Di che cosa si tratta

E' stato "risvegliato" dagli scienziati un virus intrappolato nel permafrost per 50mila anni

Il Pandoravirus è stato "resuscitato" insieme ad altri 12 virus congelati per migliaia di anni nelle zone più fredde della Siberia.

E' stato "risvegliato" dagli scienziati un virus intrappolato nel permafrost per 50mila anni
Pubblicato:
Aggiornato:

Una scoperta scientifica da paura, soprattutto se si pensa a quanto stiamo vivendo dal 2020 per colpa del Covid-19: dopo essere rimasto intrappolato nel permafrost della Siberia per quasi 50mila anni, il Pandoravirus è stato "risvegliato" e isolato in Francia da un gruppo di scienziati dell'Università di Aix-Marseille. Si tratta del più antico virus mai resuscitato finora.

(Copertina: immagine "Pandoravirus" da Wikipedia)

"Risvegliato" virus rimasto congelato nel permafrost per 50mila anni

Una notizia che fa accapponare veramente la pelle. Se questi due anni e mezzo di pandemia da Covid-19 hanno fatto restare tutto il mondo col fiato sospeso, sapere che di recente è stato "risvegliato" dagli scienziati un virus che era rimasto intrappolato nel permafrost per quasi 50mila anni, di certo, non può che alimentare l'angoscia. Ma spieghiamo con ordine.

Innanzitutto il fatto: in Francia, un gruppo di scienziati dell'Università di Aix-Marseille coordinato da Jean-Michel Claverie, è riuscito ad isolare in laboratorio tredici nuovi virus di diverse tipologie, prelevati da sette campioni di suolo ghiacciato della Siberia. Tra questi ci sarebbe anche un ceppo virale che era rimasto congelato nel permafrost per ben 48.500 anni. La loro scoperta è stata quindi pubblicata sulla piattaforma “bioRxiv”, archivio online gratuito di articoli in attesa di revisione da parte della comunità scientifica.

Pandoravirus, il più antico virus mai resuscitato

Il virus, come detto, è stato trovato sotto uno strato di permafrost, il terreno gelato, formato da ghiaccio, suolo, roccia, sedimenti, a 16 metri sotto il fondale di un lago della Yakutia, nella parte orientale della Siberia. Si tratta di un virus del genere Pandoravirus, entità giganti con un genoma incredibilmente esteso e in minima parte conosciuto, mille volte più grandi di un virus dell'influenza (sfiorano il millesimo di millimetro).

Il suo "risveglio" da un sonno durato quasi 50mila anni rappresenta un record assoluto: il più giovane tra i virus resuscitati nello stesso laboratorio aveva comunque la veneranda età di 27mila anni.

Una potenziale minaccia per la salute pubblica?

Il Pandoravirus, insieme agli altri 12 ceppi virali resuscitati, riguarderebbero veri e propri virus “zombie” che rappresentano una potenziale minaccia per la salute pubblica avendo conservato le capacità infettive nonostante il lunghissimo periodo di quiescenza trascorso nel suolo congelato.

I tredici virus fanno parte di cinque distinti cladi in grado di infettare amebe (Acanthamoeba spp), ovvero Pandoravirus, Cedratvirus, Megavirus, Pacmanvirus e Pithovirus, quest'ultimo un ceppo totalmente nuovo. Nessuno di loro era precedentemente noto agli scienziati.

Tra i virus resuscitai nel laboratorio francese, nove sono risultati in grado di infettare e replicarsi una volta liberati dal loro freddo contenitore: nessuno di essi è capace di attaccare piante o animali, perché il team ha cercato deliberatamente soltanto virus che interessano le amebe, organismi unicellulari che mutano continuamente forma.

Virus congelati: le problematiche conseguenze del surriscaldamento globale

Il fatto allarmante, tuttavia, starebbe nelle conseguenze del surriscaldamento globale. Come affermato dal professor Claverie e colleghi, un quarto dell'emisfero settentrionale è ricoperto da permafrost che a causa del riscaldamento globale si sta sciogliendo, portando alla luce materia organica che è stata congelata fino a un milione di anni. Larga parte di essa viene liberata come metano e anidride carbonica in atmosfera, composti che catalizzano i cambiamenti climatici, mentre una parte si conserva ed è ricchissima di microorganismi, come procarioti, eucarioti unicellulari e appunto virus.

Non sapendo cosa accadrà con l'enorme mole di patogeni che verrà rilasciata dai cambiamenti climatici, per questo è fondamentale studiarli e comprenderne la potenziale minaccia, ad esempio capire se resteranno infettivi una volta esposti all'ossigeno e alla luce solare.

Alessandro Balconi

Seguici sui nostri canali