Due preti recitano Messa "abusivamente" in latino (e la Curia li bacchetta)
Il comunicato stampa della Curia: "La liturgia rifugge da ogni privatizzazione. Celebrare senza il consenso dell’Ordinario diocesano è un atto illecito".
Erano tornati alle origini, quando la Messa veniva professata in latino e non in volgare. Dal 7 marzo 1965, giorno in cui papa Paolo VI, nella parrocchia di Ognissanti sull'Appia Nuova, a Roma, ha celebrato la prima Messa in lingua italiana, nel mondo della Chiesa cattolica si è assistito ad una vera e propria svolta storica. Due preti emiliani, tuttavia, nel corso degli ultimi giorni, sono finiti al centro delle polemiche perché avrebbero recitato delle messe "abusive" in lingua latina. Per questo motivo la Curia Vescovile non gliel'ha fatta passare liscia ed ha agito con comunicato stampa, prendendo le distanze da quanto accaduto, ma "bacchettando" a dovere i due parroci.
In Emilia due preti recitano messa "abusivamente" in latino
Alla fine sono stati beccati e non gli è andata proprio bene. Come raccontato da Prima Reggio Emilia,due preti del luogo sono stati rimproverati dalla Curia Vescovile perché avrebbero recitato messe "abusive" in lingua latina. I due parroci in questione sarebbero don Andrea Maccabiani e don Claudio Crescimanno. Questo il comunicato stampa diffuso dalla Curia:
"Fin dal suo ingresso S.E.R. Mons. Giacomo Morandi si è orientato per operare con tenerezza e compassione; infatti i compiti di un Vescovo comportano cura continua, allontanando per quanto possibile pericoli e minacce: 'Dobbiamo riconoscere che saremo graditi a Cristo, sommo pastore, soltanto se cercheremo con tutto l’impegno di prenderci cura in modo conforme del bene verso il gregge a noi affidato, pascendo le sue pecore' (S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni XII, 21, 15)".
Nel precedente comunicato del 5 giugno 2022 era stato segnalato che in Diocesi si tengono incontri in contesti privati in cui vengono replicati eventi promossi e guidati da don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani.
"Vogliamo rappresentarvi che il Vescovo non è stato in alcun modo informato della presenza dei suddetti e di quanto vanno operando, ciò in violazione della comunione ecclesiale e del diritto canonico. La liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, rifugge da ogni privatizzazione; un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la S. Messa purché esibisca la lettera del suo Ordinario o celebret. Nelle situazioni in esame ciò non è avvenuto; pertanto, celebrare senza il consenso dell’Ordinario diocesano è un atto illecito, seppur valido."
Celebrazioni secondo la liturgia romana anteriore alla riforma del 1970
"Al Vescovo, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa a lui affidata, spetta regolare le celebrazioni nella diocesi. È sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica (cfr. Traditionis custodes).
Nella nostra diocesi non sono state avanzate richieste di costituzione di nuovi gruppi; ove venissero poste in essere celebrazioni che utilizzino il Missale Romanum del 1962, i fedeli dovranno ritenerle non conformi."
Confessioni
"Per la valida assoluzione dei peccati si richiede che il ministro, oltre alla potestà di ordine, abbia la facoltà di esercitarla sui fedeli ai quali imparte l’assoluzione: la confessione senza facoltà è invalida (can. 966 § 1; can. 969 § 1 cjc).
Si invitano pertanto i fedeli ad esercitare il massimo discernimento confrontandosi con i propri Pastori per non incorrere in aperte violazioni della comunione ecclesiale e in irregolarità nei sacramenti."