Dottoressa di base appende un cartello con le minacce ricevute e se ne va
La professionista: "Mi hanno detto che facevo bene a stare zitta, sennò mi sarei fatta molto male"
Un caso che sta facendo discutere: non è chiaro se sia da inscrivere nella drammatica escalation di aggressioni a danno dei medici, ormai tristemente all'ordine del giorno, o se la questione sia più complessa.
Iniziamo dai fatti certi: una dottoressa di base, in servizio nell'ambulatorio di Giavera del Montello, provincia di Treviso, dopo soltanto sei mesi di servizio ha deciso di cambiare sede e trasferirsi nel paese a fianco, a Volpago. Ai suoi assistiti, Maria Laura Riggi, attribuisce il motivo della decisione, dettagliato attraverso un cartello in cui l'ex oncologa riporta una serie di aneddoti che l'avrebbero spinta ad andarsene.
Fra le ragioni addotte dalla professionista figurerebbero anche le sue origini meridionali che, stando al suo j'accuse, sarebbero state fonte di discriminazione a suo danno.
Dottoressa di base si dimette dopo 6 mesi: "Minacciata e discriminata"
Un cartello scritto a mano, in cui Riggi riporta gli episodi salienti che l'avrebbero spinta alla drastica decisione.
"Ringrazio una parte della comunità di Giavera del Montello per non avermi mai accolta, per avermi seguita fino alla macchina con una catena di acciaio lunga tre metri, per avermi minacciato di colpirmi con l’acido".
Le accuse sono molto pesanti:
"Per avermi detto le persone fanno bene quando aspettano fuori dall’ambulatorio voi medici e vi uccidono".
Riggi si riferisce anche a presunte frasi discriminatorie legate alla sua origine meridionale:
"Per avermi definito una tosa del sud senza cervello".
Il testo integrale
"Con la presente ringrazio una parte della comunità dell'ambulatorio di Giavera del Montello per:
Non avermi mai accolta;
Per avermi seguita fino alla macchina con una catena di acciaio lunga tre metri;
Per avermi detto: "Le persone fanno bene quando aspettano fuori dall'ambulatorio voi medici e vi uccidono";
Per avermi detto "Tu non sei di qua, vedi di adattarti o ti rovino";
Per avermi gridato in faccia con aggressività e violenza, senza ascoltarmi;
Per avermi detto: "Il tuo faccino potrebbe essere schiarito se ti buttassi addosso l'acido, sai"
Per avermi riso in faccia quando ho preteso il rispetto delle regole e della legge, dopo vostre richieste che erano palesemente contro la legge;
Per avermi schernito, deriso, sbeffeggiato;
Per avermi minacciato;
Per avermi detto che facevo bene a stare zitta, sennò mi sarei fatta molto male;
Per non esservi mai posti in posizione di ascolto, ma sempre di aggressività e violenza, trattandomi come fossi l'ultimo pezzente per strada;
Per aver scioccamente pensato di avere a che fare con una tosa del sud senza cervello, senza esperienza, soprattutto senza etica e deontologia;
Per non esservi fidati delle mie parole, dei miei consigli, della mia professionalità;
Un grazie di cuore per quella parte di comunità che ha avuto la voglia di conoscermi, che mi vuole bene, che si fida, che mi rispetta. Che mi ha accolta e mi ha accompagnata fino ad oggi: senza di voi non sarei riuscita ad andare avanti e superare tutto questo. Vi aspetto tutti nel nuovo studio."
Le versioni dei pazienti
La lettera, dopo essere stata pubblicata anche su un gruppo Facebook locale, è stata commentata da diversi pazienti della donna. Ed è qui che emergono dettagli e dichiarazioni contrastanti.
"Ci sono stati svariati episodi.., discorsi che non erano coerenti l’uno con l’altro fatti dalla dottoressa... avevo un problema e prima mi dice di fare determinate visite, e darle il referto, per poi dirmi che non andava bene così ma che dovevo fare un’ulteriore visita, e soldi..soldi..soldi.. per poi alla fine dirmi che se non mi andava bene potevo tranquillamente cambiare dottore! Ho sentito tantissime lamentele su di lei", dice un paziente.
Una cittadina rammenta a tutti che anche il precedente medico fosse del sud e che, secondo la sua esperienza, non vi fossero stati eventi discriminatori:
"Mi sembra che anche il precedente dott. fosse del sud…. Il problema della dott.ssa non è la natività nord o sud ma il fatto che doveva vincere solo la sua parola e non sapeva ascoltare… mai successo vedere una comunicazione simile in un studio medico… qualche problema lo deve avere anche lei … io sono andata una sola volta per fortuna …mi è anche bastato per inquadrarla … buona fortuna".
Al contrario, però, vi sono anche pazienti che si levano in sua difesa:
"Ho conosciuto la dottoressa Riggi e ho trovato in lei competenza, disponibilità e professionalità che al giorno d’oggi non è da tutti. Dobbiamo pensare che al giorno d’oggi, con Internet sono tutti diventati dottori, scienziati e chi ne ha più ne metta. Ha seguito e segue con dedizione mia Mamma e la mia famiglia in modo molto professionale. Ognuno è libero di poter cambiare medico se non si trova bene".
Perplessità sul modus operandi
A non apprezzare le modalità con cui la dottoressa Riggi ha scelto di cambiare sede, i vertici dell'azienda sanitaria di Treviso. Il direttore generale dell'Usl 2, Francesco Benazzi, ha dichiarato:
"La dottoressa ha esagerato... non possiamo colpire un’intera comunità".
Benazzi ha suggerito che Riggi avrebbe potuto seguire procedure diverse, come segnalare i singoli pazienti aggressivi all'ordine dei medici o all'azienda sanitaria, o discutere la situazione con il sindaco.
Anche il primo cittadino di Giavera, Andrea Maccari, si è espresso:
"La dottoressa aveva già deciso di andarsene... Ho cercato di dissuaderla, ma chiaramente c’erano delle situazioni che secondo lei non erano più sostenibili".
Il sindaco ha respinto le accuse di razzismo contro la comunità locale, sostenendo che la discriminazione non è un problema diffuso a Giavera.
Il segretario della FIMMG (Federazione italiana medici medicina generale) di Treviso, Brunello Gorini ha chiarito: "L'affissione del cartello, che poi ha tolto, è stato un errore". Ma i pazienti scortesi, secondo il professionista "vanno messi alla porta". Gorini ha inoltre rammentato che la dottoressa Riggi aveva già segnalato disagi, prima di arrivare alla decisione irrevocabile.