni dopo un intervento per bypass aortocoronarico isolato sono invece cinque. Sono sempre del Centro Sud sei Aziende su dieci con le proporzioni più elevate di pazienti operati entro 48 ore per frattura al femore.

Il quadro nazionale deve però migliorare. La tempestività di accesso ai trattamenti urgenti rimane al di sotto degli standard assistenziali previsti dal Dm 70, in oltre la metà delle strutture italiane. E così non superano la soglia prevista del 60% la proporzione di pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica (PTCA) entro 90 minuti dal ricovero: rimane in media al 50,6%; mentre quella degli anziani con frattura di femore operati entro 48 ore si ferma al 48,6%.

Le 10 strutture che hanno proporzioni più elevate di angioplastica primaria garantita entro 90 minuti sono:

Presidio Ospedaliero “Ospedale del Mare” di Napoli,

Azienda Ospedaliera Universitaria “Policlinico Tor Vergata” di Roma,

Ospedale “Fabrizio Spaziani” di Frosinone,

Polo Ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Sciacca,

Ospedale “Maria Vittoria” di Torino,

P.O.”S. Antonio Abate” di Erice,

Ospedale Centrale di Bolzano,

Aou ”Mater Domini” di Catanzaro,

P.O. “Maria Santissima Addo-lorata” di Eboli,

Ospedale “Infermi di Rimini”.

Una voce che ha generato interesse è quella dell'avvio di un nuovo programma di valutazione delle direzioni strategiche: sotto la lente di Agenas finiranno anche le performance di manager, direttori amministrativi e sanitari e del middle management delle Aziende.

Utilizzare bene i fondi del Pnrr

Il Programma si presenta come uno strumento strategico per impiegare in maniera ottimale le risorse stanziate in attuazione del Pnrr. “

"Il PNE – dichiara ancora Mantoan - ha evidenziato i principali elementi da considerare per sostenere la riorganizzazione del Ssn dopo la pandemia e per contribuire alla diffusione delle buone prassi esistenti e orientare il cambiamento. L’opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza richiede uno sforzo programmatorio di ampio respiro in cui le Regioni e le singole strutture sono chiamate a svolgere un ruolo concreto. Per impiegare in maniera ottimale le risorse stanziate in attuazione del Pnrr, occorre una riorganizzazione dell’offerta sanitaria in grado di realizzare un sistema che dia risposte puntuali ai bisogni di prevenzione e assistenza della popolazione. Tale strada può essere percorsa solo attraverso una concreta sinergia tra i vari livelli di governance del sistema”.

Buone notizie in ambito oncologico: l’attività ha fatto registrare nel 2021 importanti segnali di ripresa. Ad esempio, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, che nel 2020 si erano ridotte dell’11% (circa 6 mila interventi in meno rispetto all’atteso), sono tornate ai livelli prepandemici. Inoltre il 74% degli interventi è stato effettuato in unità operative che hanno rispettato la soglia prevista dal DM 70/2015 (in aumento rispetto al 67% del 2020). Se si considera il volume per operatore, la quota di interventi effettuati da operatori esperti (≥50 interventi/anno) è pari al 70%.

Il quadro generale

L’area muscolo-scheletrica ha spinto sull’acceleratore, soprattutto nel privato accreditato, ma non si è ancora allineata ai livelli prepandemici. Crollano invece del 31% le attività chirurgiche “a ciclo breve” (come la colecistectomia laparoscopica), rimane particolarmente penalizzata la modalità di ricovero in Day Surgery. I tagli cesarei rimangono il tallone d’Achille dell’area materno-infantile. Permane una marcata inappropriatezza: nel 2021, solo il 14,1% delle maternità con meno di 1.000 parti/anno e il 69,7% di quelle con volumi superiori a mille hanno fatto registrare proporzioni di tagli cesarei in linea con il DM 70. Si mantengono, inoltre, basse proporzioni di parti vaginali dopo pregresso cesareo, con valore mediano a livello nazionale pari a 6,7% e un marcato gradiente Nord-Sud

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