Chi non ha capito nulla del film "Il ragazzo dai pantaloni rosa" contro bullismo e omofobia
A Roma una proiezione è stata costellata di insulti da studenti in platea. A Treviso contro la pellicola sono insorti addirittura genitori (accontentati dalla preside)
Durante la prima proiezione del film "Il ragazzo dai pantaloni rosa", presentato alla Festa del Cinema di Roma e tratto dal romanzo autobiografico di Teresa Manes - madre di Andrea Spezzacatena, giovane vittima suicida di bullismo - si sono udite in sala, ben chiare, una serie di frasi di stampo omofobo pronunciate da alcuni giovani.
La pellicola, avrebbe dovuto essere mostrata anche ad alcuni studenti di una media di Treviso. Ma i genitori si sono opposti, temendo che la visione potesse creare "influssi negativi sui figli".
E viene da pensare, inevitabilmente, a quello che per Leonardo Calcina, 15enne suicida a Senigallia, provincia di Ancona, perché vittima di bulli, possa essere stato un vero e proprio martirio.
I genitori di una superiore a Treviso si oppongono alla visione de "Il ragazzo coi pantaloni rosa"
Il film in questione ripercorre la storia di Andrea, studente quindicenne del liceo Cavour di Roma, suicidatosi nel 2012 a causa delle continue vessazioni subite per il suo abbigliamento, raccontata nella pellicola diretta da Margherita Ferri, con Claudia Pandolfi e il giovane Samuele Carrino nel ruolo del protagonista.
Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma il 24 ottobre 2024. Durante l'anteprima del film a Roma, nella sezione Alice nella città dedicata ai giovani, alcuni studenti hanno disturbato la proiezione con insulti omofobi, tra cui espressioni pesantemente offensive.
La reazione degli studenti ha suscitato diverse polemiche, ma a far discutere in questi giorni è anche la decisione di una scuola media di Treviso di non far partecipare gli studenti alla visione del film.
Come racconta Prima Treviso, gli studenti della scuola media Augusto Serena avrebbero dovuto vedere il film lunedì 4 novembre 2024 presso una sala del cinema Edera di Treviso. Ma alcuni genitori si sono opposti, preoccupati che la visione potesse avere “influssi negativi” sui figli. La preside dell'istituto Anna Durigon ha allora annullato la prenotazione della sala sospendendo temporaneamente l'iniziativa, tuttavia ha precisato che la proiezione è stata solo rimandata per consentire una visione preliminare agli insegnanti, che valuteranno se il film sia adatto ai ragazzi.
Tuttavia, non tutti i genitori sono d'accordo con la decisione della scuola, tra questi anche Luigi Calesso:
"Nei giorni scorsi ai genitori delle ragazze e dei ragazzi della classe frequentata da mia figlia era stata comunicata la partecipazione alla proiezione del 4 novembre: ieri è stato, invece, comunicato che l’iniziativa è “temporaneamente sospesa. Mi pare che la proiezione di un film sul bullismo risponda quanto mai alle esigenze educative delle nostre figlie e dei nostri figli in un tempo in cui il fenomeno in questione non pare certo attenuarsi, anzi evidenzia una netta recrudescenza, come dimostrano, purtroppo, anche tante cronache della nostra città. Spero che l’istituto ritorni alla decisione iniziale e le ragazze e i ragazzi possano partecipare all’iniziativa che, tra l’altro, ha un carattere nazionale, a conferma della sua importanza e della sua utilità".
Sulla questione si è esposto anche il sindaco di Treviso, Mario Conte, che ha proposto di riorganizzare la visione del film, considerandola un'opportunità importante per sensibilizzare la comunità su temi come l'omofobia e il bullismo.
“Evitare di confrontarsi con queste problematiche”, ha dichiarato il primo cittadino, “non è la soluzione. Omofobia, depressione e suicidi sono drammi molto attuali nella nostra società.”
Il dolore della madre di Andrea
Inevitabile il doppio dolore, per Teresa Manes, madre di Andrea e autrice del libro a cui è ispirato il film, che ha espresso sdegno per gli insulti in sala durante la proiezione romana dell'opera, ricordando quanto sia importante affrontare l'omofobia, un problema che, a suo avviso, continua a persistere in Italia:
"Quanto accaduto il 24 mattina ad "Alice nella città" dà la misura dei tempi che viviamo.
Un gruppo di studenti, accompagnati( e sottolineo accompagnati) alla proiezione del film IlRagazzoDaiPantaloniRosa, ha pensato male di disturbarne la visione, lanciando dalle poltrone su cui si erano accomodati parole pesanti come macigni. Froxio, Ma quando s'ammaxxa, Gay di mxxxa sono solo alcuni degli insulti rivolti a mio figlio. Ancora oggi, 12 anni dopo. Ancora oggi, anche se morto. Ma in quel contesto, anch'esso educativo, chi ha fallito è stato quell'adulto, incapace di gestire la situazione e rimettere ordine, probabilmente non avendo avuto tempo o voglia di preparare la platea dei partecipanti. venendo, comunque, meno all'esercizio del ruolo che ricopre. Si parla di educare all' empatia e ci si mostra incapaci di farlo, permettendo di calpestare in modo impietoso la memoria di chi non c'è più e, soprattutto, un' attività di sensibilizzazione collettiva, portata avanti da chi ci crede ostinatamente. Mi piacerebbe che chi continua a negare l'omofobia in questo Paese prendesse spunto da quanto accaduto per rivedere il proprio pensiero e regolare il proprio agito. Perché la parola non è un concetto vuoto. La parola è viva ed uccide. Io, di certo, non mi piego. Anzi, continuerò più forte di prima. Mio figlio non c'è più ma l'omofobia a quanto pare si!".
Leonardo e Andrea: due vicende sempre più simili
Era il 2012. Andrea Spezzacatena aveva appena compiuto 15 anni quando decise di togliersi la vita. Era un ragazzo apparentemente solare, il suicidio rimase senza spiegazione finché sua madre, dopo la sua morte, entrò nel suo profilo Facebook ricostruendo l’inferno che suo figlio stava passando tra atti di bullismo e cyberbullismo a scuola.
Oggetto di vessazione il modo di vestire del ragazzino e le sue presunte inclinazioni sessuali.
"Femminuccia". Così i bulli, secondo i racconti di altri due genitori, quelli di Leonardo Calcina, morto suicida, anche lui a 15 anni, tormentavano il figlio. La madre teme "che ci siano dei video o delle foto, che abbiano fatto girare sul web o che minacciavano di diffondere, e che Leonardo venisse bullizzato anche fuori dall’ambiente scolastico. Alcuni studenti hanno confermato che anche all’uscita veniva perseguitato".
Una compagna di Leo, avrebbe confermato:
"Lo prendevano in giro per il suo cognome che finisce con la “a” e gli dicevano “sei una femminuccia”.
Botte sui genitali, pizzicotti, insulti irripetibili. Anche in questo caso riferiti a una presunta (e mai confermata) omosessualità di Leonardo, che aveva anche una fidanzatina in classe.
In attesa che la Procura accerti eventuali responsabilità, emergerebbe sempre lo stesso fil rouge. Sempre la stessa miseria. Come Andrea. Verrebbe da dire.