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Concorsi pubblici 2022, le nuove regole: cosa cambia da luglio

Prove scritte e orali, lingua straniera e registrazione al portale le novità più importanti.

Concorsi pubblici 2022, le nuove regole: cosa cambia da luglio
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Cambiano le regole per i concorsi pubblici 2022. Dall'1 luglio, infatti, sarà operativa la riforma per le selezioni dei lavoratori del pubblico impiego, che fa parte del pacchetto compreso nel Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza).

Concorsi pubblici 2022: cosa cambia da luglio

La prima grande novità è che per partecipare ai concorsi pubblici sarà obbligatorio essere registrati al portale   inPA.gov.it, che sarà utilizzato anche per individuare le commissioni d'esame e per il conferimento di incarichi nell'ambito del Pnrr.

L'obbligo di iscrizione al portale attualmente è  previsto solo per le amministrazioni centrali, ma in un secondo momento verrà esteso anche per i lavori presso le regioni e gli altri enti locali. Le modalità verranno rese note con un apposito decreto del ministro per la Pubblica amministrazione.

Il portale governativo sarà inoltre utilizzato anche per favorire la mobilità interna nell'ambito della pubblica amministrazione.

Prove e lingua straniera

Per tutti sarà poi obbligatorio sostenere una prova scritta e una orale, nelle quali bisognerà dimostrare di conoscere almeno una lingua straniera. 

 Attitudini, carattere e social

Sarà poi potenziato il valore dell'assessment, avvicinando dunque i concorsi pubblici alle selezioni del personale nelle realtà private. A concorrere alla valutazione del candidato non saranno dunque soltanto le competenze tecniche, ma il giudizio si baserà anche sulle attitudini e le caratteristiche caratteriali.   

Al vaglio c'è anche la stesura di un codice per il "corretto utilizzo delle tecnologie informatiche e dei mezzi di informazione e social media", anche per "tutelare l'immagine della pubblica amministrazione".


L'obiettivo della riforma è - come ha spiegato il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta -  riportare il numero di dipendenti pubblici, tra cinque anni, a quota 4 milioni, contro i 3,2 milioni attuali, e abbassare di 5-6 anni l'età media, ora sopra i 50 anni.

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