sacerdoti e vaccini

La Chiesa No vax (sommersa) che rema contro Papa Francesco

Da monsignor Viganò a don Giorgio Ghio, l'universo antivaccinista della chiesa conta migliaia di adepti tra sacerdoti e fedeli.

La Chiesa  No vax (sommersa) che rema contro Papa Francesco
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Papa Francesco ha definito vaccinarsi "un atto d'amore". Ma all'interno della Chiesa cattolica non tutti sono d'accordo con il Pontefice. Anzi, c'è una vasta schiera di sacerdoti - di ogni ordine e grado - No vax. A partire da monsignor  Carlo Maria Viganò, arcivescovo ed ex nunzio apostolico negli Usa, oramai assurto al ruolo di "vate" degli antivaccinisti, protagonista proprio in questi giorni di un diverbio televisivo che ha fatto il giro d'Italia.

La Chiesa No vax (sommersa)

A svelare il vasto universo No vax all'interno della Chiesa è un'inchiesta di Tpi, di cui si è occupata durante la trasmissione di martedì 9 novembre 2021 anche Cartabianca su Rai 3.

Uno dei principali volti del fronte antivaccinista è senza dubbio don Giorgio Ghio, sacerdote responsabile della chiesa di San Giuseppe a Capo le Case, nel rione Colonna, a Roma, che negli ultimi mesi - anche grazie alle suo omelie No vax - ha visto accrescere il numero di fedeli presenti alle celebrazioni.

"Il vaccino anti-Covid va contro la morale perché è un farmaco che è stato prodotto e testato su cellule che hanno avuto a che fare con feti abortiti nel novecento", sostiene don Giorgio, che ovviamente consiglia ai suoi fedeli le cure con invermectina, idrossiclorochina e antibiotici.

Le parole di monsignor Viganò

Ha fatto poi scalpore l'intervento di monsignor Viganò a Di martedì.

"In tutte la parti del mondo in cui vige la psico-pandemia il popolo scende nelle piazze a manifesta il proprio dissenso. I media di regime tacciono. Uccidevano deliberatamente i contagiati per farci accettare mascherine, lockdown e coprifuoco".

Un intervento che ha suscitato la reazione di Bruno Vespa, ospite in studio, che ha tagliato corto con un eloquente "Che Dio lo perdoni".

Il caso bergamasco

In provincia di Bergamo aveva invece fatto scalpore il caso di tre sacerdoti che raccoglievano fondi per pagare i tamponi ai fedeli non vaccinati. Un'iniziativa che aveva suscitato anche la reazione della Curia orobica.

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