DIBATTITO APERTO

Con la pandemia abbiamo scoperto lo smart working: buona pratica da mantenere o tegola per il commercio?

Riduce inquinamento, traffico e consumi, al di là della comodità che molto spesso non inficia affatto l'efficienza sul lavoro. Ma al tempo stesso il lavoro agile è accusato di svuotare le città e uccidere ristorazione e pubblici esercizi.

Con la pandemia abbiamo scoperto lo smart working: buona pratica da mantenere o tegola per il commercio?
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Cosa ci hanno lasciato questi due anni di pandemia, soprattutto in relazione allo smart working? Tanti mega uffici vuoti... realizzati quando il concetto di "in presenza" era il Verbo. Nel frattempo, col Covid, siamo diventati maestri delle videoriunioni in Zoom o Meet, ma soprattutto abbiamo imparato ad apprezzare i vantaggi del lavoro agile da casa. Magari non sempre... ma gettare alle ortiche quanto di buono scoperto sinora sarebbe assurdo, soprattutto con un occhio alla riduzione di inquinamento, traffico e consumi, al di là della comodità che molto spesso non inficia affatto l'efficienza sul lavoro.

Il tema è comunque dibattuto, perché al tempo stesso lo smart working è accusato di svuotare le città e uccidere il commercio e i settori di ristorazione e pubblici esercizi.

Lo smart working svuota le città e uccide il commercio?

Del resto, l'allarme non più tardi di un mese fa era arrivato proprio dalla Confcommercio di Milano guardando gli uffici e i palazzi soprattutto di City Life, la nuova e versatile architettonica area green-commerciale e dei servizi, tra il palazzo della Regione e la stazione Garibaldi:

"Lo smart working è uno dei principali motivi del vuoto delle grandi città come Milano durante la settimana, prova ne è la spinta dei consumi e l'affollamento del centro nei weekend".

Era stato questo lo spunto di riflessione proposto dal segretario generale di Confcommercio Milano, Marco Barbieri.

Una situazione raccontata in questi giorni anche da Prima Milano che ha concentrato la sua attenzione proprio sulla fine dello stato di emergenza a fine marzo, ma di fatto sul proseguimento della modalità in smart working.

Di fronte a una città che, dopo la fase più emergenziale della pandemia, cerca la ripartenza, sotto la lente era finita appunto l'assenza dei lavoratori che hanno sempre "popolato" il centro.

La richiesta di Confcommercio

Da qui la richiesta di aprire un tavolo di confronto con le istituzioni, le parti sociali, le forze produttive "per unire le idee e trovare soluzioni condivise".

L'obiettivo secondo appunto la fotografia scattata dall'associazione è "creare un nuovo modello organizzativo che sfrutti le potenzialità dello smart working per rivitalizzare una città che si era posizionata a livello globale come punto di riferimento dell'accoglienza e dell'attrattività".

Del resto, in questi mesi non sono mancate anche le polemiche sulla "resa" dei lavoratori impegnati da casa.

L'effetto smart working: dal traffico al commercio

Come detto, nonostante la fine dello stato emergenziale, molte realtà sia pubbliche che private hanno mantenuto, seppur in versione ridotta, l'opzione smart working, con la possibilità di lavorare da casa tra gli otto e i dieci giorni al mese.

L'effetto che potrebbe apparire più positivo potrebbe essere quello legato a traffico e inquinamento. In molti hanno notato come molte arterie non risentano più delle "congestioni" che le hanno interessate per anni.

Ma la riflessione è più ampia. Senza lavoratori e con gli uffici vuoti sono tanti i settori che "piangono". Bar, ristoranti, fast food, tavole calde, ma anche palestre, centri estetici, parrucchieri. E ancora anche altri settori del commercio.

Anche trasporto pubblico e mercato immobiliare ne risentono

La ricaduta è anche sul trasporto pubblico. Senza pendolari evidentemente sono minori anche le entrate. E infine a risentirne è anche il mercato immobiliare. "Svuotati" molti uffici, alcune sedi risultano ora sovradimensionati e potrebbero non aver ragion d'essere.

Dunque anche il mercato immobiliare potrebbe pagar presto le conseguenze dello smart working. Ma non solo quello dei servizi. Tanti studenti e lavoratori ad esempio sono tornati al sud. E vengono a Milano solo quando necessario.

Un problema dei giorni nostri, ma non solo a Milano

Il problema, pur enfatizzato nella città della Madonnina, non riguarda solo Milano. Anche a Roma, Napoli e in altre città di medie dimensioni da nord a sud si fanno gli stessi ragionamenti.

Così come all'estero. Lo smart working sta rivoluzionando il mercato immobiliare e i prezzi al consumo di New York. Ma anche a Londra e in altre Capitali europee il dibattito è aperto.

Se la pandemia non avrà una sesta ondata, il dibattito sarà trasversale non solo in Italia.

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