La strategia difensiva

Chiara Ferragni fa ricorso contro la multa per il pandoro: cosa sostiene l'influencer e cosa può succedere ora

"In nessun caso è stato rappresentato che l’acquirente avrebbe partecipato alla donazione con il suo acquisto"

Chiara Ferragni fa ricorso contro la multa per il pandoro: cosa sostiene l'influencer e cosa può succedere ora
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Lo aveva annunciato e lo ha fatto. Chiara Ferragni ha deciso di impugnare la multa da un milione di euro da parte dell'Antitrust sul caso pandoro. La decisione arriva poche ore dopo la comunicazione che anche Balocco ha deciso di ricorrere contro il provvedimento. Ma cosa sostiene l'influencer? E cosa succede ora?

Chiara Ferragni fa ricorso sul caso pandoro

La vicenda oramai la conoscono tutti. Dopo l'esplosione del caso pandoro Balocco, Chiara Ferragni è stata iscritta nel registro degli indagati a Milano per truffa aggravata. Ora, dopo settimane di silenzio, ecco emergere la strategia difensiva dell'influencer.

Nelle 34 pagine di ricorso al Tar, Chiara Ferragni definisce le multe ricevute (675mila euro a Tbs Crew e 400mila a La Fenice) "sproporzionate rispetto alla gravità e alla durata della condotta".

Ma soprattutto, il passaggio chiave è un altro:

"In nessun caso è stato rappresentato che l’acquirente avrebbe partecipato alla donazione con il suo acquisto e che la differenza di prezzo tra l’edizione limitata del pandoro “Pink Christmas” e il pandoro tradizionale Balocco sarebbe stata destinata a tale iniziativa benefica".

Quanti pandori Chiara Ferragni sono stati venduti

Nelle pieghe del ricorso spuntano anche i dati di vendita dei pandori "Pink Christmas", griffati Ferragni.

"Balocco ha comunicato a Fenice che solo 286.422 prodotti hanno raggiunto il consumatore finale, rispetto a 356.782 prodotti distribuiti ai rivenditori. Quindi sono stati donati 50.000 euro a fronte di ricavi che si stimano pari ad euro 234.000, ossia il 25% del ricavato".

Nel ricorso poi si ricorda come la donazione di 50mila euro non prevedesse alcun criterio di correlazione con le vendite.

La donazione anticipata e la "pubblicità" all'ospedale

Un altro punto del contendere è il fatto che i soldi siano stati versati prima (ma, come detto, non c'era correlazione con le vendite). Secondo i legali di Ferragni il motivo sta nella volontà di garantire il prima possibile all’ospedale Regina Margherita di Torino le risorse per avviare le procedure pubblicistiche di acquisto del macchinario.

Inoltre, nel documento, i legali dell'influencer spiegano che la loro assistita ha dato all'ospedale piemontese "una visibilità gratuitamente apportata, con la ripetuta menzione dell’ospedale nei post e nelle stories che ha procurato all’ospedale una indubbia visibilità".

Quasi come dire, "vi ho fatto pure un favore gratis".

Cosa può succedere ora

Il ricorso era pressoché scontato (e anche anticipato). Insieme c'è anche quello di Balocco, che ha spiegato in una nota che "la società è determinata a dimostrare anche dinanzi al Tar del Lazio di aver operato correttamente e confida nel fatto che il provvedimento verrà annullato".

Qui stiamo parlando della multa di Agcm, dunque, e non del procedimento penale (che riguarda anche le uova di Pasqua Giochi Preziosi e lambisce pure altre iniziative benefiche), che invece fa storia a sé.

Se il ricorso verrà accolto la multa sarà annullata. Va ricordato, inoltre, che all'indomani del deflagrare dello scandalo, Ferragni aveva donato un milione di euro al Regina Margherita di Torino.

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