Case Green: sì dal Parlamento europeo, dal 2030 solo edifici a emissioni zero
Il Parlamento europeo ha approvato l'accordo: voti contrari da FdI e Lega. Ma il panico intorno a questa misura è davvero giustificato?
Nuovo capitolo sulle Case Green: il Parlamento europeo ha approvato l'accordo della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia (EPBD) con 370 voti a favore, 199 contrari e 46 astenuti. Nel pratico si introducono nuove misure per realizzare un parco immobiliare climaticamente neutro entro il 2050.
L'accordo è stato sostenuto dalla maggioranza degli eurodeputati Popolari, Liberali, Socialisti, Verdi e Sinistra e una quota di Non Iscritti. Favorevoli M5S (Non Iscritti), Pd (S&D), Italia Viva (Renew) e i tre italiani dei Verdi/Ale (Rosa D'Amato, Piernicola Pedicini, Ignazio Corrao).
A votare compatti contro l'accordo solo gli eurodeputati di Ecr - di cui fa parte Fratelli d'Italia della premier Giorgia Meloni - e Identità e Democrazia - di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini. Fra i contrari anche Fabio Massimo Castaldo (Azione).
Il leader del Carroccio, da sempre contrario, ha tuonato: "Ennesima follia europea".
Ennesima FOLLIA europea.
Grazie all’impegno della Lega e del gruppo ID, erano già state fermate alcune delle eco-follie volute dai burocrati, ma non è bastato.
La nostra battaglia continua: serve un cambio di rotta per rivedere la direttiva, mandando a casa le sinistre e… pic.twitter.com/sUHusajLi8— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 12, 2024
Cerchiamo di approfondire il tema oltre gli slogan politici. Ha davvero senso tutto questo panico?
Case Green: via libera dei Parlamento europeo
Lo scopo della revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia - spiega il Parlamento europeo - è di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.
Iniziamo dunque da questo tema: la sostenibilità. Secondo i dati della Commissione europea, gli edifici sono responsabili di circa il 40% del consumo totale di energia in Europa e di un terzo di tutte le emissioni di gas serra del settore energetico.
Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico. Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028.
I rischi per la salute
E' giusto che i cittadini abbiano chiaro il quadro di cosa comporta avere edifici altamente inquinanti per la loro salute e come i consumi legati ad alloggi vetusti incidano sull'aspettativa di vita, come ha recentemente chiarito Legambiente con il consueto report sulla qualità dell'aria.
L’obiettivo è di aiutare i paesi membri a far sì che gli immobili siano più comodi, meno dispendiosi, riducendo l’uso di fonti fossili, combattendo la povertà energetica e l’aria inquinata, nelle nostre case come nelle nostre città.
Per l'irlandese Ciarán Cuffe (Verdi/Ale), relatore, la direttiva sulle prestazioni energetiche nell'edilizia
"Mostra chiaramente come la politica climatica possa avere benefici reali e immediati per le fasce di popolazione più vulnerabili della nostra società. Questa legge contribuirà a ridurre le bollette energetiche e ad affrontare le cause profonde della povertà energetica, offrendo nel contempo migliaia di posti di lavoro locali di alta qualità in tutta l'economia europea. Nonostante la direttiva sia il pezzo finale del più grande puzzle che è il ‘Pronti per il 55%’, ciò non ne diminuisce l’importanza. Contrastando il 36% delle emissioni di Co2 dell'Europa, aggiunge un pilastro assolutamente essenziale al Green Deal europeo. Il risultato di oggi dimostra che il Parlamento continua a sostenere un Green Deal che garantisca, nella stessa misura, equità e ambizione".
Gli obiettivi
Tra gli obiettivi figurano anche la ristrutturazione di un maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori e una migliore diffusione delle informazioni sul rendimento energetico. Secondo la nuova normativa, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030. Inoltre, i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028.
Gli Stati membri potranno tenere conto, nel calcolare le emissioni, del potenziale impatto sul riscaldamento globale del corso del ciclo di vita di un edificio, inclusi la produzione e lo smaltimento dei prodotti da costruzione utilizzati per realizzarlo. Per gli edifici residenziali, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.
In base alla nuova direttiva, gli Stati membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Se tecnicamente ed economicamente fattibile, i Paesi membri dovranno garantire l'installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.
Gli Stati membri dovranno spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento eliminando, gradualmente, i combustibili fossili nel riscaldamento e nel raffreddamento entro il 2040. A partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.
I (tanti) casi esenti
Potranno essere esentati immobili sottoposti a vincolo puntuale o a vincolo di area, immobili religiosi, edifici agricoli, immobili temporanei, le seconde case utilizzate per meno di quattro mesi all’anno, gli immobili della difesa e quelli sotto i 50 metri quadri.
I Paesi membri possono inoltre decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico.
L'accordo dovrà ora essere confermato dai governi nazionali per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni più tardi.
I fondi e l'autonomia: i criteri affidati ai singoli Stati
La Commissione europea stima che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare, ovvero 152 miliardi di euro di investimenti all'anno in più rispetto alle risorse attuali. Non sono previsti finanziamenti dedicati, ma i Paesi potranno attingere ai fondi Ue per sostenere la svolta: tra questi, il Fondo sociale per il clima, il Recovery fund e i Fondi di sviluppo regionale.
Iniziamo dunque a chiarire che dei sostegni per aiutare le famiglie in questo passaggio esistono.
Altro dettaglio importante: gli Stati hanno due anni di tempo per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia per indicare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi. A conferma dell'autonomia di ogni Paese d'azione sul tema.
Spetterebbe ai Governi nazionali decidere quali sanzioni applicare. Sanzioni che si aggiungerebbero all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma. Ergo: l’unica perdita a cui si va incontro è quella di valore di un immobile vecchio e costoso da mantenere. Nulla che già non accada secondo le leggi del mercato immobiliare. Vale di più, a parità di posizione e metratura, una casa degli anni ’50 non ristrutturata o una casa del 2020? La risposta è evidente e di certo non scopriamo l’acqua calda.
E per chi già si immagina scenari apocalittici dove l’Ue pretenderebbe di mettere mano al prezioso patrimonio storico italiano, ecco un’altra rassicurazione:
“La stessa definizione di immobile storico sarà demandata ai singoli Paesi membri, e non intendiamo chiedere di abolire leggi che attualmente proteggono i centri storici. In ogni caso, i monumenti non sono coperti dalla direttiva. Pertanto, non sono previsti requisiti per i monumenti nazionali", aveva chiarito L'Europa.
E tutti gli immobili occupati illegalmente da marmaglia varia nostrana e non, sono già a posto? Qualcuno andrà a verificare? O a dover sborsare sarà solo la gente onesta e per bene?