Quella che avrebbe dovuto inaugurare una nuova stagione per l’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria si è trasformata in un caso nazionale.
La riforma del cosiddetto semestre “filtro”, pensato per rendere più equo e trasparente l’ingresso ai corsi di laurea, ha invece rivelato falle clamorose: fotografie delle prove scattate con il cellulare durante l’esame, auricolari nascosti, scambi di informazioni tra candidati e persino la possibilità che qualcuno abbia inviato le domande all’esterno per ottenere risposte in tempo reale – magari tramite strumenti di intelligenza artificiale.
Diffuse online foto del test d’ingresso a Medicina
L’episodio è così grave che lo stesso Ministero dell’Università, guidato da Anna Maria Bernini, ha recuperato dal web le immagini circolate durante la prova e le ha inoltrate agli atenei attraverso la Conferenza dei rettori.

In una nota, il dicastero ha chiarito che la violazione sarà perseguita e che potrebbe scattare l’annullamento dell’esame del candidato responsabile della diffusione, senza però compromettere l’intera procedura.
Un debutto claudicante
Il 20 novembre 2025 era una data cruciale per circa 55 mila aspiranti medici, impegnati nella prima selezione successiva alle lezioni del semestre “filtro”, seguito in presenza, a distanza o in modalità mista. Dalle verifiche ministeriali è emerso però che, mentre gli studenti svolgevano la prova, sui social iniziavano a comparire fotografie nitide delle domande, complete di codici identificativi.
Le immagini sono state condivise in gruppi privati e chat riservate, rendendo evidente che qualcuno era riuscito a introdurre il telefono in aula e a usarlo durante l’esame, nonostante il regolamento lo vietasse rigorosamente.
Possibili annullamenti
La fuga di immagini riguarda le prove di tutti i corsi: Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Secondo fonti del ministero, tutte le fotografie circolate saranno ora trasmesse agli atenei per consentire l’identificazione dei responsabili e un eventuale annullamento della prova individuale, come prevede il regolamento. Le violazioni, spiegano fonti accademiche, potranno portare all’annullamento dei singoli esami del candidato coinvolto – per esempio solo la prova di fisica o di biologia – e non dell’intero appello, che rimarrà valido per gli altri partecipanti.
La prova del 20 novembre prevedeva 93 quesiti complessivi – 31 per ciascuno dei tre esami – con domande a risposta multipla e a completamento, per un massimo di 31 punti e la possibilità della lode. Gli argomenti spaziavano dalla composizione dei cromosomi in biologia alla velocità di propagazione delle onde elettromagnetiche in fisica, fino al numero atomico degli elementi in chimica. I punteggi finali arriveranno entro il 3 dicembre 2025.
Come è stato possibile?
Nonostante la rigidità delle procedure di accesso, le irregolarità sono state possibili. In molti atenei, ogni studente doveva inserire giacche, borse, cellulari, smartwatch e qualunque dispositivo elettronico in un sacco di plastica giallo prima di entrare nel palazzo.
All’ingresso dell’aula d’esame veniva poi chiesto di svuotare le tasche, ma senza un controllo approfondito. La procedura, pur elaborata, non è riuscita a impedire che qualcuno riuscisse a introdurre il telefono in aula.
La prova della violazione è inequivocabile: nel pomeriggio sono iniziate a circolare immagini perfettamente leggibili dei fogli dei test, con le domande di biologia, fisica e chimica. I fogli erano numerati e venivano ritirati al termine dell’esame, il che dimostra che le foto sono state scattate durante la prova. Accanto alle immagini, non sono mancati scambi di messaggi in cui diversi studenti commentavano apertamente la facilità con cui era possibile copiare o far copiare, confermando un clima di irregolarità diffusa.
Il ministero corre ai ripari
Il Ministero dell’Università ora cerca di contenere i danni e ripristinare la legittimità del nuovo sistema di accesso. Mentre procede la ricostruzione di quanto accaduto, resta l’ombra su una riforma che ambiva a garantire equità e trasparenza, ma che nel suo esordio ha invece messo in luce falle organizzative e tecniche che rischiano di comprometterne la credibilità.