Cosa rischia l'uomo che ha ucciso l'orsa Amarena (e che oggi è sotto scorta)
Il 56enne (che ha detto di aver sparato per paura) è barricato in casa. Cosa prevede il Codice penale per l'uccisione di animali (e nello specifico degli orsi)
L'uccisione dell'orsa Amarena ha suscitato parecchie reazioni in tutta Italia. L'uomo che ha sparato con il suo fucile, un 56enne di San Benedetto dei Marsi, è stato oggetto di minacce di morte e da qualche giorno vive sotto scorta. Ma cosa rischia a livello penale per quanto accaduto?
L'uomo che ha ucciso l'orsa Amarena vive sotto scorta
La morte dell'orsa Amarena - un vero e proprio esempio di convivenza tra uomo e plantigradi - ha colpito tutta Italia, suscitando molte reazioni indignate. Il 56enne che ha sparato all'animale nella notte tre giovedì 31 agosto e venerdì 1 settembre 2023 - che ha spiegato successivamente di aver sparato per spaventare l'animale perché impaurito a sua volta, senza l'intenzione di uccidere - è stato oggetto nelle ore successive all'episodio di numerose minacce di morte (nei suoi confronti e verso la famiglia), che ha denunciato presso i Carabinieri.
Tanto che per questioni di sicurezza e ordine pubblico, da un paio di giorni vive sotto scorta, preferendo comunque non uscire di casa per evitare tensioni e aggressioni.
Morte orsa Amarena: cosa rischia l'uomo che ha sparato
Intanto la Procura di Avezzano ha aperto un fascicolo di inchiesta nei suoi confronti. Ma cosa rischia effettivamente?
L'articolo 544 bis del Codice penale, relativo all'uccisione di animali, recita così:.
"Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni".
Raramente, però, viene applicato il massimo della pena e dunque lo scenario ipotizzato da Dante Caserta, responsabile legale e vicepresidente di Wwf Italia, citato dal Messaggero, potrebbe essere applicare l'articolo 30 della legge 157 di tutela della fauna:
"L'arresto da tre mesi ad un anno e l'ammenda da euro 1.032,00 a euro 6.197,00 per chi abbatte, cattura o detiene esemplari di orso, stambecco, camoscio d'Abruzzo, muflone sardo".
In questo caso, il condannato può chiedere di applicare l'oblazione, estinguendo il reato attraverso il pagamento di metà della sanzione massima.
A far propendere per queste ipotesi un caso risalente al settembre 2014 a Pettorano sul Gizio (L'Aquila), dove un 67enne aveva ucciso un orso che aveva attaccato il suo pollaio. Assolto in primo grado, fu condannato in Appello (con conferma in Cassazione) al pagamento di una multa da tremila euro.
Poi dopo ci sarà la vera pena dal tribunale del popolo e consiglio a questo omuncolo di andare ad abitare in sud africa