Per un maestro che tace, uno si espone

Direttore d'orchestra filo-Putin: bye bye Scala. E a Milano l'inno ucraino risuona grazie a un altro maestro russo

Il Teatro del Piermarini, attraverso il sindaco Beppe Sala, ha affermato che Gergiev sarà allontanato se non prenderà le distanze dal dittatore russo.

Direttore d'orchestra filo-Putin: bye bye Scala. E a Milano l'inno ucraino risuona grazie a un altro maestro russo
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Non soltanto sanzioni affidate alla politica, anche il mondo dello sport e della musica, fra i tanti, stanno prendendo posizioni nette a favore dell'Ucraina.

Sabato 26 febbraio, prima del concerto sinfonico guidato da Lorenzo Viotti, la Scala ha chiesto al pubblico di osservare un minuto di silenzio "in memoria delle vittime ucraine". Anche in Auditorium, venerdì 25 febbraio, laVerdi ha scelto di aprire il suo concerto facendo risuonare in sala l'inno ucraino. Fin qui niente di strano, verrebbe da commentare. Invece un dettaglio importante c'è. A dirigere l'orchestra il russo Andrej Boreyko.

Pare invece non sentir ragioni il maestro Valery Gergiev, anch'esso russo e da sempre in ottimi rapporti con Vladimir Putin, suo vecchio amico e benefattore. Il Teatro alla Scala di Milano ha preso le distanze dal musicista minacciando di tagliare i legami con lui, a meno che non denunci l'invasione dell'Ucraina da parte del dittatore sovietico.

Valery Gergiev

Il maestro filo-Putin Valery Gergiev rischia l'estromissione dalla Scala

Il silenzio rischia di suonare come un assenso. Valery Gergiev, 68 anni, rischia di perdere diverse posizioni chiave, tra cui il podio a Monaco di Baviera e la sua posizione di direttore onorario della Rotterdam Philharmonic Orchestra. Gergiev non dirigerà più i Wiener Philharmoniker nella tournée negli Usa che vede l'orchestra viennese in programma alla Carnagie Hall di New York per tre date. Il Teatro alla Scala, attraverso il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha affermato che Gergiev sarebbe stato escluso dalle prossime rappresentazioni della "Regina di picche" di Cajkovskij e da altri spettacoli se non prenderà le distanze dalla guerra russa in Ucraina. Ultimatum similare anche dal sindaco di Monaco di Baviera, Dieter Reiter.

Il maestro, che vanta una carriera internazionale di primo piano, non ha mai nascosto i profondi legami con lo stato russo, compreso il suo ruolo di direttore generale e direttore artistico del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo. Sul suo capo, ora, pesano anche le asserzioni del "New York Times", che ha rammentato quanto il dittatore sovietico sia stato fondamentale per la carriere di Gergiev, mediante finanziamenti per il suo teatro e prestigiose onorificienze. L'artista, dal canto proprio, si è sempre speso pubblicamente come sostenitore di Putin, appoggiando la sua rielezione e partecipando a concerti in Russia e all'estero per promuovere le sue politiche.

Un equilibrio accettabile, fino a pochi giorni fa, ovvero prima che la Russia decidesse di invadere l'Ucraina. Oggi, però, le cose sono radicalmente cambiate e urge una presa di posizione netta. Ricusare il proprio pigmalione? Per ora le labbra di Gergiev restano ben serrate...e le conseguenze sono chiare.

Il maestro russo Boreyko "sceglie" l'Ucraina

Direttore d'orchestra filo-Putin: bye bye Scala. E a Milano l'inno ucraino risuona grazie a un altro maestro russo
Andrej Boreyko

Ma per un maestro russo che tace, ne abbiamo un altro che si è esposto. Il direttore Andrej Boreyko, nato 64 anni fa a san Pietroburgo, al timone de laVerdi, ha ben chiaro da che parte stare e si allinea a quei 30mila milanesi che nel weekend, all'ombra della Madonnina, sono scesi in piazza in supporto del popolo ucraino.

Boreyko - che ha amici e conoscenti a Kiev - ha così chiesto alla Verdi di adeguare l'organico pur di omaggiare l'Ucraina con il suo inno, prima dell'esecuzione regolare del Quartetto op. 110 (dedicato alle vittime del Fascismo e del Nazismo) di Šostakóvič, nella trascrizione per orchestra da camera di Rudolf Barshai, all'Auditorium milanese.

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