E' quasi il Primo maggio...

Dipendenti umiliate per un assorbente: Conad ritira il marchio dal supermercato

Succede a Pescara. Vicino a Torino invece una lavoratrice Amazon è stata sospesa per aver passato venti minuti in bagno durante il turno di notte.

Dipendenti umiliate per un assorbente: Conad ritira il marchio dal supermercato
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Alla vigilia del Primo maggio, due episodi legati a evidenti soprusi perpetrati a danno di lavoratori, stanno rimbalzando sui quotidiani nazionali e indignando l'opinione pubblica. Feroci polemiche sia al polo Amazon di Torrazza Piemonte, dove una dipendente sarebbe stata punita per una sosta troppo lunga in bagno, sia a Pescara, dove la direttrice di un punto Conad avrebbe umiliato le dipendenti allo scopo di individuare colei che non aveva gettato correttamente l'assorbente nel bagno.

Cartello contro Amazon nel Torinese

"Cronometro in bagno? Prima i diritti, poi il guadagno!”.

E' spuntato pure uno striscione nottetempo al polo Amazon di Torrazza Piemonte.

“Dopo l’ennesima violazione dei diritti dei lavoratori da parte di Amazon, non potevamo stare zitti - ha commentato Matteo Rossino, portavoce di Torino Tricolore - Il caso della lavoratrice sanzionata per la sosta di venti minuti in bagno, troppo lunga secondo la multinazionale, è solo l’ultima di una serie di regole assurde imposte dal colosso di Bezos. Nonostante l’azienda neghi, è ormai noto che l’unico interesse è il profitto a discapito del benessere dei dipendenti. La produzione e il raggiungimento degli obiettivi schiacciano le esigenze dei lavoratori che spesso sono troppo preoccupati di perdere la loro occupazione per far valere i propri diritti.”

Il caso era giunto alla ribalta in seguito alla denuncia della Filt Cgil Torino e Piemonte, dopo che una ragazza, dipendente di Amazon, addetta alla preparazione di pacchi da spedire sarebbe stata sospesa per aver passato troppo tempo in bagno. Una vicenda avvenuta nel mese di gennaio, intorno all'una di notte. Alla lavoratrice è stato contestato di aver lasciato la postazione di lavoro prima per andare ai servizi e poi di essersi fermata a scambiare qualche parola con una collega. Un ritardo che le sarebbe costato un giorno di sospensione, come spiega Prima Torino.

Umiliate per un assorbente a Pescara

Non va meglio in uno store Conad di Pescara, teatro di una vicenda davvero assurda.

Filcams-Cgil ha divulgato i contenuti di un audio shock:

"Voglio il nome e cognome di chi oggi ha il ciclo mestruale, ok? Altrimenti gli calo le mutande io", avrebbe detto la titolare del Conad Superstore a Pescara in un vocale inviato sul gruppo WhatsApp dei capireparto.

Carla Di Tecco, 50 anni, direttrice-titolare era andata su tutte le furie dopo che era stato ritrovato un assorbente usato fuori dal cestino del bagno all'interno degli spogliatoi, ha ricostruito il sindacato.

Nello stesso audio la titolare minacciava ripercussioni e lettere di richiamo qualora non si fosse trovata la responsabile dell'accaduto.

Per fortuna, in questo caso è arrivata una punizione esemplare a danno della direttrice del negozio: Conad ha preso le distanze dall'episodio in maniera netta, parlando di "comportamento inaccettabile" e ritirando il marchio al punto vendita.

In pratica, la proprietaria-direttrice del punto vendita sarà esclusa dal sistema cooperativo della catena di supermercati. Fonti vicine all'azienda spiegano che il rapporto tra la casa madre e le "filiali" locali è regolato da un contratto e che né la proprietaria né i lavoratori sono formalmente di Conad.

Quindi la soluzione sarà quella di troncare l'abbinamento tra punto vendita e marchi. Ciò significa che le lavoratrici restano al momento sempre alle dipendenze della società privata del punto vendita pescarese di proprietà della direttrice. Non esattamente una soluzione felice...

L'ispezione shock ordinata alla caporeparto

Intanto, si aggiungono particolari sulla vicenda. Nella fattispecie, per quella che si è concretizzata a tutti gli effetti come un'ispezione shock, "ordinata" dalla titolare alla caporeparto.

Inizialmente infatti, la 50enne imprenditrice aveva chiesto alle dipendenti di fare la "spia". Insomma, di comunicarle chi avesse le mestruazioni e stesse usando quel giorno l'assorbente.

Davanti però al rifiuto delle lavoratrici del supermercato di comunicare il nome di chi aveva usato l'assorbente, la direttrice si è fatta consegnare la lista delle dodici commesse impegnate in quel quel momento nel turno di lavoro.

Successivamente, ha poi incaricato una capo-reparto donna di procedere all'ispezione "corporale" negli spogliatoi, invitando le dipendenti a togliersi pantaloni e mutandine.

Un'ispezione che non ha avuto l'esito sperato dal momento che alcune dipendenti hanno subito contattato i sindacati.

Il precedente

Da quanto appurato in queste ultime ore, tra l'altro, la donna, 50 anni, non è nuova ad episodi del genere.

Già due anni fa, infatti, fu denunciata per estorsione dopo aver vessato, umiliato e infine costretto alle dimissioni un altro suo dipendente.

Anche in quell'occasione gli improperi nei confronti della sua "vittima" non erano certo stati al miele:

"Ti renderò la vita un inferno qui dentro, sai che non mi fermo davanti a niente...".

Le garanzie ai dipendenti e la scelta di Conad

Intanto Conad nel ritirare il marchio dal supermercato ha assicurato che, oltre alla clientela, le garanzie del caso saranno riservate anche alle dipendenti e collaboratrici dello store.

Una posizione confermata anche da Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad attraverso un post su Facebook:

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