Coscioni, aborto impossibile in 31 ospedali: 100% obiettori
Presentati i dati su un campione di 180 strutture in tutto il Paese. L'amarezza delle ricercatrici: "L'aborto è un servizio medico, non una caccia al tesoro".
Aborto impossibile in molti ospedali italiani. A cercare di smuovere l'opinione pubblica è ancora l'associazione Luca Coscioni: su un campione di 180 strutture sono 31 quelle che hanno il 100% di obiettori.
Insomma, il dato di fatto che sembrerebbe emergere è che in alcune realtà del Paese è impossibile abortire, con una riflessione ancor più allarmante: quella legata ai rischi per l'incolumità delle persone per via degli aborti clandestini. Tanto che l'associazione ha mandato in questi giorni una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza e al ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Aborto in Italia, impossibile in molte zone
Secondo il report prodotto dall'associazione sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie in Italia con il 100% di obiettori di coscienza per medici ginecologi, anestesisti, infermieri o Oss.
Sono poi quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.
Un'indagine a campione che però dà l'idea della situazione in Italia.
E' quanto emerge dall’indagine aggiornata "Mai Dati"' condotta appunto su oltre 180 strutture da Chiara Lalli, docente di Storia della medicina, e Sonia Montegiove, informatica e giornalista, presentata alla Camera in occasione dei 44 anni dall’entrata in vigore della legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza.
Aborto, legge mal applicata o ignorata
Nella fattispecie, dalla relazione dell'associazione, da sempre impegnata in battaglie sui diritti civili, è emerso come avere un quadro chiaro dell'applicazione della legge non sia facile.
A spiegarlo è stata Filomena Gallo, avvocato e segretario nazionale dell’associazione:
"Una cosa è chiara: la legge 194 è ancora mal applicata o addirittura ignorata in molte aree del nostro Paese. Per questo abbiamo chiesto ai ministri Speranza e Cartabia che i dati sull’applicazione della legge 194 siano i più precisi possibili: in formato aperto, di qualità, aggiornati e non aggregati".
Le richieste dell'associazione
Nella lettera ai due ministri l'associazione ha avanzato poi altre richieste precise:
- che si sappia quanti sono i non obiettori che eseguono le interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) e gli operatori che le eseguono dopo il primo trimestre
- che tutte le regioni offrano realmente la possibilità di eseguire le Ivg farmacologiche in regime ambulatoriale
- che venga inserito nei Livelli essenziali di assistenza un indicatore rappresentativo della effettiva possibilità di accedere alla Ivg in ciascuna regione;
- che la relazione ministeriale venga presentata ogni anno nel rispetto dell’articolo 16 della stessa 194
In attesa di risposte dal Governo, le redattrici del documento hanno osservato amaramente:
"Non basta conoscere la percentuale media degli obiettori per regione per sapere se l'accesso all'Ivg è davvero garantito in una determinata struttura sanitaria. Perché ottenere un aborto è un servizio medico e non può essere una caccia al tesoro".