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Digiuno intermittente, allarme dallo studio Usa: "Rischio di morte per malattie cardiovascolari più alto del 91%"

La ricerca ha preso in esame le abitudini alimentari di 20 mila persone anche per 17 anni

Digiuno intermittente, allarme dallo studio Usa: "Rischio di morte per malattie cardiovascolari più alto del 91%"
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Ormai il digiuno intermittente è la nuova moda. Tanti lo provano (pochi resistono), tutti ne parlano. Un recente studio Usa rischia di "rompere le uova nel paniere" ai seguaci di questa routine alimentare: chi mangia nell’arco di 8 ore e digiuna per 16 ha un rischio di morte per eventi cardiovascolari molto più elevato rispetto a chi si nutre per 12-16 ore al giorno.

A ciò si aggiunge lo scetticismo che la maggior parte della comunità scientifica ha sempre manifestato riguardo questa pratica. Promossa invece da Franco Berrino, medico ed epidemiologo nostrano, e dall'immunologa Antonella Viola.

Il digiuno intermittente di cui parla Antonella Viola fa davvero bene? Reazioni della comunità scientifica

Digiuno intermittente: lo studio Usa che denuncia rischi per il cuore

Si mangia per otto ore al giorno: per le restanti sedici non si mangia niente. Saltando quindi o la cena o la prima colazione. Questo, semplificando, è il digiuno intermittente.

L’American Heart Association ha presentato uno studio che dice che chi mangia nell’arco di 8 ore e digiuna per 16 ha un rischio di morte per eventi cardiovascolari molto più elevato rispetto a chi si nutre per 12-16 ore al giorno.

Nello studio sono state esaminate le abitudini alimentari di 20 mila persone. I database dei Centers for disease control and prevention americani sono stati poi messi a confronto con i decessi avvenuti negli Usa. Il risultato è che il rischio di morte è aumentato. Così come il digiuno per 14 ore nelle persone sofferenti di cuore comporta un rischio più elevato di infarto, ictus e morte.

Dall'analisi è emerso che le persone che consumavano tutti i propri pasti in un arco di tempo inferiore alle 8 ore al giorno hanno sviluppato un rischio di morte per malattie cardiovascolari più alto del 91% (rispetto a chi mangia normalmente).

"Limitare il tempo giornaliero dedicato all'alimentazione a un breve periodo, come per esempio 8 ore al giorno, ha guadagnato popolarità negli ultimi anni come metodo per perdere peso e migliorare la salute del cuore – ha spiegato l'autore principale dello studio, Victor Wenze Zhong, professore e capo del dipartimento di epidemiologia e biostatistica della Shanghai Jiao Tong University School of Medicine in Cina –. Tuttavia, gli effetti a lungo termine, come il rischio di morte per qualsiasi causa o per malattie cardiovascolari, non sono conosciuti".

A fargli eco anche Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e ordinario per chiara fama di Nefrologia all’Università degli Studi di Milano:

"Sappiamo che, oltre a far dimagrire, il digiuno intermittente migliora la sensibilità all’insulina e il metabolismo, riduce l’infiammazione, abbassa il colesterolo e la pressione del sangue in chi ce l’ha alta. Questi però sono gli effetti a breve termine: possono durare qualche mese, forse un anno. E poi?".

Lo studio

L'abstract della ricerca preliminare, che non è ancora stata sottoposta a revisione paritaria né pubblicata su alcuna rivista scientifica, è stato presentato lunedì a Chicago in occasione di una conferenza dell'American Heart Association. L'analisi si basa sui dati raccolti tra il 2003 e il 2018 dal Centers for Disease Control and Prevention su soggetti di almeno 20 anni (e con un'età media di 49 anni), che hanno completato due questionari. I partecipanti sono stati poi seguiti per un periodo mediano di 8 anni e un massimo di 17 anni.

"Siamo rimasti sorpresi nel constatare che le persone che seguivano un programma alimentare che limitava i pasti nell'arco di 8 ore avevano maggiori probabilità di morire per malattie cardiovascolari. Sebbene questo tipo di dieta si sia dimostrata popolare per i suoi potenziali benefici a breve termine, la nostra ricerca mostra chiaramente che, rispetto a un tipico intervallo di alimentazione da 12-16 ore al giorno, riservare una finestra più breve ai pasti non è associata a una vita più lunga", ha concluso Zhong.

Ecco i punti principali emersi:

Le persone che mangiavano tutto il cibo per meno di 8 ore al giorno avevano un rischio di morte per malattie cardiovascolari più alto del 91%.

L’aumento del rischio di morte cardiovascolare è stato osservato anche nelle persone che vivono con malattie cardiache o cancro.

Fra le persone con malattie cardiovascolari esistenti, una durata del pasto non inferiore a 8 ma inferiore a 10 ore al giorno era anche associata a un rischio maggiore del 66% di morte per malattie cardiache o ictus.

Il consumo di cibo limitato nel tempo non ha ridotto il rischio complessivo di morte per qualsiasi causa.
Una durata del pasto superiore a 16 ore al giorno è stata associata a un minor rischio di mortalità per cancro tra le persone affette da cancro.

Commenti
Veronica

Per aumentare rischio di morte per malattie cardiovascolari del 91% è indifferente quanto, e cosa, si mangi in quelle 8 ore? Credo sia meglio dare informazioni più complete, non solo le conclusioni.

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