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Dietrofront della Procura di Padova sui figli delle mamme gay: "Decida la Corte Costituzionale"

Un cambio di passo accolto positivamente dalle famiglie arcobaleno che stanno lottando per non perdere il riconoscimento sui loro bimbi

Dietrofront della Procura di Padova sui figli delle mamme gay: "Decida la Corte Costituzionale"
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Dietrofront della Procura di Padova sull’impugnazione dei 33 atti di nascita di figli con due madri che, sul delicato tema della registrazione dei figli di famiglie arcobaleno, ha infatti aderito alla questione di incostituzionalità avanzata dai legali delle coppie omogenitoriali, ritenendo opportuno che la Consulta torni ad esprimersi sulla questione. Un cambio di approccio accolto in maniera estremamente positiva da questi genitori, in lotta per vedere i loro bimbi riconosciuti. Ma riavvolgiamo il nastro e vediamo le tappe di questa spinosa vicenda.

Famiglie Arcobaleno

Dietrofront della Procura di Padova: sui figli delle coppie omogenitoriali decida la Procura

La procura di Padova, in base al decreto del ministro Piantedosi, a giugno 2023 ha deciso di impugnare per “illegittimità” gli atti di nascita di 33 bambini e bambine, figli di coppie di due madri, registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 fino ad oggi. In quell’occasione, l’ex procuratrice Valeria Sanzani, che ha messo la firma sulle impugnazioni, ha chiesto la modifica del certificato di nascita attraverso la “cancellazione” del nome della madre non biologica e la “rettifica” del cognome attribuito alla figlia, tramite il depennamento di quello della “seconda mamma”.

“Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l’attuale normativa non posso fare altro”, aveva commentato Sanzani.

Inevitabilmente la mossa ha suscitato ire e paure fra questi genitori che rischiavano – nel caso degli individui della coppia senza legami “biologici” con i loro piccoli, di scomparire e, in caso di decesso del genitore biologico, di vederseli portare via.

Ora una nuova giravolta, sempre dalla Procura:

Il cambio di approccio della Procura è un fatto positivo ma restiamo convinti che quei ricorsi non andassero fatti nel rispetto della vita famigliare dei bambini e che il Tribunale di Padova a nostro avviso avrebbe già adesso gli strumenti per rigettare i ricorsi e confermare la correttezza dell’operato del Comune di Padova”, ha detto a Open Alessia Crocini, presidente della Famiglie Arcobaleno.

Alessia Crocini

Il nodo passa quindi alla Corte Costituzionale.

“Il fatto che la Procura abbia aderito a sollevare la questione di costituzionalità è rilevante, anche per il Tribunale. Io ho anche insistito molto sulla inammissibilità di questi procedimenti perché se il Tribunale dovesse ritenere che queste procedure sono tutte inammissibili, Consulta o non Consulta, potrebbe decidere che la questione si chiude qui”, spiega la legale Susanna Lollini, che difende due delle mamme padovane.

Un vuoto legislativo

Il tema reale rimane ancora una volta quello del vuoto legislativo sull’argomento, come riassunto da Crocini:

In sintesi, la Procura – ammettendo un vuoto legislativo – ha invitato i giudici a rinviare il caso alla Consulta affinché, quest’ultima, si pronunci sulla questione.

Va ricordato che Corte si è però espressa più volte sul bisogno di un intervento del Parlamento e di una legge per le famiglie omogenitoriali.

Il comune non si è fermato con le registrazioni

Nel frattempo Comune di Padova ha proseguito in questi mesi a registrare i figli di coppie omogenitoriali, nonostante l’impugnazione degli atti. Quattro coppie, l’ultimo caso risale a circa 40 giorni fa. A renderlo noto è stata l’Associazione Mamme Arcobaleno, che ha dato vita – davanti al Tribunale civile – ad un sit-in con bandiere e cartelli, dove sono stati inoltre letti a voce alta i nomi dei bambini di tutte le coppie di donne che dovranno comparire davanti ai giudici.

Il 14 novembre 2023, questi ultimi hanno solo ascoltato le parti, non hanno preso decisioni ed è possibile che il Tribunale voglia arrivare a sentenza una volta vagliate tutte le procedure di impugnazione firmate dall’ex procuratrice.

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