Ecco perché

Covid, nemmeno Burioni ha paura di una possibile quarta ondata in autunno

Fra l'efficienza vaccinale e la buona copertura di immunizzati (seppure con diverse lacune), il prof vede un futuro quasi roseo.

Covid, nemmeno Burioni ha paura di una possibile quarta ondata in autunno
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Ci ha abituati a grande prudenza, stavolta invece il noto virologo Roberto Burioni apre a un cauto ottimismo rispetto all'impatto che, nei prossimi mesi, il Covid dovrebbe avere nel nostro quotidiano.

"La protezione dei vaccini anti-Covid attuali contro la malattia grave è solida, prima di parlare di una quarta dose aggiornata per tutti bisogna avere i dati che funzioni meglio. I vaccini e la tecnologia a mRna che ci sta dietro sono stati una sorpresa inimmaginabile. Ancora oggi mi sorprendo della loro efficacia e sicurezza, per esempio negli anziani su cui non sempre i vaccini funzionano bene. Per questo mi sento di dire che in autunno il virus non ci sorprenderà", così il professore ordinario di Virologia al San Raffaele di Milano, ben lungi dal mostrarsi preoccupato per il futuro prossimo.

Cauto ottimismo di Burioni per l'autunno

Il Covid, ormai alla vigilia della terza estate di convivenza, nella stagione calda fa meno paura. Il discorso cambia quando si inizia a pensare all'autunno. Il virologo Fabrizio Pregliasco, per esempio, ha parlato di un’ondata autunnale "di oltre 20 milioni di contagi".

Atteggiamento più rilassato da parte di Burioni, che ci va con i piedi di piombo anche in relazione all'opportunità, o meno, di sdoganare la quarta dose, invitando ad approfondire dati che realmente ne confermino l’utilità, e soprattutto per quali varianti:

"La situazione è variabile. In Sudafrica sono apparse due sotto varianti, Omicron 4 e 5, che sembrano prendere il sopravvento e potrebbero reinfettare di più."

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Roberto Burioni

Entusiasmo verso i vaccini mRna

Il prof. - che non ha mai smesso di invitare i cittadini a terminare il percorso di immunizzazione contro il Covid, assicurandosi tutte e tre le dosi - torna anche sui grandi progressi scientifici rilevabili nella nuova tecnica messa in campo:

"Una volta per produrre i vaccini si davano degli ordini a delle cellule in dei bioreattori perché producessero anticorpi: ora si possono dare direttamente alle cellule dei pazienti. Basta produrre l’mRna, ovvero l’ordine con la proteina del virus così che venga riconosciuta dal sistema immunitario. Esserci riusciti in maniera sicura apre una nuovo mondo".

L’altra ragione di ottimismo di Burioni riguarda lo spettro delle nuove varianti:

"Intanto bisogna distinguere tra due immunità: una breve contro l’infezione e una lunga contro la malattia grave. Non avremo mai l’immunità di gregge, posto che possa esistere per un virus . Ma ora un cauto ottimismo può venire anche dall’improbabilità che, nella situazione attuale, il virus tiri fuori una variante totalmente inaspettata".

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