Uno per regione?

Cpr per migranti: dove sono e dove potrebbero sorgerne altri

Nel giro di due mesi, assicurano fonti dell’esecutivo, i Cpr saranno almeno uno per regione. Zaia: "Come svuotare l'oceano col cucchiaino"

Cpr per migranti: dove sono e dove potrebbero sorgerne altri
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Caldissimo il tema dei migranti che, nelle ultime ore, converge sui Cpr, sigla che indica i Centri di permanenza per i rimpatri. Il quadro generale, le soluzioni proposte dal governo Meloni e le reazioni delle regioni.

Migranti e la soluzione dei Cpr

Iniziamo con la spiegazione che il Viminale stesso fornisce dei Cpr:

"Nei Cpr sono trattenuti i cittadini stranieri destinatari di un provvedimento di espulsione o di respingimento, quando non è possibile eseguirne con immediatezza il rimpatrio a causa di situazioni transitorie. Nei Cpr possono essere inoltre trattenuti anche i migranti richiedenti asilo, ad esempio quando costituiscono un pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica, quando risultino condannati, anche con sentenza non definitiva, per gravi reati o percolo di fuga".

Nel Cdm di lunedì 18 settembre 2023, attraverso una misura inserita nel decreto Sud alla Camera, è scattato il via libera alla nuova strategia: nel giro di due mesi, assicurano fonti dell’esecutivo, i Cpr saranno almeno uno per regione: ad oggi sono 12 quelle sprovviste sul territorio italiano e saranno considerati di interesse nazionale per la sicurezza, selezionati tra le caserme dismesse in località scarsamente popolate, facilmente recintabili e sorvegliabili.

E’ stato inoltre deliberato di estendere a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il limite massimo di permanenza nei Cpr degli stranieri non richiedenti asilo. Per i richiedenti asilo il limite è 12 mesi.

L'INCHIESTA DI PIAZZAPULITA SUI CPR: VIOLENZE E PSICOFARMACI

I numeri attuali

"Attualmente – osservano al ministero dell’Interno– sono attivi dieci Cpr, in otto regioni, con una capienza teorica di 1.338 posti, di cui 619 sono effettivamente utilizzabili: la rimanente parte non è disponibile soprattutto in ragione dei danneggiamenti".

A oggi in realtà i Cpr sono presenti in sette Regioni e sono nove (perché Torino è inutilizzabile)

  • Bari e Brindisi in Puglia
  • Trapani e Caltanissetta in Sicilia
  • Roma nel Lazio
  • Potenza in Basilicata
  • Gradisca d'Isonzo in Friuli Venezia Giulia
  • Milano in Lombardia
  • Macomer in Sardegna

Tra gli obiettivi c’è anche ristrutturare le strutture esistenti per recuperare tutti i posti.  All’appello dunque mancano ancora 12 Regioni: Veneto, Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Calabria, Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Umbria, Molise e Val d’Aosta. Qui dovrebbero sorgere i Cpr, con un raddoppio per la Lombardia. Totale 22, massimo, 23. Sarebbero costruiti "in zone scarsamente popolate e facilmente sorvegliabili", probabilmente in ex caserme, carceri, aeroporti dismessi.

L’allestimento sarà affidato al Genio militare, il presidio alla polizia. I servizi saranno dati tramite bando ai privati, responsabili del rapporto con i migranti trattenuti e del funzionamento del centro. Nell’ultima manovra stanziati 42,5 milioni in tre anni.

Il ministro Piantedosi non ha dubbi:

“Dobbiamo garantire un maggior numero di espulsioni: ce lo chiede l’Europa. Nessuna violazione di diritti, la possibilità di portare a 18 mesi il trattenimento è prevista dalla normativa europea. Ci sono già 10 Cpr, uno è in manutenzione (619 posti in funzione su 1.338 potenziali ndr), introdotti con la legge Turco-Napolitano”.

Le critiche (anche degli alleati)

Il presidente della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, solleva dei dubbi: la modifica del termine di trattenimento nei Cpr potrebbe violare i diritti della persona, riconosciuti dalla Costituzione, se

“Le condizioni di custodia avranno un carattere detentivo invece che di accoglienza. Tutto dipenderà dai limiti che verranno imposti rispetto alla possibilità di movimento e uscita. I Cpr devono essere luoghi in cui stare, non essere reclusi. Il rischio di una linea non iper restrittiva è però che molti prendano altre vie, si manifesta dunque l’inutilità dei centri. La finalità dei Cpr dovrebbe essere l’accertamento delle condizioni per il rilascio del diritto di asilo. Mi chiedo quindi se non possano essere accelerate le procedure di controllo che renderebbero inutile la misura di questo massimo di detenzione nei centri”.

Levate di scudi e perplessità anche a livello cittadino e regionale.

“Siamo all’ennesimo slogan – la posizione del sindaco di Firenze, Dario Nardella -. Dopo i porti chiusi e il blocco delle Ong. Protrarre da 12 a 18 mesi la permanenza nei Cpr non significa risolvere il problema dell’immigrazione irregolare che delinque. Semmai pone un problema di rispetto dei principi costituzionali”.

Da Bologna, sulla medesima linea, il collega Matteo Lepore:

“I Cpr sono la dimostrazione che i rimpatri non si possono fare perché si allunga la permanenza in centri che in realtà sono carceri. Si vuole far diventare la questione un problema di ordine pubblico”.

Anche per la giunta di Torino i Cpr non servono: “Ci vogliono hub di smistamento diffusi su tutto il territorio nazionale nei quali accogliere le persone in maniera dignitosa”.

Tranciante, sul tema, anche il commento del presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia:

“Su un Cpr in Veneto io non ho mai parlato con nessuno. Noi non siamo stati contattati. I numeri confermano la preoccupazione che avevo posto a inizio estate, che saremmo andati incontro al doppio di arrivi di migranti rispetto all'anno scorso, con tutti gli annessi e connessi. Solo l'8,3% di 200mila avrà lo status di rifugiato. Almeno 150mila sono migranti economici, che non hanno titolo di richiedere alcuna protezione in Italia, perché non scappano da fame e morte. Così rischiamo di rubare letti a chi ne ha diritto. È come pretendere di svuotare l’oceano con un cucchiaino”.

Luca Zaia, presidente di Regione Veneto

Dalla Toscana Eugenio Giani ribadisce: “Non darò l’ok a nessun Cpr. Il problema è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori”. Dall’Emilia Romagna Stefano Bonaccini: “I grandi hub hanno fallito, inutile girarci attorno”. Nelle Marche si prende tempo: “Ora non c’è l’esigenza”.

Stoccata alla premier anche dal suo alleato Matteo Salvini, secondo il leader leghista

“Passiamo il tempo a redistribuire ma il processo va bloccato a monte”.

Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini

Il leader 5S Giuseppe Conte: “Il blocco navale è una presa in giro ma non possiamo nemmeno dare accoglienza a tutti”. E il dem Andrea Orlando tuona: “Stiamo misurando lo scarto tra la propaganda e la realtà”.

I numeri

Sono 141.201 i migranti in accoglienza: 5.696 negli hotspot, 100.734 nei Cas, 34.771 nei Sai (dati aggiornati al 15 settembre 2023). La regione che ospita il maggior numero di persone è la Lombardia (17.455), quindi la Sicilia (14.788). Nei 9 Cpr ci sono 592 persone.

Da Palazzo Chigi fanno sapere che Meloni andrà a Porto Empedocle, dopo la denuncia del sindaco:

“Siamo arrivati a ospitare 2mila migranti in una struttura per il transito di 250 persone. Abbiamo assistito a condizioni disumane: niente cibo né acqua sotto il sole, con donne e bimbi che si sono sentiti male e con liti per un pezzo di pane”.

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