LA POLEMICA

Coro di no per Zelensky a Sanremo 2023: Grillo, Conte, Salvini, Volo, Gasparri, Calenda, Sgarbi, Ovadia, Freccero

Il previsto intervento di due minuti durante la finale del festival sembra aver dato fastidio a una platea trasversale

Coro di no per Zelensky a Sanremo 2023: Grillo, Conte, Salvini, Volo, Gasparri, Calenda, Sgarbi, Ovadia, Freccero
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Due minuti di messaggio preregistrato, dopo la mezzanotte di sabato 11 febbraio e prima che vengano annunciati i vincitori di Sanremo 2023. Questo sarà l'intervento del premier ucraino Volodymyr Zelensky alla finale del Festival della canzone italiana.

Un'ospitata per sensibilizzare le coscienze, affinché (a maggior ragione in questo gelido inverno) non venga mai dimenticata la tragedia del popolo ucraino, che però sembra aver dato fastidio a una platea trasversale.

Coro di no per Zelensky a Sanremo 2023

E mentre s'aggiungono una dopo l'altra le prese di distanza dall'opportunità di far parlare Zelensky dal palco dell'Ariston (anche se virtualmente), si dice stupito Bruno Vespa, che per conto della Rai aveva portato di persona al premier ucraino l'invito ufficiale, quando si era recato a Kiev a intervistarlo poche settimane fa (in copertina).

"Non capisco francamente tutto questo rumore per un breve intervento di Zelensky al Festival di Sanremo. Al Festival hanno partecipato alte personalità della politica internazionale e sono stati trattati tutti i temi sociali, anche scabrosi e controversi. Zelensky è stato ospite ai festival di Cannes e Venezia, oltre che ai Golden Globes, e mi dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio per salvare la libertà del proprio popolo da una pesantissima aggressione".

Che dire d'altro?

"Gli ho chiesto di essere presente con un messaggio registrato. Deve essere un messaggio di pace e andrà in onda nella serata del sabato dopo le 28 esibizioni dei cantanti in gara. Comprendo e non mi meraviglio che il suo intervento possa dividere, ma tutte le guerre sono orribili e abbiamo il dovere di non dimenticarlo".

Così anche il direttore artistico e conduttore del Festival, Amadeus, ha dato un taglio alle polemiche.

Il premier ucraino all'Ariston: c'è chi dice no

Ma veniamo comunque all'elenco dei contestatori.

C'è Beppe Grillo, ad esempio, che sul suo blog ha ospitato l'intervento del diplomatico Torquato Cardilli, molto critico sulla partecipazione di Zelensky a Sanremo ("Puro spettacolo"). Sulla stessa linea anche il leader del M5S, Giuseppe Conte:

"Non credo che sia così necessario avere Zelensky in un contesto così leggero come quello di Sanremo".

Poi il ministro delle Infrastrutture e vicepremier, Matteo Salvini:

"Zelensky? Non so come canta, ho altre preferenze... Quello che spero è che la guerra finisca il prima possibile e poi che il palcoscenico della città dei fiori rimanga riservato alla musica".

Sono cose che personalmente fatico a capire, capisco l’attenzione però mi sembra anche un po’ la spettacolarizzazione di un qualcosa". Così a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, lo scrittore e conduttore Fabio Volo.

Come lui la pensa il vicepresidente della Camera Maurizio Gasparri, che ha detto di trovare "sorprendente l’accostamento tra i balletti e le canzoni di Sanremo con l’aggressione all’Ucraina", ma anche il leader di Azione Carlo Calenda:

"Ci sono pochi dubbi sulla nostra linea di sostegno all’Ucraina. Ritengo tuttavia un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un paese in guerra", ha scritto in un tweet.

Vittorio Sgarbi, oggi sottosegretario alla Cultura:

"Zelensky farebbe bene a non partecipare al Festival di Sanremo, per non essere utilizzato come una “Velina” da Amadeus".

Infine Franco Cardini, Ugo Mattei, Carlo Freccero, Joseph Halevi e Moni Ovadia e altri intellettuali addirittura manifesteranno in piazza a Sanremo, proprio l’11 febbraio, contro l'intervento di Zelensky:

"Non si può spettacolarizzare la guerra. Tanto meno in un programma che ospita canzoni e che è visto in tutto il mondo".

Chi difende invece la scelta di ospitare Zelensky

Ma non è solo un coro di no.

Contro i contestatori ad esempio Luigi Di Maio su Instagram:

"Io credo che sia un bene che si racconti, ovunque, ciò che la Russia sta facendo al popolo ucraino. E dando spazio alle loro istituzioni, non si alimenta la retorica di guerra, bensì si denuncia un disastro umanitario nel cuore dell’Europa, con 5 milioni di profughi e quasi 1200 bambini morti o feriti. Le polemiche sulla par condicio a Sanremo sono una tradizione. Ma mai avrei immaginato che potessero investire Zelensky, Capo di Stato di una nazione invasa e con il suo popolo ancora sotto le bombe. C’è chi parla di equilibrio. Insomma far intervenire a Sanremo anche chi li sta bombardando? Vladimir Putin in persona magari".

Infine il comico Luca Bizzarri:

"Però dai, colpo è colpo. Al netto di tutto. Infatti non si parla d’altro (prima regola del Manuale del Festival)".

Perché è giusto ascoltare Zelensky a Sanremo

Sul Corriere della Sera, il giornalista Aldo Cazzullo interviene sull'argomento di Zelensky a Sanremo, rispondendo ad un utente che gli chiede:

"Caro Aldo, come il salariato aspetta il fine settimana per recuperare le forze, così l’intero Paese aspetta Sanremo per allontanare le brutte notizie per una settimana. E concentrarsi sui nuovi emergenti, vecchie glorie che tornano e un Amadeus scacciapensieri. Ora sembra che a turbare un intero popolo da questa terapia distensiva ci sia l’intervento di Zelensky. Sono contrario: Zelensky intervenga in un tg o in un talk, ma non a Sanremo, dove un tema così duro come quello della guerra finirebbe per banalizzare le canzoni e viceversa. La leggerezza dell’Ariston per molti è una prestazione sanitaria antistress a cui sono abituati. Lei che ne pensa?".

Questa la risposta di Cazzullo, favorevole all'intervento del presidente ucraino durante il Festival di Sanremo:

"Caro Livio, Non sono d’accordo con lei. È un anno che Zelensky appare ai telegiornali, e la sua voce arriva agli italiani sempre più attutita. Pare quasi che la guerra sia un suo capriccio, che se non ci fosse l’ostinazione di Zelensky e dei duri del suo esercito la guerra sarebbe già finita. In realtà, senza il presidente e senza le armi — comprese quelle fornite dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e in minor misura dai Paesi dell’Unione europea —, Putin si sarebbe preso metà Ucraina, e avrebbe messo un suo fantoccio a governare l’altra metà. Per questo Zelensky va ascoltato. Aprire al suo racconto, alla sua testimonianza della resistenza di un popolo aggredito, una platea vasta come quella di Sanremo, consentirà al grande pubblico di riflettere su quel che accade sui confini orientali del nostro continente. (Il gancio per il collegamento c’è già: la vittoria dell’Ucraina all’Eurovision Song). Siamo un Paese provinciale, ripiegato su se stesso, immerso in un continuo revival. Ci commuoviamo giustamente per le persone che se ne vanno, ascoltiamo in un misto di sgomento e di curiosità il racconto delle loro malattie, ci crogioliamo nel 'come eravamo'; e fatichiamo a renderci conto del mondo che cambia, non amiamo confrontarci con ciò che scompagina le nostre abitudini. Il riscaldamento del pianeta? Un’ubbia da 'gretini'. La guerra in Ucraina? Colpa dell’ostinazione di Zelensky. Magari fosse tutto così semplice".

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