Condanna esemplare per un uomo che aggredì un medico e lo umiliò: "Sei un moscerino sulla mia Porsche"
I giudici non hanno concesso alcuna attenuante: "Nessun rispetto per chi si prodiga". Un anno di reclusione e 18mila euro di risarcimento
"Nessun rispetto per chi si prodiga".
Questa, in sintesi, la motivazione che ha spinto i giudici del Tribunale di Milano ad infliggere una pena esemplare ad un uomo che aveva aggredito un medico del Pronto Soccorso dell’istituto clinico "Città Studi". Un anno e un mese di reclusione oltre a 18mila euro di risarcimento. E' evidente che con questa severa sentenza le toghe hanno mandato un segnale preciso contro la continua escalation di aggressioni a medici e infermieri.
Pena esemplare per aver aggredito un medico: un anno di reclusione e 18mila di risarcimento
Il 46enne italiano condannato, il 15 settembre 2017, aveva preso a pugni un medico del Pronto Soccorso milanese. L'uomo aveva rovesciato una scrivania e colpito con un pugno il dottore.
Un atteggiamento violento e arrogante: dopo aver detto al dottore "stia attento che la faccio trasferire a Lampedusa" aveva preso a lanciare pugni contro di lui. Schivati i primi, il sanitario si era riparato dietro la propria scrivania, ma il figlio della paziente l’aveva rovesciata scagliandosi contro il medico, strappandogli il camice e centrandolo in particolare con un pugno in faccia costatogli un trauma cranico, un grosso ematoma appena sotto l’occhio, e 10 giorni di prognosi. Non contento, di fronte all’arrivo del superiore del medico, aveva quasi aggredito anche lui al grido di "tu sei come un moscerino sul parabrezza della mia Porsche".
Una condanna, peraltro, non soltanto per l’evidente reato di "lesioni volontarie", ma anche per il reato di "interruzione di pubblico servizio", integrato dal fatto che l’aggressione costrinse il sanitario a farsi sostituire da un collega nelle visite dei pazienti e causò così per mezz’ora la paralisi dell’attività del servizio di emergenza.
Il processo e la condanna
Nel processo — dove il medico si è costituito parte civile con l’avvocato Nicola Brigida e l’ospedale con il legale Paolo Veneziani — l’imputato ha provato a minimizzare la dinamica dell’accaduto, per il quale è stato condannato a risarcire 10.000 euro al dottore e 8.000 all’ospedale.
Tutte attenuanti che prima la VI sezione del Tribunale di Milano, poi la II Corte d’Appello e adesso la V sezione di Cassazione hanno respinto:
"Ragioni assolutamente evanescenti del perpetrare violenza fisica ai danni di un sanitario di turno all’interno di un Pronto Soccorso: intemperanza davvero altamente stigmatizzabile, che non si ritiene possa essere minimamente emendata o anche solo resa meno rimproverabile dallo stato di apprensione per la parente malata, visto che la sofferenza e l’ansia, che ovviamente connotano il vissuto di ogni soggetto che si trovi al capezzale di un congiunto gravemente malato in un reparto di emergenza, impongono rispetto per le altrui e comuni pene. E ancor maggior rispetto per l’operato di chi, ogni giorno con abnegazione, si prodiga in condizioni notoriamente ostiche in reparti sanitari di massima delicatezza ed urgenza".