MISSIONE SOSPETTA

Cos'erano veramente venuti a fare i militari russi a Bergamo allo scoppio dell'emergenza Covid?

Dietro quella missione umanitari tanti dubbi. A distanza di ormai due anni troppe cose non tornano.

Cos'erano veramente venuti a fare i militari russi a Bergamo allo scoppio dell'emergenza Covid?
Pubblicato:
Aggiornato:

Cos'erano veramente venuti a fare i militari russi a Bergamo allo scoppio dell'emergenza Covid?

Una domanda inquietante tra dubbi e sospetti degni di un'avvincente spy story. Tutti elementi degni di un romanzo o di un film mozzafiato o ad alta tensione, se dietro non ci fosse comunque una delle pagine più drammatiche della nostra storia più recente.

Cos'erano veramente venuti a fare i militari russi a Bergamo allo scoppio dell'emergenza Covid?

Fatto sta che la domanda, in questi ultimi tempi, sta iniziando a ricorrere sempre più insistentemente. Più di qualcuno non ci vede chiaro e probabilmente ora, a emergenza pandemica ormai conclusa, vuole (o vorrebbe) andare un po' più a fondo della vicenda.

Anche perché la la missione dei militari russi durante l’emergenza Covid è costata all'Italia tre milioni di euro in due mesi.

Covid, operazione di spionaggio militare o spedizione umanitaria?

In tanti sono convinti che dietro quella spedizione militare ci sia stato sotto ben altro. Spionaggio militare appunto e non certo una lodevole e tempestiva azione di aiuto umanitario.

Ad alimentare questi sospetti e l'alone di mistero sull'intera vicenda c'è anche il "giallo" dei 100 militari russi in più nell’elenco consegnato alle autorità del nostro Paese, nelle documentazioni tra l'ambasciata russa e la Farnesina.

A non tornare sono infatti i numeri (230 persone invece che 130) e la composizione (la maggior parte soldati invece che medici) di quella "spedizione".

Emergenza Covid, dove andarono quelle 230 persone...

Secondo le documentazioni in possesso del Copasir, il Comitato di controllo sull'attività dei Servizi segreti, i russi entrarono nell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, in una decine di Rsa per anziani e infine all’ospedale Covid allestito presso la fiera di Bergamo dagli Alpini.

Secondo quanto sta emergendo, avrebbero voluto andare anche in altri edifici pubblici, ma vennero "fermati" dai nostri vertici dello Stato Maggiore e dai vertici del Comitato tecnico scientifico.

Una missione dai tanti punti oscuri

In realtà, la vicenda è caratterizzata da tanti punti oscuri. Tantissimi uomini giunti in Italia, ma nelle strutture, specie nelle Rsa ad esempio, se ne vedevano entrare al massimo tre e vi rimanevano praticamente tutto il giorno.

Ufficialmente impegnati nelle operazioni di sanificazione che vennero anche immortalate dai Tg. Ma il sospetto è che i russi volessero "andare altrove".

E infatti, gli altri uomini della spedizione dove erano? Che facevano?

Un altro mistero, i continui voli sulla tratta Russia-Italia

Un altro mistero riguarda i voli autorizzati praticamente ogni giorno da Mosca all'Italia. Un'agenda "piena" dal 22 marzo al 15 aprile.

Anche in questo caso con una motivazione ufficiale: consegnare dispositivi medici, dispositivi di protezione, sanificatori, tute.

Ma, fatte le debite proporzioni, nella documentazione agli atti, di quel materiale ne è arrivato "poco" rispetto all'operazione logistica ed economica messa in piedi: 521.800 mascherine, 30 ventilatori polmonari, 1.000 tute protettive, 2 macchine per analisi di tamponi, 10mila tamponi veloci e 100mila tamponi normali.

"Conte torni a riferire al Copasir"

Una vicenda dunque dove di chiaro pare esserci ben poco. Per questo, Italia Viva (con Matteo Renzi in prima linea), Forza Italia, + Europa e Pd chiedono ora che l'ex premier Giuseppe Conte torni a riferire al Copasir.

Una richiesta che è stata avanzata anche nei confronti dell'ex numero uno del Dis (il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Gennaro Vecchione.

Seguici sui nostri canali