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Distinguere tra Covid e virus sinciziale si può. Ecco il tampone unico

Lo strumento è stato messo a punto all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze.

Distinguere tra Covid e  virus sinciziale si può. Ecco il tampone unico
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Non bastasse il Covid, quest'anno gli incubi dei genitori sono anche abitati dal virus sinciziale. Una patologia non nuova, in verità, ma che mai come quest'anno sta colpendo i bambini e affollando i reparti di Pediatria degli ospedali di tutta Italia. Basti pensare che a Torino è in corso una nuova epidemia, con una sessantina di piccoli ricoverati. Ma ora dall'ospedale Meyer di Firenze arriva uno strumento importante per la diagnosi: un tampone unico capace di distinguere tra Covid e virus sinciziale.

Il tampone unico che ci fa distinguere  tra Covid e virus sinciziale

Si tratta di un tampone molecolare unico per rilevare contemporaneamente e rapidamente la presenza del Coronavirus e dell’Rsv, il virus respiratorio sinciziale responsabile dell’epidemia di bronchioliti che sta colpendo tanti piccolissimi e che ha messo a dura prova la capacità di accoglienza di molti ospedali, compreso il pediatrico fiorentino.

La novità è stata messa a punto dal team del Laboratorio di Immunologia del Meyer, guidato dalla professoressa Chiara Azzari: per la prima volta, in Italia, è possibile fare diagnosi differenziale attraverso un unico prelievo e un’unica analisi.

A spiegare il procedimento grazie al quale si è arrivati al risultato finale è la stessa professoressa Azzari:

“Abbiamo fatto tesoro della lezione che ci è stata impartita dalla pandemia e abbiamo imparato quanto sia importante avere dalla propria parte il fattore tempo: riuscire a scoprire immediatamente i casi positivi con il tampone effettuato all’ingresso in ospedale ci permette di organizzarci al meglio e di proteggere i bambini che non hanno contratto l’infezione”.

Non è la prima volta che i ricercatori guidati dalla professoressa Azzari si mettono al lavoro per proteggere il Meyer. In piena pandemia, il Laboratorio ha ideato "Uffa", un kit che permette di effettuare un autotampone nasale: attraverso questo sistema, tutti gli operatori hanno potuto monitorare costantemente la loro negatività al virus, mantenendo al sicuro i bambini ricoverati.

Cosa è il virus sinciziale

Il virus respiratorio sinciziale è molto aggressivo nei bambini più piccoli, soprattutto nel primo anno di età. Tutti i bambini ricoverati necessitano di un'assistenza respiratoria, che prevede l’utilizzo dell’ossigeno in alti flussi o il casco; nel 20% dei casi, i più gravi, è necessaria la terapia intensiva e il bambino deve essere intubato. Questo virus ha un andamento stagionale, collocato di solito tra dicembre e marzo. Quest’anno ha anticipato i tempi, facendo la sua comparsa fin da ottobre, facendo registrare, in questo periodo, un boom di ingressi al Pronto soccorso e un aumento importante di ricoveri, anche intensivi.

“Negli anni scorsi – spiega la professoressa Azzari – avevamo 30-40 bambini ricoverati ogni mese. Quest’anno, solo in questa porzione del mese di novembre, ne abbiamo ricoverati 130, il che significa quattro volte in più rispetto alla media”.

Come si trasmette

La trasmissione avviene esattamente come per molti altri virus di tipo influenzale. Dunque occhio a starnuti e colpi di tosse, ma il virus può essere trasmesso anche tramite le minuscole goccioline di saliva che espelliamo involontariamente parlando.

Cosa fare?

Ovviamente i genitori devono fare molta attenzione a quello che succede ai piccoli. Tra i fattori da tenere maggiormente d'occhio ci sono l'eventuale mancanza di appetito da parte dei bimbi e l'insorgere di una difficoltà respiratoria. In questo caso è meglio fare una visita tempestiva presso il proprio pediatra per cercare di "prendere in tempo" il virus.

Il fattore lockdown e il vaccino

Ma come mai quest'anno se ne parla di più?  Probabilmente perché le misure che abbiamo adottato in seguito all'emergenza Covid (distanziamento e mascherine soprattutto, ma anche il "confinamento" casalingo) ci hanno aiutato a prevenire la trasmissione di altri virus lo scorso inverno. Non è un caso che nel 2020 non ci sia stata praticamente traccia di influenza, che invece è pronta a ripresentarsi quest'inverno, con almeno quattro milioni di casi. 

Per il virus sinciziale  non c'è al momento una cura, come ha spiegato Elena Bozzola, segretario nazionale Sip (Società italiana di Pediatria).:

"Non per tutti i virus ci sono dei vaccini, ma utilizzando le misure che abbiamo imparato a prendere contro il Covid 19 possiamo difenderci anche da altri agenti patogeni".

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